09 Settembre 2024
Moussa Sangare è stato filmato in bicicletta 22 minuti dopo l'omicidio di Sharon Verzeni mentre "correva verso casa cercando di nascondersi dai passanti". Nel video si vede il killer fermarsi a una rotonda mentre passava un'auto dalla quale "cercava di nascondersi", come rivelato dal gip. Quando la vettura è andata via, lui ha cominciato a pedalare velocemente prendendo la rotonda contromano.
All'una, 12 minuti e 19 secondi del 30 aprile 2024, Moussa Sangare pedalava velocemente per andare a casa dopo l'omicidio di Sharon Verzeni, passando attraverso i campi per non essere visto, come da lui stesso rivelato nell'interrogatorio. Tuttavia erano passati 22 minuti dalle quattro coltellate inferte alla vittima quando, in sella alla sua bici, è arrivato alla rotatoria di via XXV Aprile, a Chignolo d'Isola, dove una telecamera di sorveglianza lo ha immortalato nella fuga.
Nel video si vede lui rallentare alla rotonda mentre passa un'auto. Il 29enne si ferma e si gira dalla parte opposta rispetto al guidatore "con l'intento di nascondersi dai passanti", come riferito dal gip. Appena il veicolo prosegue e va via, Sangare inizia a pedalare velocemente verso casa.
In quel momento, i primi soccorritori stavano cercando di salvare la vita alla 33enne, agonizzante sul marciapiede di via Castegnate, a Terno d'Isola, mentre lui sfrecciava con il coltello insanguinato nello zaino verso Suisio, dove da circa un mese abita in un appartamento occupato abusivamente. La stessa casa da cui era stato allontanato da sua madre e sua sorella, le quali lo hanno denunciato per maltrattamenti.
Nell'interrogatorio, Moussa ha dichiarato di aver pedalato attraverso i campi per evitare telecamere della zona. Tuttavia ha commesso un errore a Chignolo d'Isola, dove una telecamera lo ha immortalato a una rotatoria mentre bloccava la corsa velocissima in bici nel momento in cui la strada veniva illuminata dai fari di un'auto che sembrava andare dritta verso di lui. Il 29enne si ferma, appoggia il piede sinistro, gira la faccia nella direzione opposta a quella della macchina e poi la guarda, forse per controllare se gli occupanti si siano resi conto di lui. Quando l'utilitaria lo supera e prosegue per la sua strada, Moussa riprende la fuga.
Sangare non si è accorto che proprio nella direzione in cui lui si è voltato per non essere visto, c'era una telecamera. Quelle immagini sono state descritte anche nell'ordinanza di custodia cautelare della gip Raffaella Mascarino. La gip ha evidenziato come questi fotogrammi, particolarmente nitidi, siamo di grande aiuto ai carabinieri del Nucleo investigativo, che hanno ricostruito l'intero tragitto fatto dal ragazzo quella notte. Grazie a quei filmati, gli investigatori hanno potuto notare bene le caratteristiche fisiche di Sangare, il suo abbigliamento con jeans chiari, scarpe da ginnastica, maglia a maniche corte, zaino nero e la mountain bike sulla quale viaggiava.
Inoltre il giudice evidenzia come sia di "pregnante di significato", in chiave accusatoria, la mossa di Sangare di fermarsi per evitare di essere riconosciuto dai passanti in macchina. Denoterebbe lucidità nelle fasi successive al delitto. "La visione del filmato consente di apprezzare - si legge nell'ordinanza - come, assai significativamente, il Sangare si giri (inconsapevolmente) verso la telecamera nell'atto di dare le spalle ad una vettura che stava transitando nei pressi della rotonda da lui percorsa; la condotta appare volontaria (...) e di pregnante significato, essendo stata posta in essere, all'evidenza, per non farsi riconoscere dagli occupanti dell'autovettura pochi minuti dopo avere commesso l'omicidio di Sharon Verzeni".
"Non ero focalizzato sulle macchine attorno, non ricordo perché, dopo avere incrociato una macchina, ho girato la faccia dall'altro lato", ha affermato Sangare nell'interrogatorio, quasi negando la volontà di nascondersi evidenziata dal gip. Tuttavia è lui stesso ad ammettere successivamente di avere attraversato i campi per evitare impianti di videosorveglianza e di essere tornato sui suoi passi, lasciando temporaneamente il coltello in un prato, quando, "alla pensilina di Chignolo", si è reso conto di avere perso il berretto di lana ed è andato a recuperarlo.
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