20 Novembre 2022
"La Costituzione è un pezzo di carta: la lascio cadere e non si muove. Perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile, bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità» (Pietro Calamandrei - discorso ai giovani sulla Costituzione, tratto dal libro “Lo Stato siamo noi”, Chiarelettere Editore, 2011).
Su "Il Dubbio" del lunedì è uscito un articolo di rara qualità sulla figura di Pietro Calamandrei. Qui il link
Intervistiamo su questo argomento Giampaolo Berni Ferretti, consigliere del Municipio 1 di Milano.
Che cosa dire a commento di questo bellissimo articolo su Pietro Calamandrei, l'avvocato, il giurista, il politico, il padre costituente?
Il primo Presidente del CNF Pietro Calamandrei ci ricorda nel suo discorso 26 gennaio 1955, richiamato dall’articolo, tutto quel furore di libertà, quell'odio contro la tirannia che animarono la vita risorgimentale e la Costituzione che nasce dalla Resistenza. Il riscatto dell' Italia. La sua parola penetrò nei cuori, promosse l'impegno e una nuova coscienza morale.
Rileggendo Calamandrei non possono non tornare alla mente Ugo Foscolo e la sua rivendicazione (nei Sepolcri) della grandezza del genio italiano, sprone e incitamento a “egregie cose”….”ed è proprio dietro a ogni articolo di questa costituzione (…ci ricorda Calamandrei…) voi dovete vedere giovani come voi, caduti combattendo, fucilati, impiccati, torturati, morti di fame nei campi di concentramento, morti in Russia, morti in Africa, morti per le strade di Milano, per le strade di Firenze, che hanno dato la vita perché la libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa carta”.
Sembrava all'inizio un intervento che demolisse la Costituzione, o sbaglio?
Aveva incominciato il suo discorso chiamando "carta morta" la Costituzione, ora al termine dello stesso, ci specifica “che non è una carta morta, questo è un testamento, un testamento di centomila morti. Se voi volete andare in pellegrinaggio”, continua Calamandrei “ andate nel luogo dove è nata la nostra costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero perché lì è nata la nostra costituzione.
…“È così bello, è così comodo: la libertà c’è. Si vive in regime di libertà, c’è altre cose da fare che interessarsi alla politica. E lo so anch’io! Il mondo è così bello, ci sono tante cose belle da vedere, da godere, oltre che occuparsi di politica. La politica non è una piacevole cosa. Però la libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare, quando si sente quel senso di asfissia che gli uomini della mia generazione hanno sentito per vent’anni, e che io auguro a voi, giovani, di non sentire mai(prosegue Calamandrei) e vi auguro di non trovarvi mai a sentire questo senso di angoscia, in quanto vi auguro di riuscire a creare voi le condizioni perché questo senso di angoscia non lo dobbiate provare mai, ricordandovi ogni giorno che sulla libertà bisogna vigilare, dando il proprio contributo alla vita politica”….
Qual'è allora il pensiero di Calamandrei?
Nelle stesse conclusioni Calamandrei testualmente ci ricorda…” alla costituzione dovete dare il vostro spirito, la vostra gioventù, farla vivere, sentirla come cosa vostra, metterci dentro il senso civico, la coscienza civica, rendersi conto- questa è una delle gioie della vita- rendersi conto che ognuno di noi nel mondo non è solo, che siamo in più, che siamo parte di un tutto, nei limiti dell’Italia e nel mondo. Ora vedete- io ho poco altro da dirvi-, in questa costituzione, di cui sentirete fare il commento nelle prossime conferenze, c’è dentro tutta la nostra storia, tutto il nostro passato. Tutti i nostri dolori, le nostre sciagure, le nostre glorie son tutti sfociati in questi articoli. E a sapere intendere, dietro questi articoli ci si sentono delle voci lontane. Quando io leggo nell’art. 2, ”l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”, o quando leggo, nell’art. 11, “l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli”, la patria italiana in mezzo alle alte patrie, dico: ma questo è Mazzini; o quando io leggo, nell’art. 8, “tutte le confessioni religiose sono ugualmente libere davanti alla legge”, ma questo è Cavour; quando io leggo, nell’art. 5, “la Repubblica una e indivisibile riconosce e promuove le autonomie locali”, ma questo è Cattaneo; o quando, nell’art. 52, io leggo, a proposito delle forze armate, ”l’ordinamento delle forze armate si informa allo spirito democratico della Repubblica” esercito di popolo, ma questo è Garibaldi; e quando leggo, all’art. 27, “non è ammessa la pena di morte”, ma questo, o studenti milanesi, è Beccaria. Grandi voci lontane, grandi nomi lontani. Ma ci sono anche umili nomi, voci recenti. Quanto sangue e quanto dolore per arrivare a questa costituzione!”
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