06 Ottobre 2023
“Christina's World” (in italiano “Il mondo di Cristina") è un dipinto a tempera di 81,9×121,3 cm realizzato nel 1948 dal pittore statunitense Andrew Wyeth (Chadds Ford, Pennsylvania (USA) 12 luglio 1917 – Chadds Ford, 16 gennaio 2009 ) ed è uno dei dipinti americani più noti del XX secolo.
Wyeth è stato un artista americano, talvolta indicato con l'appellativo di "pittore della gente" a causa della sua popolarità tra il pubblico americano. Era figlio del pittore ed illustratore N.C. Wyeth e di Carolyn Bockius e fratello degli artisti Henriette, Carolyn, Ann e dell'inventore Nathaniel. Nel 1940 sposò Betsy James, che aveva incontrato nel 1939 nel Maine, la quale ebbe un'influenza su Andrew altrettanto forte di quella del padre, giocando un importante ruolo sulla sua carriera. Una volta ella affermò: "Io sono un regista ed avevo il più grande attore del mondo"
“Christina’s world” è un'opera a tempera realizzata in stile realista, raffigurante una donna semisdraiata a terra in un campo senza alberi che guarda una casa grigia all'orizzonte; adiacente alla casa un fienile e vari altri piccoli annessi.
La donna nel dipinto è Anna Christina Olson, una vicina di Wyeth che probabilmente soffriva della malattia di Charcot-Marie-Tooth, una polineuropatia genetica rara che affligge soprattutto gli arti inferiori al di sotto del ginocchio impedendo i movimenti.
Wyeth era in buoni rapporti con la Olson e aveva spesso usato lei e suo fratello minore come soggetti di dipinti dal 1940 al 1968.
Wyeth ha tratto ispirazione per la creazione del dipinto quando l'ha vista strisciare attraverso un campo mentre lui guardava dalla finestra di casa ma, se la Olson era l'ispirazione e il soggetto del dipinto, la modella era la moglie di Wyeth, Betsy.
La casa raffigurata nel dipinto è nota appunto come “Olson House” e si trova a Cushing, nel Maine (USA), ed è aperta al pubblico, gestita dal Farnsworth Art Museum. La casa è un monumento storico nazionale ed è stata recentemente restaurata per riportarla all'aspetto del dipinto.
“Christina's World” è stata esposto per la prima volta alla Macbeth Gallery di Manhattan nel 1948 ricevendo però poca attenzione da parte della critica anche se Alfred Barr, il direttore fondatore del MoMA- Museum of Modern Art, acquistò il dipinto per 1.800 dollari (l'equivalente di 15.600 dollari attuali - pari a circa 12.760 €) e lo portò al MoMA ( 11 West 53rd Street - tra la Quinta e la Sesta Avenue- Manhattan, New York). Successivamente Barr promosse il dipinto all'interno del MoMA facendone accrescere la popolarità nel corso degli anni, tanto che oggi è considerata un'icona dell'arte americana e raramente viene prestata dal museo.
Nel romanzo di Arthur C. Clarke “2001: Odissea nello spazio”, “Christina's World” è uno dei due dipinti (l'altro è “Il ponte di Langlois” di Vincent van Gogh) appeso alla parete del soggiorno di "un'elegante anonima suite di hotel" dove viene trasportato l'astronauta David Bowman dopo aver attraversato lo stargate. Il dipinto non compare però nell'adattamento cinematografico diretto da Stanley Kubrick nel 1968.
Il dipinto è esplicitamente citato in una delle scene del film di Tom Hooper “Non aprite quella porta” del 1974: il titolo originale del film è "The Texas Chain Saw Massacre" e si tratta del noto film horror indipendente a basso costo messo al bando in molti paesi che negli anni si è guadagnato la reputazione di essere uno dei migliori e più influenti film dell'orrore di sempre . Una scena del film del 1994 “Forrest Gump” del regista Robert Zemeckis ha tratto ispirazione dal quadro (quando Jenny torna a casa, si getta a terra e rispecchia la posa della “Olson” al contrario).
Nel numero 28 della ricercata serie di fumetti della DC Comics “Preacher” di Garth Ennis, il protagonista Jesse Custer è seduto al MoMA davanti al dipinto e nel numero 43, intitolato “Christina's World”, Jesse racconta la sua visita al museo a sua madre che gli spiega che quando ha scoperto il dipinto per la prima volta in un libro, pensava che Wyeth avesse dipinto la propria vita.
Inoltre il dipinto è rappresentato nel film di fantascienza “Oblivion” diretto da Joseph Kosinski nel 2013 e nella commedia del 2016 “Crazy Dirty Cops” (reso in italiano con “Sbirri senza regole”) diretto da John Michael McDonagh e ha ispirato il capitolo "Fattoria" del videogioco del 2020 “The Last of Us Part II” (della casa di produzione “Naughty Dog” per PlayStation 4).
Ancora nel 2020 anche di “Christina’s World” parlano Jake e Lucy nel viaggio di ritorno dalla casa dei genitori di Jake, viaggio fatto in macchina sotto una nevicata tempestosa in “I'm Thinking of Ending Things” (in italiano “Sto pensando di finirla qui”), incredibile film - passato sulla piattaforma Netflix - del regista statunitense Charlie Kaufman (in Italia e nel mondo noto tra gli appassionati per essere lo sceneggiatore del film cult del 2004 “Eternal Sunshine of the Spotless Mind” (in italiano reso con “Se mi lasci ti cancello”) e ritenuto dalla critica punto di riferimento della attuale cinematografia made in USA).
Il motto della Pennsylvania, stato dove Wyeth ha vissuto, è: “Virtù, Libertà e Indipendenza”.
Di Giovanni Conticelli.
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