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Elio Marchegiani, inaugura a Portofino la mostra “Quando l’uomo sapiens non prendeva ancora granchi”

“Quando l’uomo sapiens non prendeva ancora granchi” di Elio Marchegiani sarà inaugurata presso il Castello Brown di Portofino sabato 26 Giugno 2021 alle ore 18.30

25 Giugno 2021

Elio Marchegiani, inaugura a Portofino la mostra  “Quando l’uomo sapiens non prendeva ancora granchi”

Elio Marchegiani (fonte: sito web dell'artista)

La mostra, che resterà aperta al pubblico presso il Castello Brown di Portofino fino a fine Luglio con gli orari di visita al Castello, è curata da Daniele Crippa, con l’indispensabile supporto di Carola Pandolfo Marchegiani e dell’Archivio Marchegiani.

Queste le parole del curatore Daniele Crippa nella nota stampa di presentazione dell'evento: 

Il rinnovato vento di “Portofino Città di cultura” porterà al Castello Brown un grande del nostro contemporaneo, Elio Marchegiani. Quanti ricordi sono legati alle sale del Castello che mi riempiono di orgoglio. Era il 1977 quando, con la Galleria Civica di Portofino, iniziai a ospitare in quelle sale, importanti promesse del mondo dell’arte.

Fino ai primi anni 90 si succedettero artisti come Vedova, Agnetti, Manzoni, Costa, Rotella, Venet, Arman, Dova, Schifano, Pozzati, Angeli, Parmiggiani, Mitoraj, Pomodoro, Vigo ed altri che ora sono considerati indiscussi maestri della nostra storia dell’arte.
Iniziare un nuovo percorso al Castello Brown con un maestro del livello di Elio Marchegiani, non può che consacrare ulteriormente quella sede così affascinante.
Difficile è parlare di un artista del quale già tanto, forse troppo, in più di sessanta anni di attività, si è scritto sulla sua arte. Posso parlare però di lui, con il quale ho avuto un rapporto più personale di quello che normalmente c’è tra un artista e un
critico. Tanti tanti anni fa gli portai una foto un poco ingiallita di un suo lavoro che aveva realizzato usufruendo di un luogo indispensabile per quella creazione. Si trattava di un’azienda della mia famiglia, la “Uno Surgelati d’Italia”, dove lui realizzò l’opera dal titolo “Il Pensiero Surgelato” nella quale raffigura, per sempre insieme bloccati dal gelo perenne, la Bibbia e i Pensieri di Mao. Correva l’anno 1970 e da allora io, imberbe giovane attratto dal magico mondo dell’arte, mi fregio della sua amicizia. Già da allora l’artista poneva la propria attenzione su quella che era la sua visione del mondo, sulla sua intenzione di proporre una filosofia della vita e di abolizione dell’antinomia tra teoria e pratica. Eraclito diceva che non ci si può bagnare due volte nello stesso fiume, parole che il nostro artista ha ben presenti avendo sempre continuato ad essere immerso nello stesso. Ma quale? A mio parere Marchegiani è l’unico che da sempre ha mantenuto viva la fiamma di quella rivoluzione visiva ed intellettuale nata nel primo decennio del secolo passato grazie al Dada, corrente culturale- rivoluzionaria, nella quale l’angolo visuale di percezione veniva cambiato, al fine di de-contestualizzare e spaesare l’oggetto, che da uso del quotidiano diventava
opera d’arte, grazie alla consacrazione effettuata dall’artista: nasceva così il Readymade. Dalla pittura retinica alla pittura mentale Elio Marchegiani ha saputo farne una propria continua filosofia di vita, facendone il perno teorico e di prassi
dell’avanguardia contemporanea, mantenendo viva quella rivoluzione culturale nata più di cento anni fa, riuscendo ad affermare il concetto che l’artista sa fondere nella sua opera il credo dei poeti e dei letterati, ribaltando, cosa che il sempre giovane Elio ama, l’anormalità con cui viene considerata la figura dell’artista.

La sua avventura della vita è stata quella di capovolgere l’ovvietà e la banalità di una certa espressione artistica legata ad un dato concetto di ordine, a favore di quel radicale rinnovamento, privilegio di pochi, creando opere che fanno riflettere. La sua stella cometa ha attraversato quel magico mondo che da tanti anni mi affascina attraverso incursioni nell’informale, nel pop, nell’optical, nel concettuale, nel figurativo e pure attraverso la performance e continuando la propria coerenza artistica, cara al readymade, creando arte, interloquendo con gomme, lavagne, pergamene, intonaci e dal suo mondo alchemico, nasce l’oro. Egli crea da sempre mandala attraverso luci, voci, cristalli e fossili per arricchire tutti noi. 
Le sue opere sono già mentalmente da lui prodotte prima di essere create, e oggi ci coinvolge presentando “Quando l’uomo sapiens non prendeva ancora granchi”.
Credo sia corretto terminare con le parole di Elio trovate tra tanto di quanto ha detto e scritto: “Voglio ripetere a chi legge quanto, da sempre, ho sostenuto: l’Arte è una Scienza esatta che ha avuto la fortuna di non esserlo, nella mia presunzione del
fare per far pensare”.
Alcuni anni fa al Museo del Novecento in Milano, in occasione del Premio Internazionale Montale Fuori di Casa conferito a me, a Arturo Schwarz e a Nanda Vigo, parlando del lavoro di Elio, ebbi il piacere di ascoltare dalle labbra di un
grande come Arturo la frase “è degno figlio di Duchamp” .
 

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