26 Settembre 2025
Il 27 settembre si celebra la Giornata Mondiale del Turismo, istituita dalle Nazioni Unite per sottolineare il valore sociale, culturale ed economico dei viaggi. Quest’anno la ricorrenza cade in un momento cruciale per l’Italia: l’estate 2025 ha segnato nuovi record di arrivi e presenze, ma ha anche acceso come mai prima d’ora il dibattito sull’overtourism, fenomeno che ha trasformato città d’arte e località iconiche in simboli delle tensioni tra sviluppo economico, qualità della vita e sostenibilità. Un’occasione per tracciare un bilancio della stagione estiva, anche alla vigilia del 25° Global Summit del WTTC, World Trade & Tourism Council, per la prima volta in Italia, che si terrà a Roma dal 28 al 30 settembre.
Il Bilancio dell’Estate 2025: Italia Regina d’Europa
Secondo i dati Istat, il secondo trimestre (aprile–giugno 2025) ha registrato un aumento complessivo dell’1,1% negli arrivi e del 4,7% nelle presenze rispetto allo stesso periodo del 2024. Nel dettaglio Aprile ha visto gli arrivi a +1,1% e le presenze a +6,2%, una flessione a Maggio (-2,1% arrivi, -3,0% presenze) e Giugno, il mese più dinamico con 16,8 milioni di arrivi e 59 milioni di presenze (+3,9% e +9,7%).
La crescita è stata trainata soprattutto dalla domanda straniera, che nel trimestre ha rappresentato oltre il 60% delle presenze totali (+5,9% contro il +3% del turismo domestico).
A livello territoriale la montagna è in forte espansione (+12% presenze), mentre le località balneari sostanzialmente stabili (+0,7%). Le Città d’arte in crescita selettiva: Milano, Firenze e Bologna hanno segnato variazioni oltre l’+8%, mentre Venezia ha registrato un calo del -6,1%. Cambiano anche le abitudini di soggiorno con l’extra-alberghiero in crescita (+6,1% arrivi, +5,4% presenze), segno della diversificazione delle scelte ricettive.
Luglio e Agosto, i mesi clou, dove si registrano nel primo oltre 20 milioni di arrivi e 80 milioni di pernottamenti secondo le stime Ministero/ENIT, con una crescita forte del turismo balneare e dei viaggiatori stranieri, con saturazione in molte mete insulari e costiere. Ad agosto, in particolare le prime due settimane, il picco assoluto con circa 25 milioni di arrivi e 100 milioni di presenze (Demoskopika). La saturazione ha toccato livelli record in Sardegna, Sicilia, Costiera Amalfitana e Cinque Terre, con conseguenti criticità infrastrutturali e sociali.
Secondo Confcommercio, Settembre si chiuderà con 10 milioni di partenze e una spesa turistica in crescita rispetto al 2024, segno che le politiche di destagionalizzazione iniziano a produrre effetti concreti.
Il Ministero del Turismo ha sottolineato come l’Italia si confermi prima in Europa per tasso di saturazione e competitività. A livello digitale, il nostro Paese è leader nelle prenotazioni online, con la Sardegna nella top 5 delle destinazioni più richieste.
L’impatto economico del settore turistico in Italia
Il turismo si conferma una delle colonne portanti dell’economia italiana, secondo il WTTC, nel 2025 il settore contribuirà con 237,4 miliardi di euro al PIL nazionale, pari a quasi l’11% del totale.
La spesa dei visitatori internazionali toccherà i 60,4 miliardi di euro, un record storico, mentre la spesa domestica supererà i 124 miliardi di euro, segno della solidità del mercato interno.
L’occupazione turistica raggiungerà 3,2 milioni di addetti, con 100.000 nuovi posti rispetto al 2024.
Secondo ENIT e Confcommercio, il bilancio complessivo dell’estate ammonta a circa 60 miliardi di spesa turistica, con trend positivi anche nei mesi di spalla (settembre e ottobre).
L’estate dell’Overtourism
Se i numeri certificano il successo del turismo italiano, la stagione 2025 verrà ricordata anche come quella della “ribalta dell’overtourism”.
Le immagini di Cinque Terre, Amalfi, Capri, Firenze, Venezia, Napoli invase dai visitatori hanno acceso un dibattito nazionale senza precedenti. Secondo Demoskopika, nei soli mesi estivi si sono registrati 65,8 milioni di arrivi e 267 milioni di presenze, livelli che hanno messo a dura prova trasporti, servizi pubblici e vivibilità dei residenti.
