02 Febbraio 2024
Architetture veneziane
Diceva Tacito : " Feminis lugere honestum est, viris meminisse " (conviene alle donne piangere,agli uomini ricordare). Quindi, trattenendo le lacrime, cerchiamo di ricostruire la storia di quelle terre. In una recente trasmissione di Porta a Porta, le vittime italiane di una spietata pulizia etnica sono state etichettate come " sfollati", con l'evidente esercizio di una volontà manipolativa, con l'uso di un termine così vergognosamente riduttivo di una colossale tragedia, che ha coinvolto 350.000 italiani. Altrettanto indegna fu la dichiarazione dell'ex Presidente Francesco Cossiga : " Tito l'ho conosciuto e dico che era un grande uomo; bisognerebbe ricordare agli italiani di Trieste che fu il IX corpus dell'armata jugoslava che li liberò dal terrore tedesco". Evidentemente la pensava allo stesso modo l'attrice italiana Sofia Loren, che , quando ritenne di " comunisteggiare", accettò l'invito per una crociera sul lussuoso panfilo del Maresciallo Tito, che, come dichiarato dall'Avv. Gianni Agnelli, " viveva come un satrapo orientale, mentre il suo popolo moriva di fame". Come sempre, comunque, bisogna evitare di congelare l'analisi ad un periodo storico, ovvero al ventennio fascista, cercando così di cristallizzare le categorie del Bene e del Male. Non si può dimenticare che la sponda orientale dell'Adriatico fu romana dal II secolo a.c. e che vestigia imperiali arricchiscono ancora oggi i bei territori dell'Istria. Sotto Augusto venne costruita a Pola la grande arena da 22.000 posti a sedere. A Spalato è evidente e ben sopravvissuta nel tempo la struttura del meraviglioso Palazzo di Diocleziano, che , con le su mura, delimita il centro storico della città. L' imperatore romano era proprio originario di quei luoghi. Dopo la caduta dell' impero, Istria e Dalmazia passarono sotto il controllo di Bisanzio. Ma è solo fra il VI ed il VII secolo che si crearono i primi nuclei slavi, probabilmente giunti in quelle terre al seguito degli Avari. Gli slavi per sfuggire alle razzie di Bulgari e Bizantini, che li usavano come schiavi, si spostarono verso l'Adriatico. Va ricordato il termine veneto " sciavo" e la veneziana " Riva degli Schiavoni". Va detto che erano totalmente analfabeti, assolutamente privi di una reale organizzazione sociale e non avevano una religione. Vennero accolti dagli abitanti di quelle terre come " bassa manovalanza". Tale flusso aumentò, in particolare , dopo la battaglia di Kosovo Polije del 1389; molti slavi, per sfuggire alle pressioni dei turchi, andarono a cercare rifugio nei territori della Serenissima. Indiscutibilmente i componenti dell'etnia veneto latina avevano il controllo dei commerci, delle costruzioni navali ed il monopolio delle attività intellettuali, oltre che del nobile mestiere delle armi. Importantissimo all'epoca era anche il commercio del sale, che serviva per la conservazione degli alimenti. Oggi, forse, la stessa importanza è rivestita dal gas e dal petrolio. Non si può nemmeno dimenticare che Capodistria diede sei dogi alla Serenissima. Fino a tutto il 1700, tutte le carte geografiche indicavano tutto l'Adriatico come " Golfo di Venezia". Del resto le meravigliose architetture veneziane, che ancora oggi sono presenti, in Croazia e Montengro, ne sono ampia testimonianza. Oltre alle bellezze paesaggistiche e del mare, sono solo tali architetture che riescono a far superare l'orrore estetico delle costruzioni del periodo comunista. Se poi rimanesse qualche dubbio, questo può essere sgombrato dal fatto che, ancora oggi, la lingua veneta è compresa e parlata su tutto il litorale orientale. Peraltro il grande linguista e patriota italiano Niccolò Tommaseo ( 1802 - 1874 ) era originario di Sebenico, nell'attuale Croazia. Molto cambiò con la Rivoluzione Francese. Napoleone, entrando a Venezia, si preoccupò di affondare il Bucintoro, la nave simbolo dello splendore della Serenissima, poi nel 1797, con il Trattato di Campoformio, la cedette all'Austria. Nel 1860 , con la proclamazione