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Omicidio Sharon Verzeni, chiesto ergastolo per Moussa Sangare da Procura di Bergamo, il pm: "Vita di una persona spezzata per un capriccio"

La Procura di Bergamo chiede l’ergastolo per Moussa Sangare: premeditazione, futili motivi e minorata difesa nell’omicidio di Sharon Verzeni

16 Dicembre 2025

Omicidio Sharon Verzeni, Moussa Sangare interrogato in carcere, la sorella: "3 denunce per violenza, ma nessuno ci ha ascoltati"

Moussa Sangare, fonte: Facebook, @Angelo Ciocca

Per l'omicidio di Sharon Verzeni, avvenuto nel 2024, la Procura di Bergamo ha chiesto l'ergastolo per l'unico imputato, il 30enne Moussa Sangare. Il pubblico ministero ha denunciato nella sua requisitoria la piena responsabilità dell'uomo, che avrebbe "spezzato la vita di una persona per un capriccio personale".

Omicidio Sharon Verzeni, chiesto ergastolo per Moussa Sangare da Procura di Bergamo, il pm: "Vita di una persona spezzata per un capriccio"

La Procura di Bergamo ha chiesto la condanna all’ergastolo per Moussa Sangare, il 30enne imputato per l’omicidio di Sharon Verzeni, la barista di 33 anni uccisa a coltellate la notte tra il 29 e il 30 luglio 2024 a Terno d’Isola. Nella requisitoria davanti alla Corte d’Assise, il pm Emanuele Marchisio ha sostenuto la piena responsabilità dell’imputato, contestando le aggravanti della premeditazione, della minorata difesa e dei futili motivi, definiti “giganteschi” per la loro totale assenza di logica.

Non mancano le prove, ma le parole per descrivere un delitto assurdo: una vita spezzata per un capriccio”, ha affermato il magistrato. Durante l’udienza Sangare, inizialmente reo confesso e poi ritrattante, ha tentato di intervenire, venendo però fermato dal pm con un secco: “Stia zitto, ora parlo io”.

Secondo la ricostruzione dell’accusa, Sharon Verzeni era uscita di casa poco dopo mezzanotte per una passeggiata. In via Castegnate, alle 00:52, sarebbe stata colpita alle spalle con quattro coltellate. Trasportata d’urgenza all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, è morta poco dopo. Le telecamere di sorveglianza non hanno ripreso l’aggressione, ma hanno inquadrato un uomo in bicicletta allontanarsi rapidamente dalla zona.

Sangare è stato arrestato il 29 agosto 2024, dopo un mese di indagini. Nel primo interrogatorio aveva confessato: “L’ho vista e l’ho uccisa”, aggiungendo di essere uscito quella sera con quattro coltelli e l’intenzione di “eliminare qualcuno”. In seguito ha ritrattato, sostenendo di aver confessato sotto stress e fornendo una versione alternativa dei fatti. Tuttavia, per la Procura, le prove restano schiaccianti: i filmati che lo collocano sul luogo del delitto, le tracce di Dna della vittima sulla sua bicicletta e il tentativo di disfarsi degli abiti gettandoli nel fiume. Il coltello, invece, lo avrebbe conservato “come ricordo”.

Sottoposto a perizia psichiatrica, Sangare è stato giudicato capace di intendere e di volere. Il pm ha escluso qualsiasi attenuante, sottolineando l’assenza di pentimento e ricordando precedenti condanne per maltrattamenti contro la madre e la sorella. La sentenza della Corte d’Assise di Bergamo è attesa per il 12 gennaio.

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