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Attentato Salman Rushdie: "versi satanici" o satanica censura?

"Versi Satanici" non è stato letto, purtroppo, dall’attentatore ventiquattrenne Hadi Matar americano di nascita ma di famiglia Libanese mussulmana sciita il quale nel 2018 dopo un viaggio in Libano a vent’anni, torna radicalizzato, introverso, si rinchiude in se stesso ossessivamente affascinato da Khomeini che elegge a propria guida, mettendo nel suo profilo Facebook l’immagine aggressiva e rancorosa dell’Ayatollah

17 Agosto 2022

Attentato a Salman Rushdie: "versi satanici" o satanica censura?

fonte: Imagoeconomica

Non ho letto il romanzo “Versi Satanici” di Salman Rushdie, come del resto non lo hanno letto tutti i milioni di fondamentalisti islamici che nel 1989 scesero in piazza in tutto il mondo proclamando di voler uccidere il blasfemo romanziere nei confronti del quale era stata emessa dal fondamentalista Khomeini una Fatwa di condanna a morte.

Non lo hanno letto nemmeno i compiaciuti conservatori estremisti Islamici Sciiti della rivista Iraniana Kayhan — il cui direttore è di diretta nomina dell’ayatollah Khamenei — che alla notizia del tentato omicidio dell’anziano Rushdie hanno in prima pagina scritto: «Congratulazioni a quest’uomo coraggioso e consapevole del dovere che ha attaccato l’apostata e vizioso Salman Rushdie. Baciamo la mano di colui che con un coltello lacerò il collo del nemico di Dio».

Non lo hanno letto neanche i giornalisti del quotidiano Iraniano Khorasan che orgogliosamente titolano: «Satana torna all’inferno».

Non lo ha letto, purtroppo, neppure l’attentatore ventiquattrenne Hadi Matar americano di nascita ma di famiglia Libanese mussulmana sciita il quale nel 2018 dopo un viaggio in Libano a vent’anni, torna radicalizzato, introverso, si rinchiude in se stesso ossessivamente affascinato da Khomeini che elegge a propria guida, mettendo nel suo profilo Facebook l’immagine aggressiva e rancorosa dell’Ayatollah.

Nella totale ignoranza diffusa di tale presunto sacrilego romanzo, non posso che ricercare i versetti n.19-20-21 ritenuti satanici, inizialmente contenuti nella splendida Sura n.53 AN-NAJM- LA STELLA del Corano, poi rimossi nelle versioni successive ritenuti dai dotti clerici islamici, suggeriti direttamente da Satana in persona, all’orecchio sinistro del Profeta (all’orecchio destro parlava invece l’Arcangelo Gabriele).

I versetti recitano: «19 -CHE NE PENSATE VOI DI AL-LĀT E DI AL-ʿUZZĀ -20E DI MANĀT, IL TERZO IDOLO? 21 -ECCO LE GHARĀNĪQ (CICOGNE), LA CUI INTERCESSIONE È COSA GRATA A DIO»

Chi sono le Gharaniq e perché sia sufficiente la loro rievocazione anche solo nel titolo di un romanzo, per sobillare tanto odio e violenza tra le fila degli islamisti radicali?

Semplicemente perché mettono in crisi il sistema monoteista maschilista islamico che come quello cattolico, è stato adulterato da uomini malvagi i quali per legittimare il loro ruolo e potere hanno arbitrariamente negato l’aspetto di Dio Madre benché le incarnazioni divine alle quali si riferiscono ne abbiamo ampiamente parlato.

Nel simbolismo esoterico la Cicogna rappresenta la purezza, la castità, la fedeltà e l’inizio di una nuova vita di rinnovamento spirituale ed esistenziale; tutte qualità e poteri femminili che alcuni popoli preislamici avevano identificato nelle deità Al-Lāt, Al-ʿuzzā e Manāt, ciascuna delle quali esprime un aspetto di Dio Madre e che ritroviamo specularmente in India nelle tre Madri Primordiali Shri Maha Kali la quale esprime nell’essere umano il desiderio di conoscere Dio; Shri Maha Saraswati la quale esprime nell’essere umano la creatività divina ed, infine, Maha Laxmi  la quale esprime il potere evolutivo spirituale in ciascun essere umano.

Riconoscere i tre aspetti di Dio Madre avrebbe significato sostituire in termini pratici, l’odio con l’amore; la violenza con la tolleranza; la fede cieca con la conoscenza spirituale di Dio dentro sé stessi; in altre parole avrebbe impedito il fondamentalismo islamico (come a suo tempo è stato quello cattolico) funzionale alle ambizioni materialiste ed egemoniche di alcuni Califfi.

Enigmatico in questo contesto è l’Hadith n. 2666 nel quale è riportato la citazione del Profeta secondo il quale: “Il Paradiso è sotto i Piedi delle Madri”.

Per comprendere appieno questa affermazione occorre ancora una volta ricorrere alla tradizione Induista secondo la quale i Piedi sono la parte della Divinità più accessibile all’essere umano e, quindi, la porta d’ingresso al paradiso allorché il devoto abbia raggiunto purezza ed equilibrio interiore tali da poter percepire la beatitudine divina. E, pertanto, solo ai Piedi delle tre Madri Primordiali è possibile sperimentare la promessa contenuta nel Corano.

Non possiamo, quindi, che augurare a tutto il mondo mussulmano ma anche alle altre due religioni monoteistiche maschiliste (Ebraismo e Cattolicesimo insieme alle varie derivazioni) di poter riscoprire le tre Madri Primordiali  l’intercessione della quali non è solo grata a Dio ma rappresenta l’unico modo per ciascun essere umano ( prescindere dalla appartenenza religiosa) di evolvere spiritualmente e sperimentare una vita in sintonia spontanea anche con gli autentici precetti islamici, ebraici e cristiani ai quali è estranea ogni Fatwa di morte non conoscendo altro che Amore Puro come Shri Mataji Nirmala Devi ha cercato di diffondere durante la Sua vita terrena.

Di Giuseppe Filippo Papik Geraci

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