del Regno d'Italia, vi fu un gran fervore per il ricongiungimento di Venezia e della Dalmazia. L'Austria era perfettamente conscia dell'importanza dell'etnia italiana e cercò di osteggiarla. Altro passaggio storico fondamentale fu il 24 giugno del 1866, con la Battaglia di Custoza, che lasciò incerti gli italiani. Un forte aiuto arrivò dalla Prussia che a Sadowa, il 3 luglio, battè gli austriaci. Per evitare il peggio, l'Austria era disponibile a cedere il Veneto ai francesi, che poi l'avrebbero passato agli italiani. Ma Vittorio Emanuele II respinse orgogliosamente la proposta di Francesco Giuseppe. In seguito altro momento cruciale fu la Battaglia di Lissa fra l'ammiraglio Persano e quello austriaco Tegetthoff, che, con ardito schieramento a cuneo delle sue navi, sfondò le linee italiane, affondando la Re d'Italia e la Palestro, due delle maggiori corazzate. Dopo la Battaglia di Lissa, Venezia diventò parte del Regno d'Italia, ma veneti ed istriani- dalmati vennero divisi. A quel punto gli austriaci iniziarono a vendicarsi degli italiani e cominciarono a fomentare gli slavi contro gli italiani , infatti nelle amministrazioni pubbliche fecero assumere solo slavi e nei registri di battesimo iniziò la storpiatura dei cognomi latini e veneti, attribuendo suffissi slavi. Si arriva quindi alla Prima Guerra Mondiale. L'Italia con il Patto di Londra del 26 aprile del 1915, grazie agli accordi con l' Intesa, si era assicurata Trento, Trieste e la Dalmazia. Nel 1919 venne negato parte di quanto concordato, in sostanza gli italiani furono raggirati da volgari truffatori. Del resto, solo una settimana dopo del Patto di Londra, i francesi, in accordo con i russi, sostennero la creazione di un Comitato composto da nazionalisti serbi, croati e sloveni, che sarebbe stato il germoglio per l'artificiosa creazione della Jugoslavia, nata appositamente per sostenere un 'avversario slavo, dopo quello austriaco e quindi contenere le ambizioni dell'Italia nell'Adriatico. Del resto le democrazie non si curarono spesso dei patti. Gli arabi lo sperimentarono sulla propria pelle. Dopo essersi ribellati agli ottomani, con la promessa dell'indipendenza, vennero raggirati dagli anglo sionisti. Comunque all'epoca del Patto di Londra, il Ministro degli Esteri era Sidney Sonnino, che per molteplici motivi personali, era più preoccupato di inchinarsi agli interessi anglo francesi che alla tutela di quelli italiani. In seguito, il 12 settembre del 1919 vi fu l'occupazione di Fiume da parte di D'Annunzio e dei suoi legionari. Ma il presidente americano Wilson era più interessato a favorire gli slavi ed, infatti, boicottò le rivendicazioni italiane su Fiume e Dalmazia , con volgari ricatti di carattere economico. Difatti Wilson ben rappresentava gli interessi dei rapaci capitalisti americani ed anche se aveva enunciato il famoso principio di autodeterminazione dei popoli, dimostrò nei fatti che alcuni popoli sono liberi di autodeterminarsi ed altri no. Perchè gli americani favorirono gli slavi? Lo scopo evidente era quello di contrastare ed abbattere la forza di Germania ed Italia, quali grandi custodi delle tradizioni europee. A quel punto l'Itlia non potè che rilevare l'opposizione dei vecchi alleati. Furono chiarissime le parole scritte da D'Annunzio sul Popolo d'Italia il 6/8/1919 : " Voltiamo le spalle all' Occidente che non ci ama e non ci vuole e che è diventato un'immensa banca giudaica, al servizio della spietata plutocrazia transatlantica". Quanto al nefasto ruolo svolto dall'Alta Finanza Internazionale, Pio XI, rincarò la dose nell'Enciclica Quadragesimo Anno,pubblicata il 15 maggio del 1931, scagliandosi senza mezzi termini contro " la dispotica padronanza dell'economia nelle mani di pochi, che sovente non sono neppure proprietari, ma solo depositari ed amministratori del capitale, di cui, però essi dispongono a loro grado e piacimento". Ma a questo punto diventa anche ovvia la domanda : " perchè gli americani entrarono nella Prima Guerra Mondiale ? ". Fu di fatto un