26 Ottobre 2025
L’hanno fermata mentre stava per appiccare il fuoco a un bidone della carta con un accendigas da cucina a becco lungo (nella borsa ne aveva anche uno di riserva). Mentre la fiamma si avvicinava pericolosamente al cassonetto, la piromane - una donna di 67 anni - si è vista arrivare addosso due agenti della polizia locale in borghese. L’hanno bloccata, fatta salire sull’auto di servizio e portata al comando di Genova. Dove, oltre a contestarle l’ultimo tentativo di incendio in piazzetta delle Penne Nere, a Certosa, le hanno contestato altri sette gesti dolosi che hanno ridotto in cenere altrettanti contenitori della spazzatura del centro, di San Benigno e Sampierdarena: uno in via Nicolò D’Aste, due in via Cantore, uno in via Dino Col, uno in via XII Ottobre e due in via di Francia (all’altezza del Matitone). La pensionata è stata denunciata con l’accusa di incendio aggravato (reato punito con la reclusione da sei mesi a due anni). Il lavoro degli agenti diretti dal comandante Fabio Manzo, però, non è finito perché i cassonetti bruciati in questi ultimi giorni - la follia incendiaria dell’indagata è iniziata il 14 ottobre - sono 35 (perlopiù in Valpolcevera e a Sampierdarena). Ma per poter contestare anche gli altri roghi alla sessantasettenne, occorrono le prove. E per acquisirle serve più tempo: ci sono giorni e giorni di filmati di videosorveglianza, in diversi punti della città, da visionare. Anche se gli investigatori sono fiduciosi di poter chiudere il cerchio al più presto.
Le pattuglie della polizia locale avevano già individuato la pensionata dopo il raid a Sampierdarena, dove in pochi minuti erano stati carbonizzati diversi contenitori dell’organico e della carta. Un primo controllo da parte dello staff della centrale operativa dei filmati della videosorveglianza di zona, e i sospetti si sono concentrati sull’anziana. Si vedeva sempre e soltanto lei passare accanto ai cassonetti, un attimo prima che si sprigionassero le fiamme. Eppoi perché alcuni cittadini le avevano puntato il dito contro per i suoi comportamenti. Ma proprio perché sembrava impossibile che il piromane fosse una donna (e soprattutto quella donna), è stata fatta un’ulteriore verifica. Resa possibile dalla frenesia della protagonista di questa storia di continuare a incendiare i bidoni della rumenta. Una volta ottenuta la certezza su chi fosse l’incendiario, e soprattutto che non avesse altri complici, gli inquirenti hanno messo sotto controllo l’abitazione della pensionata. E ogni volta che usciva di casa la seguivano. La cosa incredibile, però, era che più i vigili urbani le stavano alle calcagne, più lei si divertiva ad avvicinarsi al comando o alle sezioni distaccate del corpo. Come se volesse sfidare le forze dell’ordine che sui giornali dicevano che la stavano braccando. Così si spiegano i roghi nei pressi del Matitone (per ben due volte), in via Dino Col (a nemmeno centro metri in lunghezza d’aria da San Benigno) e in via XII Ottobre (la sezione della polizia locale di Portoria si trova nella vicina piazza Ortiz). Zone che la sessantasettenne conosce bene, perché a Sampierdarena risiede e dalle parti di Piccapietra è stata notata praticamente ogni giorno in cui le pattuglie l’hanno tallonata. Dopo essersi coordinati con la Procura, gli agenti guidati da Manzo hanno fatto scattare il blitz che ha portato alla denuncia dell’indagata. Per bloccarla hanno dovuto pure aspettare ventiquattro ore in più, perché il giorno che volevano acciuffare la piromane sono rimasti davanti al portone del condominio dove abita. Inutilmente. La donna non ha mai messo il naso fuori. Forse per strategia, forse per puro caso. Davanti ai vigili che l’hanno interrogata, la pensionata ha fatto scena muta. Non solo non ha confermato di essere lei quella che si vede nei filmati dei roghi dei bidoni, ma non ha ammesso neppure di aver commesso gli altri atti dolosi ancora insoluti (almeno venticinque).
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