23 Ottobre 2025
Gianluigi Nuzzi (imagoeconomica)
14.000 numeri di telefono monitorati in oltre 160 Paesi dal 2007 al 2014. 1,5 milioni di tentativi di localizzazione. Circa 10.000 i potenziali bersagli: avvocati, dirigenti aziendali, militari, imprenditori, artisti e giornalisti. Numeri vertiginosi svelati dall’inchiesta internazionale “Surveillance Secrets”.Coordinata da Lighthouse Reports e realizzata con la collaborazione di 14 testate - tra cui l’italiana IrpiMedia - ha svelato l’ampiezza e la rete globale delle operazioni di sorveglianza condotte da First Wap, una società poco nota pubblicamente.
First Wap viene fondata in Indonesia, negli anni ‘90, dal francese Pascal Lalanne e dall’austriaco Joseph Fuchs. All’inizio First Wap nasce come azienda di messaggistica SMS, ma con il crollo delle “dot-com” il suo destino cambia. Nel 2004 Lalanne cede le sue quote aziendali e First Wap evolve. Grazie ai contatti con operatori telefonici e alla partnership con il tedesco Jonny Goebel, Fuchs crea un polo della sorveglianza globale. Negli ultimi vent’anni First Wap ha fornito i suoi strumenti a Paesi con passati problematici sui diritti umani: Arabia Saudita, Emirati Arabi, Bielorussia, Nigeria, Malesia, Indonesia, Singapore e Uzbekistan. Il fiore all’occhiello di First Wap è Altamides (acronimo di Advanced Location Tracking and Mobile Information and Deception System), un software che permette di localizzare telefoni cellulari e intercettare chiamate e sms sfruttando il principio base delle comunicazioni mobili: ogni telefono cerca di comunicare con la torre più vicina, rivelando la posizione in tempo reale. L’azienda non vende direttamente ovunque: alcuni clienti passano tramite intermediari, come la società britannica di indagini societarie Kcs Group, che secondo l’inchiesta avrebbe impiegato Altamides anche per clienti privati, inclusi giornalisti. Kcs Group e First Wap, interpellate, sostengono invece di vendere tecnologia solo a clienti autorizzati e legali.
Dai documenti riservati ottenuti da Lighthouse Reports sembrerebbe che le operazioni di tracciamento italiane abbiano preso di mira Roberto Casula, ex manager di Eni per Africa e Medio Oriente, e il noto giornalista investigativo Gianluigi Nuzzi. Tra il 18 e il 24 maggio 2012 sono state inviate decine e decine di richieste di localizzazione verso i due numeri di telefono di Nuzzi. In quegli stessi giorni Nuzzi pubblicava il libro Sua Santità, un’inchiesta che ha rivelato i documenti riservati del Pontificato di Papa Benedetto XVI. Il tracciamento di Nuzzi sarebbe stato interrotto proprio quando la Gendarmeria Vaticana arrestava la sua fonte Paolo Gabriele, il 23 maggio 2012. Le carte del procedimento penale contro Gabriele mostrano che dall’inizio di febbraio 2012 il Vaticano aveva avviato delle indagini “sulla fuga di notizie e la divulgazione di documenti coperti dal segreto d’ufficio” a seguito di quanto andato in onda sul programma Gli Intoccabili di La7, dove era stata citata una lettera indirizzata al Papa su corruzione negli appalti e sprechi. Il Vaticano aveva ponderato l’ipotesi di ricorrere per vie legali.Secondo “Surveillance Secrets” a tracciare Nuzzi sarebbe stata Kcs Group. Non è provato che Kcs Group sia stata incaricata dalla Santa Sede di spiare Nuzzi. Secondo l’inchiesta, Kcs Group voleva offrire Altamides al Vaticano: Kcs Group nega. Il Vaticano pare non aver risposto alle richieste di chiarimento dei giornalisti.
In Italia non c’è un bel clima per l’informazione indipendente. Pochissimi giorni fa, il reporter Franco Fracassi ha detto di aver ricevuto "insistenti inviti a lasciar perdere" in merito al suo lavoro d’inchiesta, riferendosi probabilmente alle sue ricerche sull’attacco di Ḥamās del 7 ottobre 2023.
Di Roberto Valtolina
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