semplicissimo " scambio merci" dopo la Battaglia dello Jutland , nella quale l'Inghilterra uscì pesantemente sconfitta dalla marina tedesca, inferiore di numero, ma molto ben condotta. Gli inglesi stavano per firmare la pace separata , nonostante gli accordi con gli alleati lo impedissero. In sostanza, l'uomo d'affari e politico ebreo americano, Bernard Baruch (1870 - 1965) offrì agli inglesi l'intervento americano, in cambio della famosa " Dichiarazione Balfour" , che serviva a favorire una dimora nazionale per il popolo ebraico, in sostanza il primo germoglio per la creazione dello stato di Israele. Poi si arriva al ventennio fascista e qui gli storici " politicamente corretti" iniziano a " leccarsi i baffi", pensando di far ricadere tutte le colpe dei tragici accadimenti su azioni italiane di quel periodo, tralasciando, molto spesso, in modo scandalosamente manipolatorio, la storia dei secoli precedenti. Indiscutibile, ad esempio, che Mussolini fece addestrare gli ustascia croati di Ante Pavelic; peraltro molti di loro vennero massacrati dai titini nei boschi al confine con l'Austria, sul finire della guerra. Analoga sorte toccò ai Cosacchi di Von Pannwitz, ovvero quei russi bianchi che non cessarono mai di combattere il bolscevismo ed arrivarono per difendere i confini orientali, contro lo sfondamento dei titini. Quando ormai le sorti della guerra erano ormai be definite, essi si consegnarono agli inglesi, dietro promessa di aver salva la vita. Gli inglesi, in " barba " a tutte le leggi di guerra, li consegnarono ai russi, che fucilarono subito tutti gli ufficiali e mandarono gli altri, inclusi donne, vecchi e bambini, nei gulag in Siberia. Alcune madri, con i figli in braccio, pur di non consegnarsi ai sovietici, si suicidarono, gettandosi nelle gelide acque del fiume Drava. Comunque già allora si evidenziò quella ferocia balcanica, alimentata da odio razziale, divisioni ideologiche e religiose, che poi abbiamo ritrovato anche in tempi più recenti. Purtroppo anche cattolici ed ortodossi se le diedero " di santa ragione". Ad ogni modo, anche se agli storici " politicamente corretti" fa " il contropelo" ricordarlo, in quelle terre, gli italiani, su preciso ordine di Mussolini e dei suoi generali, strapparono, dalle mani dei tedeschi , migliaia di ebrei e li fecero fuggire in spagna ed in Turchia. In quella direzione fu precisissima e ben nota l'attività dell'allora Governatore della dalmazia, Bastianini, già brillante Ambasciatore a Londra, che infatti venne definito da Ribbentropp " ebreo ad honorem". Nell'ottobre del 1943 fu la Wermacht a difendere Gorizia,Trieste,Pola,Fiume e Zara dalla invasione slavo comunista. I titini vennero abbondantemente riforniti di armi dagli anglo americani, grazie anche all'aiuto di Badoglio. Dopo l' 8 settembre del 1943, la sorte degli italiani di Istria,Fiume e Dalmazia fu segnata ed iniziò quell'esodo che portò 350.000 italiani a lasciare le loro case, non potendo portare più di 50 kg di effetti personali, 20.000 lire per il capofamiglia e 5.000 lire a testa per ogni famigliare. Gli uomini della X Mas , che dopo l'8 settembre, non si fecero disarmare dai tedeschi, sfidandoli armi in pugno a difesa del Tricolore, continuarono strenuamente a diffendere i nostri connazionali, contrattacando ripetutamente i titini, pur in palese inferiorità numerica. Ad esempio nella difesa di Gorizia pagarono un prezzo altissimo in perdite umane. Fu proprio fra il settembre e l'ottobre del 1943 e la primavera del 1945 che avvenne la spaventosa tragedia delle foibe, senza dimenticare gli annegati in mare con la pietra al collo e le operazioni individuali, mirate, di pulizia etnica. NON VENNERO UCCISI " FASCISTI" MA ITALIANI IN QUANTO TALI. Con il Trattato di Pace, firmato a Parigi, il 10 febbraio del 1947, l'Italia dovette accettare tutte le pesanti condizioni delle potenze vincitrici. Venne sancita la cessione di buona parte della Venezia Giulia alla Jugoslavia di Tito e venne attuata la creazione del Territorio di Trieste (T.L.T.) , diviso i due zone. La zona A sotto l'amministrazione militare anglo americana e la zona B sotto l'amministrazione militare jugoslava. Solo il 5 ottobre del 1954 venne firmato a Londra il Memorandum di Intesa fra Italia, Jugoslavia, Gran Bretagna e Stati Uniti e Trieste tornò libera,ma tutta l'area, i villaggi e le frazioni del Comune di Muggia, che erano prima sotto la zona B, finirono sotto le autorità jugoslave. Il 10novembre del 1975, ad Osimo venne firmato il vergognoso trattato che riconosceva la rinuncia della sovranita' italiana sulla zona B, con l'avvallo dell'allora Ministro degli Esteri, Mariano Rumor, e del Presidente del Consiglio, Aldo Moro. Nonostante le vivaci proteste delle associazioni degli esuli, il Trattato di Osimo venne ratificato dal Parlamento ed entrò in vigore il 3 aprile del 1977, con la benedizione del proconsole Usa a Roma e quindi grazie alla longa manus americana, che voleva mantenere a tutti i costi le divisioni a carico dell'Europa, ben definite a Yalta. La Slovenia, mai esistita prima, e la Croazia, creata dagli italiani nel 1941, avevano bisogno per entrare nella Comunità Europea. L'Italia cosa fece? Assolutamente nulla! In sostanza il governo italiano firmò e non chiese nulla il cambio, trascurando le genti istriano dalmate, che avevano scelto in massa l'esilio, perchè rimanere italiani era il loro bene più prezioso. E' mlto interessante considerare anche la ricostruzione effettuata dagli storici che contestano o minimizzano sia la tragedia delle foibe che degli esuli. Il filo conduttore di tutti è sottolineare la responsabilità del fascismo e la deportazione di sloveni e croati, in quanto partigiani titini, ed una forma di razzismo anti slavo, che loro giudicano caratteristico di quelle terre. Sono sicuramente innegabilii campi di concentramento di Visco e Gonars, in Friuli, di Melada e Kampor, in Damazia, di Renicci, Monito,Chiesanuova,Alatri,Sdraussina e Fossalon di Grado. Sicuramente la mancanza di cibo e medicinali ed il sovraffollamento fecero centinaia di vittime a Gonars ed in particolare sull'isola di Arbe. Alcuni storici stimano 500 morti a Gonars e 1500 a Kampor. Vengono accusati i generali italiani Roatta e Ribotti di aver avuto " la mano pesante", ma sorvolano sul fatto che già negli anni venti erano nati e cresciuti movimenti irredentisti di matrice slava, come il T.I.G.R., l'Orjuna e Borba, volti a rimettere in discussione i confini e cercare di annettere Trieste,Gorizia,l'Istria, Fiume e zara nel nuovo Regno di Jugoslavia. L'Orjuna, in particolare, fece molti attentati all'interno della Venezia Giulia, vedi ad esempio pag 11 del volume " Istria,Fiume e Dalmazia - cenni storici " di Guido Rumici, a cura dell'Associazione Nazionale Venezia, Giulia e Dalmazia. Ovviamente viene sempre ampiamente ricordata la indiscutibile tragedia della Risiera di San Sabba, nella quale morirono, per mano tedesca, 3.000 persone, dei quali circa 1.200 ebrei. Ma non viene mai rammentato che gli ebrei furono spesso vittime di " fuoco amico", ovvero della delazione di loro simili. Ad esempio a Trieste fu tristemente famoso Mauro Grini, alia " Dott. Manzoni", che fece arrestare centinaia di ebrei, come lui, alcuni sostengono ben 800, e non mancò mai di depredarli dei loro beni ( vedi Roberto Curci " Traditori e traditi" nella Trieste nazista" , Ed. Il Mulino, Bologna 2015 e l'articolo di Gualtiero Tramballi " Il Kapò di Trieste", pubblicato su Epoca il 10/3/1976 ). Gli storici preoccupati di difendere i titini, evidentemente sulla base di un'analoga matrice ideologica, dimenticano sovente anche i feroci bombardamenti anglo americani su Zara, ben 54 incursioni, che la distrussero completamente. A causa di quei bombardamenti morì il 10% della popolazione cittadina ed un'altro 10% perì, dopo la ritirata dei tedeschi, quando entrarono i titini che uccisero e deportarono. La terribile polizia segreta titina, l'Ozna, operò attivamente per seminare il terrore fra gli italiani. Durante la discussione del Trattato di Parigi, del