19 Novembre 2025
Il perdonismo italiano è la forma più ignobile di antimorale che esalta il carnefice e disprezza la vittima, a volte nel consenso della stessa vittima o dei suoi parenti. Si applica a tutti indistintamente, ai terroristi morti come la brigatista Brachetti compianta dalla collega neofascista Mambro che dice: ricordatela per l'impegno sociale. Eh certo, non per la scia di sangue, quella che vuoi che sia, roba di gioventù, quando le ragazzette piccoloborghesi giocavano a fare la rivoluzione rossa e nera e per qualche mucchio di morti, stai a farla lunga: l'impegno sociale, chissà poi quale. Io Mambro me la sono scampata come una che voleva far fuori tutti e poi è finita a fare la galoppina elettorale per Emma Bonino, Brachetti invece ebbi in sorte e malasorte di incontrarla, intervistarla, ricevendone una sensazione inesplicabile, come un vischio di cattive intenzioni e di stupidità: la ex ragazzina viziata che voleva far fuori tutti parlava della sua esperienza nel terrorismo come di “una esperienza indimenticabile”, con accenti languidi, tardoromantici, e dovevate vedere come si esaltava infilando un rosario di bugie: aveva appena pubblicato un libro, scritto con e da una compagna giornalista, zeppo di depistaggi e di menzogne proprio su Moro, ai brigatisti, alla loro memorialistica da protoinfluencer più utile da morto ancora che da vivo. Poi arrivano le professoresse del Fatto Quotidiano a rimpiangerle. Ma il narcisismo dell'orrore fondato sul perdonismo, per dire la pretesa di venire inseriti, capiti, riabilitati, non risparmia gli assassini per così dire comuni come la bamboccetta mannara che sfornava figli per il gusto di ucciderli da vivi, a mani nude, strangolandoli, uno dopo l'altro come in una favola trucida dei fratelli Grimm e adesso dice: voi dovete comprendermi, li sopprimevo perché sono sola e spaventata, non voglio andare in galera, non è giusto. Ma si fotografava, si “selfava” dopo averli seppelliti, in posa da qualche località esotica.
Lo stesso il mostro – possiamo chiamarlo così o si offende qualche Carta moralistica di ispirazione europea? - che trent'anni fa sterminava la famiglia ed è scappato da un casa-lavoro: non contento, dalla sua latitanza manda lettere ai giornali in cui accusa tutti, tranne se stesso: mi ero reinserito, fate tutti schifo. E tanto che non promette di rimediare a modo suo. Anche la strega, terrificante, in fondo ad ogni abisso, che lasciò morire la figlia di 18 mesi, ridotta a rosicchiare pannolini sporchi delle sue feci, per andare a scopare con uomini conosciuti a caso, ha goduto di una mezza grazia dal tribunale perdonista: 24 anni anziché l'ergastolo così da indurre a giubilo le solite apprendiste giornaliste sui social: ma non è giusto per niente, è una forzatura giuridica, a una così non applichi le aggravanti della crudeltà e invece tutte le attenuanti di una mente sconvolta? Il risultato è che con l'ergastolo prima di uscire ci passa il tempo, con una pena a 24 anni scatteranno i benefici subito, entro 24 mesi, e dopo 10 anni potrai rifarti una vita, riprovare con nuovi figli da distruggere e incolpare il sistema, la società, le istituzioni di non averti capito. Rischiavano di graziare pure Turetta, il maniaco che ha trucidato la morosa Giulia Cecchettin con 70 coltellate. Una banda di balordi punta una vittima casuale, la rende invalida per sempre, se ne vanta rammaricandosi di non averlo ucciso, arriva al punto da considerare l'ipotesi di raggiungerlo in ospedale per finirlo, “così non parla”, e la magistratura li assolve preventivamente, i media ne fanno degli eroi, sia pure negativi, la politica li giustifica, i soliti alienati e deviati in fama di psicologi spremono le solite stronzate sconfortanti, bisogna capirli, motivarli, non sappiamo ascoltarli, non sanno quello che fanno. Lo sanno benissimo e per farglielo capire meglio i metodi ci sarebbero, altro che scomodare la solita povertà per una masnada di maranza griffati e dediti allo spaccio, alle rapine, “brò lo abbiamo massacrato”. Che altra educazione a questo punto se non la legge del taglione?
