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Carlo Ratti (urbanista): "Il recente sviluppo urbano di Milano è incoraggiante, la metropoli continui sulla strada dell’internazionalizzazione"

Carlo Ratti, urbanista e professore al Massachusetts Institute of Technology di Boston, da dove dirige il Senseable City Lab, è stato intervistato da Il Giornale d'Italia riguardo alla complessa situazione urbanistica di Milano

18 Dicembre 2025

Carlo Ratti (urbanista): "Il recente sviluppo urbano di Milano è incoraggiante: la metropoli continui sulla strada dell’internazionalizzazione"

Carlo Ratti

Carlo Ratti, urbanista e professore al Massachusetts Institute of Technology di Boston da dove dirige il Senseable City Lab, è stato intervistato da Il Giornale d'Italia riguardo alla situazione urbanistica di Milano e al futuro della capitale lombarda.

Come valuta l'attuale situazione urbanistica di Milano?

Lo sviluppo urbano recente di Milano si è mosso in modo costante e, per molti aspetti, incoraggiante. CityLife e Porta Nuova erano vuoti difficili da colmare e oggi appaiono come parti vive della città, luoghi che si attraversano senza più pensare a ciò che erano un tempo. Il cambiamento è avvenuto attraverso molte piccole decisioni che, nel tempo, hanno modificato il funzionamento di questi quartieri. Milano continua ad aggiustare la propria forma in questo modo, strato dopo strato.

Secondo lei, la situazione di Milano dovrebbe essere gestita a livello centrale da Roma?

Penso che il governo centrale debba garantire a Milano, come a tutte le altre città, strumenti normativi chiari e stabili per la gestione urbana.

Quali sono i principali motivi che lo hanno spinto a ritirare la firma per il campus della Statale a Mind?

Nel tempo sono state introdotte modifiche che hanno cambiato in modo profondo il progetto. A un certo punto non mi riconoscevo più in quella visione, e fare un passo indietro è stata l’unica scelta onesta.

Quale tipo di edilizia andrebbe incentivata?


Continuare sulla strada della riconversione e della rigenerazione urbana.

Secondo lei, come sarà Milano tra 10 anni?

Dipenderà da noi. Come scriveva Karl Popper, il futuro non è qualcosa da prevedere, ma da costruire insieme. Personalmente mi piace immaginare una Milano che continui sulla strada dell’apertura e dell’internazionalizzazione. Sta già assumendo il ruolo di laboratorio europeo per nuove forme di relazione tra città e natura. Mi auguro che questa direzione venga rafforzata nel prossimo decennio.

Come è possibile attirare business estero e italiano ma, dall'altra parte, mantenere la città accessibile, soprattutto per gli studenti?

Non solo è possibile, ma è doveroso. Una città che si chiude in sé stessa inevitabilmente muore. Fin dalle loro origini, diecimila anni fa, le città sono luoghi di scambio e di incontro. In particolare Milano — Mediolanum, la terra di mezzo — nasce come spazio di connessione. Fondamentale tuttavia coinvolgere i cittadini in questi processi.

Quale progetto vorrebbe realizzare per la capitale lombarda?

Siamo già coinvolti in diversi progetti a Milano, come VITAE accanto a Fondazione Prada. Se dovessi immaginare qualcosa di nuovo, penserei a uno spazio pubblico. Fin dalle origini delle città, è nello spazio pubblico che si forma la civitas, la comunità dei cittadini.

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