febbraio 1947, vi fu il tristemente noto attentato di Vergarolla, nel quale le esplosioni fecero strage di 65 civili italiani, che stavano semplicemente trascorrendo una giornata in spiaggia. Sconvolgenti i racconti dei sopravvissuti che riferirono del mare rosso di sangue, di membra dilaniate sparse sulla spiaggia e dei gabbiani che strappavano brandelli di carne dai corpi delle povere vittime. La maggior parte degli storici ormai concorda nell'attribuire la piena responsabilità all'Ozna, al preciso scopo di far abbandonare agli italiani le proprie case. Peraltro vi è anche prova certa che agenti dell'Ozna si muovevano segretamente in tutto il Nord Italia ed anche a Roma. Da un rapporto segreto del Ministero dell'Interno italiano del 1946, si evince che l'Ozna era già riuscita ad infiltrare molti elementi nelle file dei Cetnici e fra i profughi giuliani che si trovavano a Roma. Non tutti questi agenti erano slavi, vi erano anche stalinisti italiani. Vedi il libro di Istvan Deak, " Europe on trial; the Story of Collaboration, Resistence during World War II, Boulder, Co. Westview Press 2015 e " La presa del potere in Istria ed in Jugoslavia; il ruolo dell'Ozna ", Quaderni del Centro Ricerche Storiche di rovigno" vol XXIV, 2013, pp 29-61. Testimonianze dirette di italiani, che vivevano vicino ai confini orientali, parlano di " missioni vendetta". Ho parlato recentemente con un 'imprenditore friulano che mi ha spiegato in modo dettagliato sia le caratteristiche di queste azioni sia il panico che creavano fra i civili italiani. Hopromesso di non citare il suo nome e mantengo tale promessa. Altra corposa dimenticanza risulta essere anche la " Cefalonia dei Balcani" , come è stata ben definita dallo storico Colloredo Mels, in un 'interessantissimo articolo su storia in Rete. Nel febbraio del 1943, alcuni reparti della Divisione Murge vennero attaccati da 5 Brigate Proletarie d'Assalto Titine. A Prozor gli italiani erano 800, i titini diverse migliaia, alcuni stimano 5.000. I titini intimarono la resa agli italiani, che la rifiutarono sdegnosamente e, finite le munizioni, si batterono all'arma bianca. L'intero terzo battaglione del 259° Reggimento venne passato per le armi, feriti inclusi. Il primo fu il colonnello, che venne freddato con un colpo di pistola alla tempia. Un totale di 740 militari italiani fucilati. Il motivo di tale beluina fucilazione dipese solo dal fatto che il primo giorno dei combattimenti i soldati italiani rifiutarono la resa( vedi M. Gilas " La guerra rivoluzionaria jugoslava" - 1941 - 1945. ricordi e riflessioni " Tr.it,Gorizia 2011, pag. 276-277). Fausto Biloslavo in un articolo su Il Giornale del 9/2/2022 ha saputo ben tratteggiare i contenuti raccolti nel dossier, destinato alla Conferenza di Parigi del 1947. Un tristissimo campionario di atrocità, basato su rapporti dei nostri servizi, con particolare riferimento al campo di Borovnica ed all'ospedale militare di Skofja Loka, " fucilazioni per nulla", " torture al palo", " lavori forzati", e " scheletri viventi" sono i terribili termini ricorrenti che vennero utilizzati dai sopravvissuti ai lagers titini. Un rapporto dell'orrore segretato per 50 anni. I poveri disgraziati erano talmente affamati che si cibavano di erba e foglie secche. Cristina Di Giorgi, curatrice del numero speciale della Rivista Dalmatica, scrisse che gli internati nei circa 50 campi gestiti dai miliziani comunisti di Tito erano ex militari, e prigionieri dei tedeschi, civili deportati da Istria, Venezia Giulia e Dalmazia, ma anche partigiani e persino comunisti cominformisti. Coloro che sono sopravvissuti hanno dichiarato di aver invocato frequentemente la morte, piuttosto che sopportare quegli strazi! Non si può assolutamente dimenticare anche la profondissima divisione ideologica esistente fra slavi. Ad esempio pochi anni fa, il presidente croato Franjo Tudman, volle ricordare che l' NHD (Nezavisna Drzara Hrvatska) non fu animato da semplici collaborazionisti dei fascisti italiani, ma rappresentò