03 Dicembre 2025
“Io non ho problemi, se questa relazione fosse contro il mio assistito, tranquillamente mi rimuovano quando vogliono. Io sto lavorando da un mese e mezzo in certo modo. Ma no, non lo metto in conto”. Queste le parole di Armando Palmegiani, ex agente della Scientifica e criminologo, da due mesi consulente della difesa di Andrea Sempio, subentrato dopo le dimissioni dell’ex generale dei Ris, Luciano Garofano.
Affermazioni fatte durante Mattino 5, nel tentativo di allentare l’imbarazzo per quella che rischia di diventare una gaffe: lo scorso giugno, dopo aver trattato il tema in un suo articolo per il settimanale Giallo, Palmegiani aveva infatti inviato un parere pro-veritate sull’impronta 33, elemento chiave del caso Garlasco. E lo aveva inoltrato spontaneamente agli avvocati di Alberto Stasi, senza che gliene fosse fatta richiesta.
“Non nego di averlo fatto. So che gira questa voce: sì, feci questo scritto per la difesa di Stasi, perché era una cosa importante, perché la traccia 33, come dico sempre, non è identificabile. Non è che andavo contro una persona, legavo due dati. In quel momento io ho sentito l’avvocato Giada Bocellari numerose volte, ma anche l’avvocato Tizzoni e feci una serie di video non essendo consulente”, ha poi aggiunto Palmegiani.
Il fulcro della polemica ìè un documento di quindici pagine, intitolato “Parere pro veritate relativo alle tracce di sangue presenti sul luogo dell’omicidio di Chiara Poggi”, inviato da Palmegiani il 9 giugno agli avvocati Antonio De Rensis e Giada Bocellari. L’esperto vi analizza l’impronta 33 e mette in guardia i difensori di Stasi sulle criticità dell’attribuzione ad Andrea Sempio: dalle quindici minuzie utilizzate per la comparazione — “La Cassazione ha da tempo indicato che per un accertamento positivo – scrive – sono necessari almeno 16/17 punti” — alla qualità di alcune di esse — “sembrerebbero non essere tutte pienamente visibili”. E conclude anticipando il probabile prosieguo della vicenda: “L’importanza e l’attendibilità della predetta comparazione avrà senz’altro un proseguimento”.
Nel testo Palmegiani si sofferma anche sull’impronta 45, una goccia di sangue presente sul medesimo muro delle scale che conducevano alla cantina della casa Poggi: “La traccia non può venire dal corpo di Chiara Poggi – specificava – è stata lasciata dall’assassino e molto probabilmente dal suo avambraccio sporco di sangue”. E chiude sostenendo che “la mano dell’individuo che ha rilasciato la traccia 33 era imbrattata di sporcizia”, forse perché impugnava un’arma, mentre “la traccia 45 è stata lasciata da un braccio/avambraccio intriso di sostanza ematica”.
Il consulente aveva già creato qualche difficoltà alla difesa di Sempio. Nel primo, datato 20 giugno e relativo all’incidente probatorio sul Dna ancora da eseguire, affermava: “Io credo che quasi certamente si accerterà che quel dna ha l’Y di Sempio. Non credo ci sia alcun dubbio”. E il 9 settembre ribadiva: “Il dna sulle unghie è dna, a mio avviso, leggendo i ferogrammi, attribuibile all’Y di Sempio. Non voglio parlare di trasferimento di dna, vediamo le risultanze della procura. Ma a mio avviso quello è dna di Sempio, perché è veramente netto”.
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