26 Settembre 2025
Emanuele Ragnedda e Cinzia Pinna, fonte: Facebook, @Cronache Dalla Sardegna
Ha confessato il presunto killer di Cinzia Pinna, Emanuele Ragnedda. L'imprenditore dei vini di lusso da 1800 euro a bottiglia ha ceduto e ha dichiarato agli inquirenti di "averla uccisa per legittima difesa", per poi "disfarsi del suo corpo".
Cinzia Pinna, 33 anni, scomparsa l’11 settembre a Palau, è stata uccisa dall’imprenditore vitivinicolo Emanuele Ragnedda, 41 anni, che ha confessato dopo giorni di indagini serrate. Le telecamere l’avevano ripresa barcollante prima di salire sull’auto dell’uomo. Da quel momento il suo cellulare non ha più trasmesso segnali: poche ore dopo si trovava nella tenuta di Conca Entosa, tra Palau e Arzachena.
Lì, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, si sarebbe svolto un party a base di alcol e droga. Le versioni iniziali di Ragnedda, piene di vuoti e contraddizioni, parlavano di un malore improvviso e poi di un litigio degenerato. Ma le prove raccolte dai carabinieri — macchie di sangue ovunque, tracce di cocaina e la pistola ritrovata con due caricatori — hanno incrinato la sua difesa. Messo alle strette, ha infine ammesso: "L’ho uccisa io".
Il movente, però, resta nebuloso. Si parla di un approccio rifiutato, di una lite improvvisa, perfino di un gesto di “autodifesa” che appare poco credibile, visto che la vittima era disarmata. L’ipotesi di una violenza sessuale non è esclusa, mentre la Procura di Tempio Pausania continua ad analizzare ogni dettaglio delle ore precedenti al delitto.
Ragnedda avrebbe poi tentato di disfarsi del cadavere, caricandolo su un rimorchio e nascondendolo tra le rocce della sua azienda vinicola. Un amico, inizialmente indagato per occultamento di cadavere, è stato successivamente scagionato.
La comunità di Castelsardo, paese d’origine della vittima, è sotto shock: una fiaccolata ha riunito centinaia di persone per ricordare Cinzia, descritta dagli amici come “solare e disponibile”. Ma emergono anche ombre sul suo passato, con procedimenti giudiziari pendenti e periodi difficili segnati dall’uso di sostanze.
Il caso, già di per sé drammatico, è aggravato dall’immagine pubblica di Ragnedda, erede di una famiglia di produttori di vini di lusso, noto per bottiglie vendute a cifre record. Una caduta rovinosa che, oltre a macchiare un nome prestigioso, lascia aperti interrogativi inquietanti sulla verità di quella notte.
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