l'aspirazione del popolo croato alla propria indipendenza. Parole sicuramente molto decise. Ancora oggi, a Spalato e Zagabria, vengono celebrate messe commemorative di Ante Pavelic, uomo politico croato e fondatore dei filofascisti Ustascia, con grande scandalo del Centro Simon Wiesenthal, che ha chiesto che i sacerdoti che le hanno celebrate vengano ridotti allo stato laicale. Per capire le " ragioni dell'altro" è interessante passare in rassegna le tesi di alcuni revisionisti, negazionisti o semplici denigratori della tragedia italiana. Come anticipato, tali storici hanno in comune una matrice ideologica che li porta a valutare principalmente il rapporto causa/ effetto fascismo - foibe - esodo, con la volontà di cristallizzare le categorie del Bene e del Male. Sembra, inoltre, che non vogliano considerare che gli italiani non furono le sole vittime di quella tragica mattanza. Basti ricordare i massacri di Bleiburg, in territorio sloveno, dove a guerra finita, si poterono contare fra 150.000 e 200.000 vittime slave, fondamentalmente anti comunisti e non soltanto domobranci sloveni ed ustascia croati, che collaborarono con il regime fascista. Incominciamo quindi da Carlo Spartaco Capogreco che, infatti, lamenta proprio l'omissione del termine " fascismo " nella legge istitutiva della commemorazione delle foibe. Anna Di Giannantonio tiene a sottolineare un classico razzismo antislavo, caratteristico di quelle terre. Ma fu proprio la dominazione asburgica ad amplificare le divisioni etniche, perchè temevano l'etnia italiana, più numerosa e più forte economicamente e culturalmente. Ovviamente la Di Giannantonio rimarca il ruolo del Generale Mario Roatta, ex capo del Servizio Informazioni Militari Sismi, nonchè capo delle forze fasciste in Spagna. La decisa azione di Roatta in Jugoslavia, codificata nella famosa " Circolare C , identificava i civili slavi come possibili collaborazionisti dei partigiani titini, ma, purtroppo, spesso era proprio così. Gran parte degli studi della Di Giannantonio si basano su testimonianze orali, sicuramente degne di essere valutate, ma incomplete se non supportate da materiale documentale. Lo storico Joze Pirjevec, nato Giuseppe Pierazzi, sostiene che il numero dei morti in Istria, dopo l'8 settembre 1943, sia stato ampiamente gonfiato. Pierazzi, nato a Trieste nel 1940, è stato docente di storia all'Università del Litorale e membro dell' Accademia Slovena delle Scienze e delle Arti. Lo storico Sandi Volk, sostenuto da gruppi della " sinistra sociale" e da Assemblea Antifascista Bassanese, promette la " vera verità" sul caso Foibe. Contesta il numero degli esuli, indicandoli in 152.694, solo lui sa come si possa essere così precisi con archivi bruciati, documenti persi...Di fatto Volk accusa Padre Flaminio Rocchi, il principaleartefice del conteggio della cifra dei 350.000 esuli. Guido Miglia, dirigente del CLN di Pola, sostiene che l'esodo è stato utilizzato in Italia da forze reazionarie, per tenere tesi i rapporti con la Jugoslavia. Giudica anche totalmente inaffidabili le statistiche sul censimento dell'Opera Profughi. L'antropologa Pamela Bellinger ha paragonato gli esuli istriani a quelli cubani, per l'ideologia e per l'uso politico dei profughi a Miami. Non si può tralasciare Eric Gobetti con il suo libro " E allora le foibe ?", già dal titolo provocatorio; un libricino di 136 pagine, che l'autore sembra aver scritto per creare scalpore. Già la fotografia di Gobetti con il pugno chiuso, con cimeli titini sullo sfondo, indica la certa matrice ideologica, anche se lo stesso scrittore sottolinea di aver voluto eseguire una ricostruzione storica equilibrata, sui testi dello stimato Prof. Raoul Pupo. La giornalista Lucia Bellaspiga, in un articolo su Avvenire del 10 febbraio 2021, cita proprio Gobetti quando sostenne che " il termine foiba evoca barbari scenari, mentre furono solo luoghi di sepoltura"! Non può mancare alla carrellata la Signora Claudia Cernigoi, che, dall'alto di una " prestigiosa maturità scientifica" è fra