Le conseguenze sono tangibili e ormai noti all’opinione pubblica, infatti gli affitti brevi in crescita hanno spinto fuori dal centro storico molte famiglie (il caso di Napoli è emblematico, con residenti sfrattati per trasformare le abitazioni in B&B), conflitti sociali crescenti tra turisti e comunità locali, con episodi di stress e proteste, che coinvolgono anche gli operatori della ristorazione e della movida.
Non sono mancate le reazioni istituzionali, con proposte per far fronte ai flussi turistici che vanno dai ticket d’ingresso a Venezia ai limiti giornalieri alle Cinque Terre, fino alle ipotesi di tornelli per i centri storici più esposti, anche se come ormai risaputo il fenomeno riguarda un problema di gestione generale che queste soluzioni difficilmente riusciranno ad arginare. In questo contesto, il digitale e l’intelligenza artificiale aprono scenari nuovi dalla gestione predittiva dei flussi alla personalizzazione delle offerte, strumenti che possono diventare alleati per ridurre concentrazioni e squilibri.
Nemmeno le polemiche si sono fatte desiderare anzi, dalla diatriba tra chi sostiene il diritto allo sviluppo economico delle località turistiche e degli imprenditori del settore e chi sostiene il diritto ad una vita tranquilla dei residenti, alle voci dei cultori della montagna come Messner che si è scagliato contro gli alpinisti della domenica in cerca di selfie, allo scontro sul caro ombrelloni tra i consumatori che lamentano prezzi ingiustificati a fronte del servizio ed i balneari che mostrano i lidi vuoti incolpando il caro vita.
Parallelamente, emergono anche esperienze locali che dimostrano la possibilità di un turismo più equilibrato. Borghi e aree interne hanno beneficiato di flussi in crescita, soprattutto grazie a viaggiatori italiani e stranieri interessati ad autenticità e lentezza. La Destagionalizzazione ha favorito gli incrementi di aprile e settembre testimoniando un cambiamento di mentalità, frutto anche delle politiche pubbliche. Il Turismo esperienziale cresce, come la domanda di percorsi enogastronomici, wellness e attività culturali immersive, meno impattanti e più distribuite sul territorio.
L’estate 2025 ci restituisce uno spaccato di un settore in piena trasformazione nel nostro Paese che necessita di attenzione e azioni che ne regolino il futuro.
Prospettive future per il turismo in Italia
Secondo le proiezioni del WTTC, entro il 2035 il turismo italiano potrebbe contribuire con 282,6 miliardi di euro al PIL (12,2% del totale) e sostenere 3,7 milioni di posti di lavoro. La spesa dei visitatori internazionali è destinata a salire a 78 miliardi di euro, mentre quella domestica toccherà i 142,5 miliardi.
Ma la sfida non sarà solo quantitativa, per il nostro paese sarà fondamentale consolidare le politiche di destagionalizzazione, promuovere un turismo diffuso verso aree meno battute, introdurre strumenti regolatori contro l’overtourism (limiti, ticket, regolamentazione affitti brevi) e investire in infrastrutture sostenibili anche a livello internazionale, l’ONU e l’Unione Europea stanno orientando le politiche verso un turismo responsabile, allineato al Green Deal e agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile.
Infine bisognerà investire soprattutto in formazione, dove è evidente un forte disallineamento tra le competenze richieste dalle aziende del settore e l’attuale offerta formativa. Nel solo segmento luxury dell’indotto turistico in Italia, le imprese faticano a trovare figure qualificate, formate su competenze oggi fondamentali, dalla customer experience alla concierge, dalle reservations agli eventi, passando per sales e project management, senza dimenticare l’ormai imprescindibile mondo digitale, dal marketing all’analisi, passando per il revenue management
Le figure operative con esperienza restano le più difficili da reperire, seguite da profili di middle management e da giovani professionisti da inserire nei ruoli chiave.
L’identità turistica dell’Italia
La Giornata Mondiale del Turismo 2025 ci consegna un’immagine ambivalente, l’Italia è oggi una delle mete più desiderate al mondo, con numeri da primato e un settore che traina l’economia nazionale. Ma lo stesso successo rischia di diventare un limite se non governato con visione.
La scelta davanti a noi è chiara: vogliamo restare una meta di massa, accettando le tensioni dell’overtourism, o diventare un laboratorio europeo di turismo sostenibile e di qualità?
Il turismo, se ben gestito, può continuare a essere non solo la prima industria del Paese, ma anche un motore di coesione sociale, orgoglio culturale e innovazione territoriale.
di Nicola Durante
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