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Trieste, bimba di 8 anni prelevata da scuola e trasferita in comunità, madre: "Non la vedo da febbraio, aveva denunciato abusi da parte del padre"

A Trieste una bambina di otto anni è stata allontanata dalla madre dopo una denuncia archiviata. La donna non la vede da febbraio: "Non credono a me né a mia figlia quando diciamo che è solo il padre che l'ha abusata".

03 Dicembre 2025

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Fonte: LaPresse

L'11 febbraio del 2025, una bambina di otto anni è stata prelevata dalla sua scuola da parte dei servizi sociali, che l'hanno trasferita in una comunità per un processo formalmente archiviato. La madre ha infatti denunciato di non vederla da allora, affermando che le è stata tolta la responsabilità genitoriale a causa di una "misura ingiusta". Infatti, la piccola ha confessato che subiva abusi sessuali da parte del padre e la mamma l'aveva portata diverse volte in pronto soccorso per far registrare la presenza di tracce delle violenze, mossa che è stata considerata "eccessiva" per gli inquirenti.

Trieste, bimba di 8 anni prelevata da scuola e trasferita in comunità, madre: "Non la vedo da febbraio, aveva denunciato abusi da parte del padre"

Una bambina di otto anni è stata prelevata dalla sua classe e trasferita in una casa famiglia l’11 febbraio scorso. Da allora la madre non l’ha più vista di persona. La vicenda riporta al centro del dibattito pubblico il tema delle misure di tutela minorile e del controverso bilanciamento tra bigenitorialità, protezione dei minori e valutazioni dei servizi sociali.

La bambina è stata sottratta alla madre dopo una relazione dei servizi sociali che aveva portato alla sospensione della potestà genitoriale, poi revocata dalla Cassazione prima che il provvedimento fosse eseguito. Ma il prelievo della minore era già avvenuto. Al centro della vicenda c’è la denuncia di presunti abusi sessuali che, secondo la madre, la figlia le avrebbe confessato in lacrime. La donna aveva portato la piccola più volte al pronto soccorso per visite ginecologiche considerate “eccessive” dagli inquirenti, interpretate come un tentativo di screditare il padre e allontanare la minore da lui.

Il procedimento penale contro il padre è stato archiviato nel 2024. Nel decreto, il gip ha scritto che quando la persona offesa ha meno di sette anni "si entra in un autentico ginepraio", parlando di testimonianze troppo fragili per reggere un dibattimento. "I processi per violenza sessuale in famiglia sono autentiche sciagure di Dio", si legge nelle motivazioni che hanno portato all’archiviazione.

La madre ha sostenuto che la figlia sia stata concepita in seguito a un rapporto non consenziente e di aver vissuto per anni nella paura di non essere creduta. Ha raccontato di aver lasciato l’ex compagno proprio per timore di violenze, ricostruendosi una vita e una nuova famiglia. "Lui mi aveva giurato che me l’avrebbe portata via. Ora sta succedendo davvero", ha affermato.

L’11 luglio 2024 la Cassazione ha ribaltato il decreto della Corte d’Appello di Trieste che affidava la bambina in via esclusiva al padre. La Suprema Corte ha stabilito che, in presenza di sospetti di condizionamento materno, tuttavia non si può ignorare il rischio di un trauma irreparabile derivante da un allontanamento brusco dal genitore con cui la minore ha sempre vissuto.

Oggi, la madre può sentire la figlia solo a distanza: l’ultima videochiamata risale al 30 settembre. Due mesi fa la bambina le ha scritto una lettera: "Mami, sarai sempre nel mio cuore… però senza la parte di mio papà".

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