i capofila della ricostruzione critica della tragedia delle foibe. Da una sua biografia autorizzata in internet, dalla quale minacciosamente sottolinea che saranno perseguiti tutti coloro che non si riferiranno a quanto rigorosamente contenuto in tale riassunto biografico, si evince che negli anni '70 fu iscritta al Partito di Unità Proletaria, poi a Rifondazione Comunista, per poi uscirne, sentendosi spirito libero. Praticamente da autodidatta, con la sua maturità scientifica in tasca, ha scritto diversi libri, fra i quali : " Operazione Foibe fra storia e mito". Comunque la pasionaria da centro sociale fondamentalmente vuole lanciare un messaggio, sottolineando tutte le colpe del fascismo, desiderando sollevare gli slavi dai sensi di colpa come " infoibatori", dimenticando che vittime di tale tragedia non furono assolutamente solo fascisti,ma principalmente italiani. Credo che concentrarsi unicamente sulla divisione etnica fra italiani e slavi sia fuorviante, perchè, in realtà, si dovrebbero considerare gli accadimenti sui confini orientali ed in Jugoslavia come l'onda lunga dei tentativi di bolscevizzazione di varie aree in Europa, esattamente come venne fatto in Spagna. Coloro che perseguirono tali obbiettivi di bolscevizzazione non furono certo restii ad utilizzare i metodi del " terrore rosso" , applicati durante e dopo la Rivoluzione d'Ottobre . Il numero delle vittime ed i sistemi usati da coloro che si autonominarono eredi dello spirito giacobino non hanno uguali nella storia del XX secolo e sono molto ben descritti nel libro di Sergej Mel'gunov " Il Terrore Rosso durante la Rivoluzione d'Ottobre", pubblicato a Berlino nel 1923 e poi recentemente tradotto e pubblicato in Italia, grazie al lavoro dello storico Paolo Sensini. Non si può nemmeno dimenticare che, mentre in molti paesi dell'Est Europa , molti son riusciti a rientrare in possesso dei propri beni, gli esuli giuliano dalmati persero case, terreni, aziende. Con l'Accordo di Belgrado del 18 dicembre 1954, il Governo Italiano utilizzò il valore complessivo dei beni persi per compensare il debito esistente con la Jugoslavia, per risarcire i danni di guerra. Quindi beni privati per bilanciare un costo dello stato? il governo si impegnò ad indennizzare gli esuli, ma negli ultimi decenni vennero erogati solo modesti acconti e tutti sono ancora in attesa di un ' indennizzo equo e definitivo. Mi rimane impossibile congedarmi dai lettori, che hanno avuto la pazienza di seguirmi fin qui, senza ricordare parte dei tanti italiani illustri originari di quelle terre : Marco Polo, che oggi i croati vorrebbero far diventare croato, Niccolò Tommaseo, Nazario Sauro, Fabio Filzi, Leo Valiani, Ottavio Missoni, la meravigliosa attrice Alida Valli, Sergio Endrigo, Giorgio Gaber, Uto Ughi, Mila Schon, Mario Andretti...e tanti altri che non sono mai riusciti a dimenticare il colore di quel mare ed i profumi di quelle terre. Desidero ringraziare il Signor Romano Cramer, originario di Albona, che conobbi molti anni fa, in occasione di un convegno, presidente del Movimento Nazionale Istria Fiume Dalmazia. Il suo amore per quelle terre ed i suoi nitidissimi ricordi mi hanno spinto a maggiori approfondimenti. All'intensa attività del Sig. Cramer dobbiamo l'installazione in Piazza della Repubblica, a Milano, del bel monumento commemorativo di quella grande tragedia. Recentemente, il 20 gennaio, ha anche organizzato un convegno sulle opere pubbliche realizzate in Istria dal 1933 al 1937, su ispirazione del progetto " Atrium ",ideato dall'Unione Europea. La mostra fotografica ed il convegno si sono tenuti nella prestigiosa sede del Circolo Filologico Milanese, grazie all'ospitalità del presidente, Prof. Valerio Premuroso. Concludendo ciò che è tristemente certo che l'Italia non ha saputo tutelare , in quei territori, i suoi vitali interessi strategici, infatti dopo due millenni di presenza è stata completamente estromessa dalla sponda orientale dell' Adriatico.
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