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Oscar 2023, Lorenzo Zurzolo: "EO, un film reale, vero e carico di significati simbolici" - ESCLUSIVA -

L'Intervista a Lorenzo Zurzolo per Il Giornale d'Italia, tra i protagonisti del film “EO”, una co-produzione polacco-italiana candidata nella cinquina dei “Migliori film stranieri” per gli Academy Awards 2023

14 Marzo 2023

Oscar 2023, Lorenzo Zurzolo:  "EO, un film reale, vero e carico di significati simbolici" - ESCLUSIVA -

Al Dolby Theatre di Los Angeles l'Italia la scorsa notte era rappresentata anche dall'attore emergente Lorenzo Zurzolo che è tra i protagonisti del film “EO”, una co-produzione polacco-italiana candidata nella cinquina dei “Migliori film stranieri”.“EO” di Jerzy Skolimowski, è una rivisitazione del regista e sceneggiatore francese Robert Bresson, “Au hasard Balthazar”. Il film, che è stato girato anche in Italia ha già vinto il Premio della Giuria al festival di Cannes 2022, ha ottenuto due candidature e vinto un premio agli European Film Awards, una candidatura al premio César, oltre ad essere stato premiato al National Board e aver vinto 2 NSFC Awards.

Zurzolo dal 2018 al 2020 ha interpretato Niccolò nella serie TV, distribuita da Netflix, Baby. Dopo aver terminato il liceo linguistico, si è iscritto ad una scuola di teatro. Nel 2020 ha interpretato Vincenzo nel film Sotto il sole di Riccione. Nel 2021 ha interpretato il protagonista, Lodo, nel film Morrison, diretto da Federico Zampaglione.

In questa intervista esclusiva Lorenzo Zurzolo, ci parla della sua esperienza sul set.




Innanzitutto com'è stato lavorare con un mostro sacro del cinema polacco come Jerzy Skolimowski?

È stata un'esperienza unica, era emozionatissimo. Appena l'ho saputo, io ero un suo grande fan, avevo visto Essential Killing. Mi ricordavo di lui anche per il Leone d'Oro alla carriera. E’ stata un'esperienza pazzesca per me.



E invece stare sul set con Isabelle Huppert?

Dal momento che avevo molte scene con lei mi sono dovuto impegnare parecchio e poi come ho detto tante volte oggi, veramente stare anche una settimana sul set con Isabelle è meglio di un anno di scuola di recitazione. Lei è veramente pazzesca. Poi mi ha colpito anche il suo modo e il controllo tecnico che aveva del corpo, ma allo stesso tempo la verità che riusciva a dare, la spontaneità che riusciva a dare in tutto quello che faceva è stato veramente pazzesco.




Per la tua carriera, tu pensi che sia più importante fare dei film internazionali come questo o dei film in Italia? Sono due binari completamente diversi, un attore a volte deve decidere se farli tutti e due o eliminare uno dei due…

Certo, per carità, non mi dispiacerebbe assolutamente lavorare all'estero, ma mi piace anche lavorare in Italia. Poi credo che adesso anche il mercato si stia aprendo parecchio alla fine. Adesso un film italiano può essere visto in tutto il mondo e viceversa, soprattutto in Europa. Quindi si, cerco di fare tutti e due se posso.



Durante i festival si vedono molti più attori italiani che lavorano in contesti internazionali rispetto al passato . Ad esempio Marinelli e Borghi erano a Cannes con un film diretto da due registi belgi. C'è un cambio anche di generazione, che magari esplora anche progetti magari più internazionali che non c'erano in passato giusto?

Ma sì, credo di sì, credo di sì. Credo sia così e credo che questa trasformazione che oggi veramente noi possiamo vedere un film coreano come un film polacco, tanto per intenderci. E poi poi credo che siamo anche una bella generazione di attori e di artisti.



Hai un regista straniero, con il quale magari ti piacerebbe lavorare in futuro?

C’è ne sono un paio: Xavier Dolan sicuramente.



Quanto è importante per te essere in tutti questi film che magari andranno ai Festival, entrare nel circuito dei festival, come ti senti?

Certo, assolutamente, ma io credo che ogni volta che accade il tuo lavoro poi è riconosciuto è sempre una cosa bellissima. E poi forse questo festival e come la Champions League è un'emozione unica e se ci spera non sempre succede.




Come è stato recitare con un animale? Ci sono problematiche particolari?

Io sono stato fortunato perché pure loro mi dicevano che mi avevano preparato questo asino che era molto tranquillo ed è stato molto utile. Però devo dire che è andata sempre bene, non so perché. Non so se avevo un odore particolare, però devo dire con me è stato bravissimo, mi guardava proprio negli occhi e lui annuiva con la stessa voce. C'è una scena dove lui fa così con la testa e poi annuisce, in tanti mi hanno detto ma lo tiravano perché lui ha fatto davvero così forse ci siamo trovati perché sono testardo anch'io come lui.



Nella regia hai seguito molto la sceneggiatura, o hai avuto anche la possibilità di improvvisare? Ci sono dei registi che lasciano un po’ più liberi, altri invece un po’ meno…

Lui mi ha lasciato sempre molta libertà. Non gli interessava parola per parola quello che era scritto, ma gli interessava il senso che c'era ed era pure molto aperto a cambiare le cose, ad ascoltare proposte e a volte si rendeva conto e cambiava delle cose che erano scritte in un modo e poi c'era comunque l'incognita dell'asino. Se lui deve fare una cosa però non la vuole fare la si deve adattare. Sì, c'è una bellissima sensibilità, quindi è pure in grado di capire sul momento non è fissato con il copione, ma anzi perché poi molte volte sul set ci si accorge di cose che quando le leggi, quando erano scritte, non te ne eri accorto.



Invece l'elemento che ti ha più affascinato del suo lavoro? Ci sono tante cose....

Ce ne sono due, un paio. La prima è proprio il fatto che lui mi ha raccontato per filo e per segno tutta la storia non detta dei personaggi. Cioè lui era chiarissimo per lui dove era nato e in che modo era nato, Chi era suo padre, che era sua madre, chi era sua nonna e quando se ne era andato di casa… E questa cosa mi ha colpito molto. Poi non succede sempre. No, anzi a volte quando uno fa un ruolo anche da piccolo e non viene mai raccontato tutto, mentre lui è stato in grado di dire tutto sul personaggio. Cosa gli piace, come pensa, come lo pensa e questo mi ha colpito tantissimo. Un'altra cosa che mi ha colpito è il suo modo di raccontare le storie, perché lui ama questo modo super realistico. Tutto quello che racconta è molto reale, molto vero e pure è carico di significati simbolici.

 

Nel film riguardo alla tua scena con la Huppert qual’era l'indicazione che lui vi ha dato? Perché lascia un po' di cose irrisolte. C'è un’ambiguità…

Si, senza spoilerare troppo. Lei è questa contessa, la matrigna di Vito, del personaggio che interpreto, con cui ha un rapporto particolare che è poi il motivo per cui lui se ne è andato. Quindi lui è tornato finalmente dopo anni per affrontare il passato, per affrontare la sua matrigna e poi si lascia anche un po’ alla nostra interpretazione…




Dunque questa parte era comunque ben definita dalla sceneggiatura, dal regista?

Beh, sì, non tanto nella sceneggiatura, ma quanto nella sua testa. Lui sapeva. Mi ha detto, per esempio, che il padre, il mio padre vero, era morto da poco, che quindi la contessa era rimasta sola per questo. 

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