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La “Madonna Diotallevi”, un Raffaello a Berlino

L’opera, inizialmente attribuita al Perugino, arriva a Berlino nel 1842 grazie all’intuizione dello storico dell’arte tedesco Gustav Friedrich Waagen

28 Luglio 2023

La “Madonna Diotallevi”, un Raffaello a Berlino

La “Madonna Diotallevi” è un dipinto a olio su tavola (69x50 cm) di Raffaello Sanzio (Urbino, 28 marzo o 6 aprile 1483 – Roma, 6 aprile 1520), databile verso il 1504 e conservato nel Bode Museum di Berlino (sito sull’Isola dei Musei, sul fiume Sprea - Monbijoustr. 3 10117 Berlin). Per i cinquecento anni dalla morte di Raffaello Sanzio l’opera è tornata eccezionalmente a Rimini sia pure per lo spazio di una mostra che si è conclusa il 20 gennaio 2021 al Museo della Città 'Luigi Tonini', via Tonini 1 - Rimini centro storico.
 
L'opera faceva parte della collezione del marchese Audiface Diotallevi di Rimini, ne era un pezzo di spicco della collezione di questo ispirato compratore, finendo nella sede odierna di Berlino nel 1842 in seguito all'acquisto effettuato da Gustav Friedrich Waagen. In antico venne riferita a Perugino.
 
“Il collo teso e l’ovale del viso prefigurano Modigliani; la tenerezza è tutta interiore, remota, più lontana di Andromeda, però, gli occhi non sono diversi dalle ferite sul costato – sono spaccature. Ciò che è, è stato, sarà: tutto converge sul corpo di una ragazzina ebrea, pronta al mistero. La Madonna è severa, perché ha l’inesorabile a fior di labbra: potremmo averla vista passeggiare per le strade di Urbino, rigida di fronte alle guasconerie dell’artista; ha i tratti, piuttosto, di un’icona. Umana per eccesso, potremmo dire, intimidisce per umiltà. Spoglia di ogni tratto divino – non è Atena e non è Iside, non è Ishtar né Diana né Izanami – attrae perché si consegna, ci si inginocchia a lei perché ci copra. La tunica di questa Madonna è acqua. La testa è inclinata, verso il piccolo Giovanni, nella stessa diagonale del Figlio, enorme e innaturale – pare un piccolo Buddha – che le sta sulle gambe, e benedice – e chi sceglie muore per lui, benedizione è unzione alla morte. Il crocevia degli sguardi tra la Madonna, Giovanni e il Bambino, forma un triangolo e triangolare è la composizione del quadro. Il doppio triangolo ci sega le braccia, restiamo puro torso, pari a un’accetta, suono, forse. Dunque, l’opera non si ammira: ci si getta. Ammirare la bellezza della Madonna è sacrilego; lascia che ti inghiotta.”
 
Gustav Friedrich Waagen, storico dell’arte tedesco, la vide nel 1841, e vide bene. “La Madonna col Bambino sulle ginocchia […] nell’atto di guardare Giovanni, un’opera d’arte su legno con figure a grandezza naturale; si suppone che sia un Perugino, io però la considero un’opera tra le prime di Raffaello”, scrive a Ignaz von Olfers, diplomatico incaricato di custodire le collezioni imperiali. “Devo assolutamente impormi di acquistarlo per 150 talleri Luigini, poiché questo dipinto presumibilmente sarà uno dei più richiesti del mondo”, conclude. 

Di Giovanni Conticelli.

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