14 Maggio 2021
Picasso, Ritratto di Marie Therese Walter 1932
103 milioni di dollari e Picasso torna il re delle aste dopo i 90 milioni di euro pagati all’asta di Christie’s New York il giorno prima per un dipinto del 1983 di Jean-Michel Basquiat (1960-1988) ossia 93.105.000 dollari. Il quadro di Picasso ‘ritratto di Marie-Thérèse Walter’, del 1932, che era stato descritto in numerose pubblicazioni, è nello stile che ha reso famoso il pittore spagnolo, e potrebbe da solo tenere aperto un museo. "Non c'è dubbio", dichiarò William Rubin, "che il 1932 segna l'apice dell'intensità e del successo febbrili, un anno di capolavori estatici che raggiungono un nuovo e insolito vertice sia nella sua pittura che nella scultura" ( Picasso and Portraiture: Representation and Transformation , catalogo mostra, The Museum of Modern Art, New York, 1996, p. 361). Picasso aveva dedicato molto tempo alla modella che era stata rappresentata in numero sculture in gesso, presenti in musei di Parigi e New York, volendo evocare la scultura classica ma a modo suo, tutto a ridosso dello scoppio della seconda guerra mondiale.
Basquiat, "In this Case"
Per quanto riguarda Basquiat, il quadro dal titolo “In This Case” dipinto ad acrilico e olio su tela di (197,8 x 187,3 cm.) con segni di difficile interpretazione (si riconosce un improbabile teschio su fondo rosso), in passato proprietà della maison Louis Vuitton che lo espose nella sua location di Parigi, passato poi di galleria in galleria, inizialmente proveniente dalla galleria Bruno Bischofberger in Svizzera, poi Templon di Parigi e infine Gagosian di New York, esposto dapprima al museo d’arte contemporanea di Lugano nel 2005 poi nel 2007 alla Triennale di Milano, per poi finire a New York. Secondo il quotidiano italiano la Repubblica, il quadro è stato offerto da Giancarlo Giammetti il collezionista e co-fondatore con Valentino Garavani della maison Valentino anche se la casa d’aste, consultata dallo scrivente, per via delle sue regole non può svelare né l’offerente nè l’acquirente del lotto.
Nell’asta che si è tenuta l’11 maggio scorso (21st Century Evening Sale) sono stati anche battuti con una media nell’ordine dei milioni di euro, 39 lotti. Il lotto venduto a meno è stata una stampa (110.8 x 136.5 cm.) dal titolo ‘Cremaster’, serie di happening filmati avvenuti a New York, dell’artista ormai storicizzato Matthew Barney (1967), performer di San Francisco (Usa), per 162.000 dollari. L’opera che desta maggior interesse dopo quella di Basquiat è l’immagine digitale (crypto arte) proveniente dal collettivo Larva Labs, senza intermediazione di galleria, andato venduto a 16 milioni di dollari (tit. ‘9 cryptopunk’, coniati il 23 giugno 2017 grande 24 pixel x 24). Sono andati invenduti solo un paio di quadri, stimati c.a 10 milioni di euro a testa di Condo e Wool. Quello che lascia perplessi è la grande differenza tra le aste nostrane e quelle di area anglosassone, si pensi che la somma delle aggiudicazioni della prima e della seconda asta del 12 e 13 maggio che si aggira sui 600 milioni di dollari, mentre l’ultima asta di arte contemporanea italiana da Christie’s Milano composta da 96 lotti dal titolo ‘Reborn: modern and contemporary’, ha totalizzato solo c.a 1 milione e mezzo di euro pur con la presenza di opere di esponenti della Transavanguardia, della Scuola romana, artisti degli anni ‘60 come Schifano, Angeli, Pomodoro, Capogrossi, Nitch e alcune ceramiche di Picasso e Fontana; l’opera più costosa è stata quella di Xiaodong Liu (1963), artista e cineasta cinese vivente, pezzo proveniente inizialmente dalla galleria milanese di Massimo De Carlo, aggiudicato a 118.750 euro, un ritratto olio su tela, figurativo moderno, ovale di medie dimensioni mentre hanno ottenuto risultati nella norma e in alcuni casi non esaltanti le opere degli altri partecipanti, comunque confermando le stime.
Per quanto riguarda l’Italia, le altre aste hanno visto una importante aggiudicazione di Alighiero Boetti a c.a 4,5 milioni all’asta del 20th Century Evening Sale di New York dove è andato all’asta un grande arazzo realizzato (da maestranze) a Kabul in Afghanistan nel 1982 e stimato dai 2 ai 3,5 milioni di dollari e in precedenza ad aprile un piccolo arazzo 98x91cm a 600.000 sterline da Phillips a Londra (16 aprile). Altri artisti sono andati venduti a cifre stratosferiche, Monet a 48 milioni, Van Gogh 37, Rothko 38, Mondrian 26. Si pensi solamente che con i 93 milioni spesi per Basquiat si sarebbero potuti finanziare per 10 anni 450 artisti 20.000 euro all’anno, cosa che rende le politiche attuali quantomeno risibili.
Difficile immaginare le ripercussioni di tali risultati sul mondo culturale italiano, quando ancora si discute di come tutelare il patrimonio culturale e della gestione dei musei, non solo quelli di arte contemporanea. Probabilmente in un clima in cui i prezzi dei grandi maestri sono abbordabili (eccezion fatta per alcuni) alcuni musei approfitteranno per acquisirne e per darsi un’identità più forte, soprattutto negli Stati Uniti e negli Emirati arabi, mentre l’Europa sembra satura della sua identità antiquariale, se non disinteressata a questi movimenti. Per l’Italia che ha avuto sempre difficoltà a fare i conti col suo passato sia storico che artistico, sembra che la massima attenzione venga data alla tutela del patrimonio archeologico, rischiando di tagliare fuori l’Italia da un mondo dell’arte moderna e contemporanea di cui ha sempre fatto parte.
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