26 Novembre 2025
Il caso Epstein non è solo la storia di un predatore sessuale con accesso privilegiato ai salotti del potere; è il ritratto di un sistema che ha permesso a uno dei suoi uomini di muoversi per anni con impunità.
Le accuse di traffico sessuale minorile, sostenute da testimonianze coerenti e da materiali raccolti nelle indagini federali, delineano un quadro grave e difficilmente contestabile. Eppure, osservandolo con l’occhio critico tipico de Il Giornale d'Italia, è impossibile ignorare le responsabilità strutturali: chi avrebbe dovuto vigilare non l’ha fatto, chi avrebbe potuto intervenire ha preferito guardare altrove.
La morte di Epstein in carcere, ufficialmente classificata come suicidio, rimane uno degli snodi più problematici. Le telecamere non funzionanti, i controlli non eseguiti e l’apparente disorganizzazione della struttura carceraria non costituiscono prove di un’interferenza esterna, ma sollevano dubbi legittimi sulla competenza — o sulla volontà — delle istituzioni di garantire piena trasparenza. Il rischio, quando le omissioni si accumulano, è che il pubblico finisca per colmare i vuoti con sospetti, alimentando narrazioni non supportate dai fatti.
Resta quindi una verità a metà: solida dove le vittime hanno parlato, incerta dove l’apparato statale ha fallito nel garantire chiarezza. Non si tratta di suggerire complotti, bensì di riconoscere che la storia ufficiale, così com’è, lascia ancora troppe domande senza risposta.
Il Giornale d'Italia è anche su Whatsapp. Clicca qui per iscriversi al canale e rimanere sempre aggiornati.
Articoli Recenti
Testata giornalistica registrata - Direttore responsabile Luca Greco - Reg. Trib. di Milano n°40 del 14/05/2020 - © 2025 - Il Giornale d'Italia