25 Settembre 2023
“Buongiorno, notte” ed “Esterno notte” sono due film del regista piacentino Marco Bellocchio usciti, seppur a quasi vent’anni di distanza l’uno dall’altro (rispettivamente nel 2003 e nel 2022), in qualità di campo e controcampo di una stessa tematica: il rapimento di Aldo Moro e l’operato delle Brigate Rosse.
“Non si tratta di documentario, è una trasposizione filmica di un concetto, di un periodo e, in quanto tale, contiene opinioni, elementi funzionali alla narrazione e non per forza adiacenti alla realtà”, spiega Benedetta Amabile autrice del libro “Dentro la notte: l’immagine dei brigatisti in due film di Marco Bellocchio”.
Spesso si arriva a contatto con prodotti artistici che nascono con il tentativo di esprimere elementi della realtà, i risultati si distinguono per genere: i biopic, basati sulla ricostruzione della biografia di un personaggio realmente esistito, o i documentari, i cui elementi narrativi ed espressivi costitutivi sono colti dalla realtà, solo per citarne un paio.
Succede, poi, che la visione e l’estro artistico di chi questi prodotti li crea, arriva a fare un passo in più, diverso proprio per ragioni di nascita: “nella stesura del libro, il tentativo da me adoperato è stato quello di allontanarmi il più possibile dal significato sociale e politico che i film potevano avere, cercando nell’immagine dei brigatisti una visione più ampia della condanna ai delinquenti, un significato dei personaggi che parlasse delle persone prima ancora del ruolo assunto nella società o delle azioni commesse, terribili s’intende. La difficoltà, ovviamente, è stata calarmi in un periodo storico che non mi appartiene, avendo io poco più di vent’anni. Ma il punto è proprio questo: l’obiettivo era far parlare i film anche a chi è maggiormente distante, sia per età, per ideologia o per orientamento politico. Non mi è mai interessato prendere posizione circa la tematica politica nel senso più stretto del termine, piuttosto il tentativo è stato quello di analizzare l’immagine che Bellocchio rende dei componenti delle Brigate Rosse. Mi sono resa conto, dopo poco, che lo stesso regista ha rappresentato una moglie, un fidanzato, una mamma, dei sentimenti, dei rapporti prima ancora che dei terroristi”.
Sul retro della copertina si legge “Definire un'azione "terroristica" implica stimare chi ha il potere di bollarla come tale, chi ha la facoltà di decidere, per sé e per gli altri, quando un determinato atto ha valenza negativa. Allontanando il significato sociale e politico del termine, lo scopo è analizzare come questa realtà entra potentemente, magistralmente, intensamente all'interno del cinema del regista Marco Bellocchio”.
Il libro è un’analisi, in termini filmici e "personali, considerando i significati che possono riguardare le nostre vite", dei due film sopracitati, proponendo una visione differente per ogni capitolo: la figura della donna, il ruolo della religione e l’unità famigliare italiana.
“Il capitolo a cui tengo maggiormente, per profondità e spessore, è quello che analizza e compara le Brigate Rosse alla ‘classica’ famiglia italiana: dentro le quattro mura domestiche cadono ruoli e ideologie, ci sono litigi, fantasmi, lacrime e abbracci. - continua Benedetta - Occupo parecchio spazio per parlare della fede al dito, interrogandomi sul matrimonio come unione d’amore o come mera facciata e parvenza di normalità”.
Una tesi, quindi, che spinge a voler capire il significato prodotto dalle due opere filmiche, senza la pretesa – “infondata e inesistente”, conclude Benedetta – di analizzare il politico e le azioni commesse: una trasposizione della realtà che per divenire film ha elementi funzionali e adiacenti “più a noi che a loro”.
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