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"Il Canto d'Amore" di Giorgio De Chirico dalla Parigi del 1914, dipinto olio su tela dal “potere misterioso”

"Monsieur Giorgio de Chirico ha appena comprato un guanto di gomma rosa ” - annotava Guillaume Apollinaire nel luglio del '14, sapendo che l'aspetto del guanto avrebbe aggiunto alle opere del fratello di Alberto Savinio un "potere misterioso"

03 Novembre 2023

"Il Canto d'Amore" di Giorgio De Chirico dalla Parigi del 1914

Il canto d’amore” è un dipinto olio su tela di 73 x 59.1 cm realizzato da Giorgio de Chirico (Volo - Grecia 10 luglio 1888 – Roma, 20 novembre 1978) tra il giugno ed il luglio del 1914 a Parigi. L’opera è oggi di proprietà del Museum of Modern Art - MOMA Midtown Manhattan, New York, sulla 53ª strada, tra la Quinta e la Sesta Avenue dove si trova esposta.

Giuseppe Maria Alberto Giorgio de Chirico nacque a Volo, città della Tessaglia, in Grecia, il 10 luglio del 1888 da genitori italiani appartenenti alla nobiltà: il padre Evaristo (figlio del barone palermitano Giorgio Filigone de Chirico) era un ingegnere ferroviario, tra i principali realizzatori della prima rete su rotaie in Bulgaria ed in Grecia; la madre era la baronessa di origine genovese Gemma Cervetto. Entrambi i genitori erano nati a Costantinopoli oggi Istanbul. Nel 1891 morì la sorella maggiore Adelaide e ad Atene venne alla luce il fratello Andrea Alberto, che assumerà dal 1914 lo pseudonimo di Alberto Savinio per la sua attività di musicista, letterato e pittore.

Dopo la Grecia de Chirico visse in Italia a Milano, Firenze, Ferrara quindi poi a Parigi, New York per stabilirsi infine definitivamente a Roma dal 1944.

Monsieur Giorgio de Chirico ha appena comprato un guanto di gomma rosa ”- così scrisse il poeta francese Guillaume Apollinaire nel luglio del 1914 - ad un cui componimento si deve il nome del dipinto- annotando l'acquisto perché, proseguì, sapeva che l'aspetto del guanto nei dipinti di de Chirico avrebbe aggiunto alle opere un “potere misterioso”.

Il tratto più evidente e caratteristico della pittura metafisica, e del dipinto “Il Canto d’amore”, è il riferimento all’antichità classica. In questo caso è evidente nella riproduzione del calco dell’”Apollo del Belvedere - noto anche come “Apollo Pitico”-. Non vi sono personaggi riconoscibili e figure umane. Nel dipinto, così, non vi è nessun riferimento alla vita. Le figure e le architetture sono dipinte con un modellato che recupera le tecniche rinascimentali. Le architetture vengono definite in modo geometrico e regolare. Gli oggetti sono modellati con il chiaroscuro e una materia pittorica non eccessivamente amalgamata.

Improbabili incontri tra oggetti dissimili sarebbero diventati un tema forte nell'arte moderna (sarebbero stati un obiettivo esplicito dei surrealisti, per i quali l'opera di de Chirico è stata influente), ma de Chirico ha cercato più della sorpresa: in opere come questa, per la quale Apollinaire usava il termine "metafisico", il suo scopo era esprimere qualcosa della realtà che vedeva nascosta al di là delle apparenze esteriori. Avvolte in un'atmosfera di ansia e malinconia, l'architettura vuota, i passaggi oscuri e le strade stranamente allungate evocano la profonda assurdità di un universo che sarà cancellato definitivamente dalla prima guerra mondiale.

L’opera si trova al MOMA dal 1979 quale lascito del politico statunitense Nelson A. Rockefeller, appartenente allo nota dinastia di imprenditori/banchieri, che lo aveva acquistato a Parigi nel 1950 dal poeta francese Marcel Raval.

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