11 Agosto 2023
“Politica in nuce” (1924) apre la seconda parte della filosofia politica di Benedetto Croce, indirizzandola verso l’area liberale. Ritorna l’avversione nei riguardi dell’egalitarismo, la sovranità, in definitiva, non è prerogativa di alcuna componente dello Stato, perché si concretizza nella dinamica dei suoi vari elementi: “il sovrano è Dio o l’Idea o la Storia (omnis potestas a Deo), cioè a mutare quella questione senza senso in un’altra che ha senso”.1 Per Croce tutti gli stati sono contemporaneamente democratici, aristocratici e monarchici, in quanto la collaborazione è di tutti, il consiglio di pochi e la risoluzione di uno. I “machiavellismi” sono strumenti necessari alla politica, ma superiore è senza dubbio la politica che si pone al servizio della morale. Scrive Croce, lo Stato è una “forma elementare e angusta della vita pratica, dalla quale la vita morale esce fuori da ogni banda e trabocca, spargendosi in rivoli copiosi e fecondi; così fecondi da disfare in perpetuo la vita politica stessa e gli Stati, ossia costringerli a rinnovarsi conforme alle esigenze che ella pone”.2 Si tratta dell’architettura intorno allo stato etico o di cultura, non si tratta di una impalcatura statuale anti individualistica (luogo naturale in cui il cittadino svolge la sua vita etica), ma di uno Stato animato dal progresso morale o meglio ispirato agli ideali morali, dove alberga la libertà che rimuove costantemente gli ostacoli che impediscono la completa realizzazione dell’uomo, eliminandone eventuali ostacoli. Lo Stato etico è liberale. Croce stigmatizza sia l’assolutismo monarchico sia l’impero napoleonico, fasi della storia nelle quali la libertà è presente in modo scarso o comunque insufficiente, portando come ottimo esempio invece l’epoca liberale fiorita nella prima metà dell’Ottocento in Europa, ancora il Regno d’Italia non oltre il 1925, i moderni paesi anglosassoni sono la concretizzazione della libertà. Vengono ripresi in modo più solido e originale temi già apparsi disorganicamente negli scritti di Constant e di Guizot. Benedetto Croce elogia il metodo di governo del ministero britannico Canning. La classe media dell’intelligenza e della cultura (ritorna il tema restaurazionista) è la luce dello Stato morale ed etico in sintesi liberale, che si oppone, e si opporrà sempre all’oscurità della tirannia. Non viene però nascosta negli scritti crociani una evidente avversione verso le democrazie del “suffragio universale”, il volgo e le masse non solo non sono protagoniste della storia, ma, in definitiva vivendo di emozioni e non avendo competenze sufficienti intorno alle problematiche politiche, creano un vulnus quantitativo istituzionale, al quale solo i partiti d’area conservatrice e liberale riescono a porre rimedio e beneficio seguente, è la funzione di pregio dello Stato morale ed etico crociano.
1 Politica in nuce, in Etica e politica, Bari 1943(2), p. 224
2 Ivi, p. 233
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