30 Luglio 2022
fonte: pixabay
Era già passato quasi un anno da quando Giulio aveva
chiuso i rapporti con la sua azienda e si era tuffato, con il
massimo dell’entusiasmo, nella nuova sfida propostagli da
un vecchio collega. Con il lavoro aveva anche modificato i
suoi itinerari mattutini; niente più nebbiose e affollate autostrade, caselli ed esasperanti code, adesso per raggiungere l’ufficio percorreva il lungo viale alberato che dal
centro lo portava al confine sud della città, dove si trovavano gli uffici della nuova azienda. Per un anno aveva osservato il paesaggio cambiare secondo le stagioni:
l’uggioso inverno, con la fredda nebbiolina che tutto ovattava e che tutto ingrigiva, gli alberi spogli, ridotti in scheletri amorfi, e anche la gente, cupa e chiusa in se stessa.
tuttavia, quel clima deprimente non era mai stato capace
di intaccare la passione di Giulio per il nuovo lavoro. La timida primavera e poi la torrida estate riempivano di ombrose foglie gli antichi alberi del viale, rendendolo un’oasi
di frescura per anziani e bambini. anche a Giulio, qualche
volta era venuta voglia di fermarsi e godersi l’ombra di
quei robusti alberi, in cerca di refrigerio e per rigenerare i
suoi pensieri: il tempo magari per una sigaretta, un aggiornamento all’agenda, una telefonata.
La lunga strada alberata, alla fine, sfociava in una rotonda sempre affollatissima, punto nevralgico del traffico
che entrava e usciva dalla città, lì Giulio avrebbe dovuto
svoltare a sinistra, superare un semaforo e percorrere un
altro rettilineo che lo avrebbe portato alla sua destinazione.
Quella mattina di fine novembre non prometteva nulla di buono… lo stereotipo di una giornata invernale milanese accolse Giulio all’uscita dall’abitazione: tutto era grigio, incolore, come le persone, come il suo umore, il freddo
pungente cacciò via gli ultimi residui del tepore che si portava da casa, riempiendo i suoi polmoni di aria malsana.
Bastava questo per fargli iniziare male la giornata, a fargli
rimpiangere il clima della sua lontana Sicilia, e il ricordo
sempre struggente dei suoi panorami, del suo mare, dei
suoi colori e dei suoi profumi.
arrivato in fondo al viale alberato, Giulio si accodò al
traffico che ruotava intorno alla rotonda; solo qualche decina di metri, poi il semaforo rosso arrestò la sua marcia.
L’insistente e stridula voce di un clacson che proveniva
dalla sua sinistra, lo distolse dai suoi grigi pensieri attirando la sua attenzione, volse lo sguardo in direzione del
suono; accanto alla sua auto, quasi incollata, un’apecar
guidata da un ragazzo che pestava ancora sul clacson cercando di attirare la sua attenzione; attraverso il finestrino
chiuso, notò che il giovanotto si rivolgeva proprio a lui agitando la sua mano, accompagnata da un sorriso entusiastico, in segno di saluto. “Mi avrà certamente scambiato
per qualcun altro” pensò Giulio chiuso nel fumoso tepore
della sua auto; rispose, solo per cortesia, al saluto con un
identico gesto della mano appena accennato. Questo sembrò non bastare al ragazzo, che, incoraggiato dal saluto ricambiato, diede sfogo al suo impeto continuando a
martoriare il clacson, mentre, facendo roteare il braccio, lo
invitava a tirare giù il finestrino. Questa insistenza lo incuriosì e lo fece insospettire; di sicuro non lo aveva scambiato
per un altro, e questa certezza gli faceva sentire odore di
bruciato. Stette al gioco, e tirò giù il finestrino...” Ciao!
Come stai?” esordì immediatamente il ragazzo, “ti ricordi
di me, vero… ti portavo la frutta a casa… e la signora come
sta?”.
niente di quello che aveva detto corrispondeva minimamente alla verità, quella faccia, a Giulio, gli era totalmente sconosciuta e non aveva mai ordinato alcunché a
domicilio.
