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Ultimatum al teatro: Il “Lorenzaccio” di Carmelo Bene

Bene descrive l'agire/non-agire di Lorenzaccio nel tempo aion, la differenza tra atto e azione

20 Luglio 2023

palco arcimboldi

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Sempre più spesso in chiaro sul digitale terrestre viene messo in onda il “Lorenzaccio”: versione teatrale del romanzo omonimo scritta e diretta da Carmelo Bene, “al di là di Alfred De Musset e Benedetto Varchi". Bene descrive l'agire/non-agire di Lorenzaccio nel tempo aion, la differenza tra atto e azione. Carmelo Bene non solo non diresse le prove, ma non vi comparì mai, al suo posto una controfigura. L’intento era quello di non pensare, non costruire il teatro, non rispondere logicamente nelle situazioni impreviste, insomma non “essere” in scena. Tutto questo sarebbe servito a rendere il gesto atemporale della figura di Lorenzino di Pier Francesco de' Medici (mal etichettato poi dai posteri in Lorenzaccio) che, con l'omicidio immotivato e apparentemente senza movente di suo zio Alessandro, "sfregia in faccia la storia". La scena così concepita, ma non creata, sarebbe stata un vero handicap e impedimento all'agire, a qualsiasi azione, alla premeditazione (in questo caso del delitto), considerata la cassa di risonanza imbottita di rumori forti e inaspettati, e anomali indotti da un “rumorista” in armatura cinquecentesca. Lorenzino non poteva far altro che non trovarsi (non esserci) nell'atto, non ricordando il fine per cui veniva agito. Si tratta di un retrocedere al non-agire di Lorenzino di fronte al chiasso ostruente del "pentolame storico". Carmelo Bene ha definito il suo Lorenzaccio, a cui aveva lavorato per anni, come "lo spettacolo miracolo", un "ultimatum al teatro", "la fine del dicibile, dell'ascolto, dell'immagine", "liquidazione della storia e della psicanalisi", e ancora "indefinibile, illegibile, inguaribile, invendibile, mai visto". Il racconto da cui è tratta l'opera teatrale venne pubblicato a Roma da Nostra Signora Editrice nel 1986 e include lo studio di Maurizio Grande. Dagli studi fatti (se ne interessò anche Gilles Deleuze) Lorenzino de' Medici, in seguito detto spregiativamente Lorenzaccio, era un antiumanista, un antistoricista, odiava gli intellettuali, lacchè di corte, e disprezzava la storia e tutti coloro che la fanno, che agiscono persuasi da una causa o dediti a uno scopo. Lorenzino rovinava le rovine papali. Lo stesso assassinio di Alessandro de' Medici non aveva né una motivazione politica, né ereditaria. “Lorenzaccio, al di là di de Musset e Benedetto Varchi”, di Carmelo Bene. Regia di Carmelo Bene, interpreti: Carmelo Bene, Isaac George, Mauro Contini. Registrazione dello spettacolo teatrale del 1986, montaggio di Mauro Contini con la supervisione di Carmelo Bene. Direzione televisiva: Mauro Contini, Produzione: Fondazione l'Immemoriale di Carmelo Bene in collaborazione con Rai International e il comune di Roma, durata 90', 2003, Italia, colore, video. (Proiettato in prima internazionale all'Auditorium Parco della Musica di Roma nell'ambito della manifestazione “Roma per Carmelo” il 1º settembre 2003). Un classico non classico.

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