Il perdonismo mammifero e ignobile va su tutto, non conosce crisi, attraversa le epoche: un imbecille adolescente, ricco, viziato, vende ai media le proprie malefatte di droga e abusi? Subito scatta la mamma famosa a difenderlo da tutti tranne che se stesso. In un buco di culo di paese pieno di zombi nella nebbia eliminano una catechista e vent'anni dopo riaprono il caso? Esce un teatro dell'orrore in cui nessuno si salva, nemmeno gli avvocati, nemmeno i giudici, avvolti in un fumo di corruzione e di bassezze, ma tutti subito diventano personaggi televisivi, compreso qualche avvocato dedito alla bottiglia, e la gente si appassiona, ride, fa il tifo, pare sia sorto anche un giro di scommesse su chi verrà alla fine imputato, condannato. Ne esce il solito business immondo, ma chi siamo noi per giudicare, per dire chi non è stata mamma, almeno virtuale? E le mamme sono poi quelle che se un figlio prende una timida nota perché ha sgozzato un compagno o allagato una scuola, sciamano in armi contro la scuola nella totale comprensione della scuola perché anche le dirigenti, anche le insegnanti sono mamme e difendono i loro cuccioli di zombie.
Questo perdonismo mortificante e maleodorante si riserva, su tutt'altro piano, ma con la stessa filosofia, anche ai politici, ai potenti, che possono farne più di Carlo in Francia ma alla fine vengono sempre riabilitati dalla pubblica opinione e dall'informazione indulgente e magari complice. Come quel sant'uomo celeste condannato a 8 anni per ruberie arroganti, alla faccia del moralismo cattolico intransigente, e ancora alla sua veneranda età dà patenti di legittimità, di etica. Altri han fatto di peggio, hanno strangolato il Paese col pretesto di una emergenza sanitaria, che hanno contribuito ad aggravare, non avevano piani pandemici, consigliavano terapie letali, vaccini letali, ma nessuno li tocca e girano a pontificare, a giudicare chiunque a partire dalle loro stesse vittime, dai malati, vittime delle loro scelte, insultati come disobbedienti e perfino assassini se, non essendo ancora morti, hanno l'ardire di presentarsi al cospetto di potenti chiedendo giustizia. L'italiano perdonista è servile alla Alberto Sordi, odia tutti i potenti, li tiene in fama di privilegiati ma allo stesso tempo li omaggia se li vede, si genuflette, batte le mani, si comporta come gli impiegati di Fantozzi. Dice questo italiano mediocre di ogni potente in quanto potente: ma diamogli tempo, lasciamolo lavorare, gli ci vorranno almeno un trenta, cinquant'anni per mettere a posto questo nostro disgraziato Paese; con ciò avallando l'idea dell'eternità del potente, della sua divinità. In America non funziona così: saranno superficiali, saranno consumisti anche sui valori, ma non ce l'hanno tutta questa santa pazienza: a New York hanno scelto un fannullone di buona famiglia, schierato coi Fratelli Musulmani che l'hanno sovvenzionato (insieme a Soros) e con Hamas, e tutti dicono: ah, è la fine dell'Occidente, New York si è sucidata, la città-mondo, ulcerata dalla Torri Gemelle, in mano a “uno di loro”. Sarà così, ma Federico Rampini sul Corriere induce qualche giustificato sospetto: Mamdami aveva contro la potenza di fuoco dei Trump e dei Musk, potenti totali, finanzieri che hanno inglobato la politica, eppure loro hanno perso e lui ha vinto. Col voto dei giovani viziati e suggestionabili, d'accordo, ma pure dei delusi con poca indulgenza: Trump dopo un anno è già al redde rationem, si è concentrato sulla politica estera ma in quella interna è latitante, il nuovo miracolo economico (vi ricorda qualcosa?) non c'è stato, l'inflazione persiste, quell'altro ha promesso una politica comunista di sovvenzioni, di Bengodi sicuramente improponibile, al punto che gli hanno messo addosso Obama per normalizzarlo, cosa che inevitabilmente accadrà, fatto sta che gli americani hanno poca pazienza e dopo neanche un anno hanno spedito al loro presidente un messaggio perentorio: o cambi musica o non duri, te ne vai.
Sono protestanti, confidano nel Dio che premia il merito, non le chiacchiere: e protestano, con le armi della democrazia. Che non ha la nostra pazienza servile, la nostra disponibilità a sanitificare i demoni, a dimenticare, a prostituirsi per vocazione. Quanto a dire che ancora, da quelle parti, il cittadino crede di essere tale e usa i pochi mezzi che ha per fare giustizia, la sua giustizia. Spesso precaria, corrotta, sbagliata, discutibile, ma in America chi tortura, uccide suo figlio, o cittadini inermi, ruba e delinque in quantità industriale, finisce sulla sedia elettrica o, se proprio gli va bene, precipita nella damnatio memoriae e nell'oblio. In Italia fa un veloce passaggio in prigione e poi parte in processione su tutti i canali in aura da martire perdonato, recuperato. Se gli va bene, sbarca in politica e subito si comporta da intoccabile, abusando di tutti i privilegi che la sua condizione gli dà.
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