“Certamente!”, rispose Giulio assecondandolo; adesso
voleva vederci chiaro, capire quale fosse il vero obiettivo
del ragazzo, il cui accento napoletano, in questo frangente,
non diventava un’attenuante a suo favore. il tipo continuò
per qualche momento con i suoi convenevoli, i saluti, esprimendo la contentezza per quell’incontro casuale, poi,
quando il semaforo passò al verde, lo pregò, a gesti, di fermarsi appena possibile. La curiosità di Giulio salì al massimo, intuiva l’artificiosità di tutta quella messinscena,
l’esagerato entusiasmo per quell’incontro casuale, la falsità
di quelle affermazioni. annui con la testa, superò il semaforo e dopo qualche decina di metri, nel primo spiazzo libero, accostò l’auto subito dietro l’apecar, che notò, era
carica di cassette di frutta e verdura. Un ragazzone sui venticinque anni emerse dal piccolo abitacolo sfoggiando un
sorriso così gioioso come se, al posto di Giulio, avesse incontrato un idolo della canzone neomelodica o un famoso
calciatore; anche Giulio abbandonò il suo caldo abitacolo
per ricevere una stretta di mano così calorosa ed energica
da fargli dolere tutte le falangi. Continuò, senza mollare la
stretta, manifestando il dispiacere per non avere potuto più
servirli, raccomandandosi di portare i suoi saluti alla moglie, della quale ne magnificava in continuazione la simpatia, la generosità e la bellezza. Poi, mollò finalmente la
mano di Giulio, “Sono veramente così contento di averti
incontrato che desidero farti un regalo…”. Si diresse verso
il cassone stracolmo del suo veicolo, afferrò una cassetta ricolma di lucide zucchine verdi, invitandolo ad aprire il
portabagagli dove, sul fondo, poggiò accuratamente il suo
vegetale regalo. Giulio ringraziò mentre l’altro continuava
la sua chiacchiera ininterrotta e depistatrice; poi un nuovo
riflusso di gioia si materializzò in una cassetta di candidi
finocchi che accostò ordinatamente accanto all’altra già nel
cofano. Dopo una terza cassetta di mele rosse, alla quarta,
zeppa di robusti porri, il ragazzo cambiò espressione; il sorriso scomparve, soppiantato da quell’espressione di falsa
umiltà di chi deve chiedere, e con freddezza sbrigativa
disse a Giulio “bene adesso devo proprio scappare… allora
le zucchine, come ti ho detto, te le regalo, il resto fa 50.000
lire”. Ecco! adesso era tutto chiaro, Giulio se lo aspettava
ed era preparato. afferrò una alla volta le ultime tre cassette, lasciando in auto solo quella con le zucchine, le risistemò con cura sul cassone insieme con le altre e con un
sorriso di circostanza, candidamente e un po’ dispiaciuto,
gli disse che accettava con piacere il suo omaggio, ma che
del resto non sapeva cosa farsene. Richiuse il cofano, salutò
il ragazzo, che preso in contropiede non ebbe nessuna reazione, salì in auto e ripartì.
Quella grigia giornata aveva preso un po’ di colore con
quel fuori programma, Giulio si era divertito a ribaltare a
suo favore quel tentativo di vendita d’assalto. Era, in ogni
caso, una tecnica che lo aveva incuriosito e che aveva acceso il suo interesse di venditore professionista; una strategia d’attacco che, ne era convinto, disorientando i malcapitati e facendoli cadere in trappola, portava i suoi frutti.
non era certo stata una giornata fortunata per il ragazzo
incontrare proprio lui, ma ogni impresa, si sa, comporta dei
rischi solo in parte valutabili, degli imprevedibili eventi che
cambiano i nostri piani, delle contingenze che non giocano
a nostro favore. Giulio lo sapeva bene, era la sua professione, un mestiere fatto d’incertezze, di sforzi non ripagati,
di delusioni, di ansie. Di tenacia. il ragazzo si sarebbe rifatto con il prossimo incontro, ne era certo, perché Giulio
aveva riconosciuto in lui quel quid che fa di una persona
normale un venditore; magari avrebbe riflettuto un po’ su
quanto gli era accaduto, sul quel signore, dalla faccia apparentemente innocua e ingenua, che gli aveva dato corda
fino alla fine ma che poi aveva scombinato i suoi programmi.
P.S. Qualche tempo dopo Giulio raccontò l’episodio all’ex moglie, anche lei nel mondo delle vendite, descrivendolo come un magistrale esempio di vendita aggressiva,
studiandone la singolare tecnica e i probabili risultati.
Qualche settimana dopo il suo racconto, ricevette una
telefonata dalla donna, che, rievocando l’episodio, gli chiedeva informazioni sul ragazzo, specialmente sulla sua fisionomia e sul suo accento. Dopo una lunga e sonora risata,
la donna gli raccontò come la stessa storia fosse successa,
qualche giorno prima, al suo detestato capo, che, contrariamente a Giulio, si era ritrovato con il portabagagli traboccante di frutta e di verdura e 50.000 lire in meno in tasca!
Di Pippo Donato
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