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Viareggio, riapre la locale sinagoga restaurata anche grazie ai fondi donati da Emanuele Filiberto di Savoia. “Le scuse per le leggi razziali sono arrivate dopo troppi anni di silenzio” ammise il Principe

Dopo 8 anni di chiusura causa inagibilità, la sinagoga di Viareggio è stata ristrutturata. Domenica 21 dicembre l'apertura per la festa ebraica di Hanukkah

18 Dicembre 2025

Emanuele Filiberto di Savoia con la Regina Maria Josè

Emanuele Filiberto di Savoia con la Regina Maria Josè

Riapre la sinagoga di Viareggio restaurata anche grazie ai fondi donati da Emanuele Filiberto di Savoia

Dopo le scuse, i fatti. Le scuse sono quelle pronunciate da Emanuele Filiberto di Savoia che, rivolgendosi alla Comunità ebraica, ha più volte criticato le famigerate leggi razziali promulgate dal parlamento italiano nel 1938 e controfirmate dal bisnonno Vittorio Emanuele III. I fatti risalgono a poco tempo fa, quando alla comunità ebraica di Viareggio è arrivato un lauto assegno – non è dato sapere quanto - per la riapertura della locale sinagoga chiusa da quasi 10 anni a causa di infiltrazioni d’acqua. La sinagoga di Viareggio torna dunque, dopo anni di lavori, come luogo di culto attivo. L’intervento di sistemazione della struttura, pesantemente danneggiata da infiltrazioni, infatti è stato finanziato anche grazie alla donazione del Principe Emanuele Filiberto di Savoia effettuata nel 2021, appena venuto a conoscenza delle problematiche di agibilità dei locali. “Riportare in attività un luogo di identità e cultura è sempre un traguardo di civiltà ed evoluzione - sottolinea l’erede sabaudo - e verrò a visitare presto la sinagoga di Viareggio che torna punto di riferimento grazie alla profonda volontà di una comunità. A cui oggi si deve ancora rispetto e solidale vicinanza per le ferite che si trova a sostenere nonostante l’evoluzione del tempo e la maturazione delle culture. Il recentissimo attentato di Sydney durante i festeggiamenti per Hanukkah è purtroppo un pesante e deludente riscontro di quanto ancora l’antisemitismo sia radicato in menti folli: l’odio ha trasformato una festa pubblica in un campo di sterminio. Minando il rispetto dei popoli, delle tradizioni, delle appartenenze. Ecco che l’apertura di una sinagoga assume un valore ancora più alto: traduce una volontà di resilienza, di non chinare il capo di fronte alla violenza e si fa interprete di un’umanità che rigetta l’odio razziale e crede nella possibilità di imporre rispetto. Sono vicino alla comunità ebraica di Viareggio e auspico un incontro dato che oggi più che mai rappresenta la preziosa memoria che sa trasformarsi in forza”. Le scuse per le leggi razziali erano arrivate da Casa Savoia, in particolare da Emanuele Filiberto, nel 2021, in occasione del Giorno della memoria, istituito per ricordare le discriminazioni e le deportazioni ebraiche ad opera del Governo fascista guidato da Benito Mussolini il quale, volendo compiacere l’alleato tedesco, impose delle pesanti restrizioni agli appartenenti di religione ebraica. Molti studenti furono espulsi dalle scuole pubbliche del Regno, così come i docenti universitari che si ritrovarono senza una cattedra dove insegnare, gli intellettuali espulsi dalle accademie più prestigiose con la complicità dell’intero ceto colto italiano, i magistrati rimossi dal servizio, gli impiegati pubblici rimasti senza lavoro. In quell'occasione Emanuele Filiberto aveva preso l'impegno di portare avanti un percorso di riconciliazione con la comunità ebraica. Si tratterebbe, quindi, del primo gesto concreto in questa direzione. “Mi tengo sempre informato su cosa succede in Italia, grazie alla presenza capillare dei delegati degli Ordini Dinastici di Casa Savoia - spiega Emanuele Filiberto – il delegato provinciale di Lucca, Alessandro Santini, mi ha segnalato che era stata aperta una sottoscrizione per finanziare i lavori alla sinagoga di Viareggio. Ho dato un piccolo contributo che spero sia utile allo scopo. E verrò sicuramente a visitare il luogo di culto appena verrà riaperto”. Prima di Emanuele Filiberto, l’unica figura della famiglia reale che aveva espresso fin dall’inizio tutto il suo sconcerto per le leggi “in difesa della razza” era stata la Regina Maria José, madre di Vittorio Emanuele e moglie di Umberto II. L’ultima regina”  – si sa – era convintamente antifascista. E quando i provvedimenti vennero approvati volò a Lucerna a rendere omaggio a Toscanini, il maestro che definì quelle norme “roba da Medio Evo”.

 

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