25 Novembre 2025
L’ex giudice minorile Francesco Morcavallo, da anni una delle voci più critiche sull’operato dei tribunali per i minorenni parla di un meccanismo “disumano”, di bambini sottratti alle famiglie per motivi economici, e di un sistema basato più su opinioni soggettive che su fatti verificati. Il recente caso della famiglia che vive nel bosco di Palmoli, a cui sono stati allontanati i tre figli, ha riacceso una domanda che divide il Paese su quanto sia davvero trasparente il sistema degli affidi.
Secondo l’ex magistrato, ciò che lui stesso ha osservato durante la sua attività è l’esistenza di un circuito composto da comunità, cooperative, psicologi, terapeuti e professionisti convenzionati che vivono – in parte o totalmente – del flusso continuo di minori inseriti in affido o in strutture protette. Morcavallo sostiene che questo sistema, nel tempo, sia diventato autosufficiente, con un “interesse oggettivo” a mantenere alto il numero degli ingressi. Secondo la sua esperienza, non si tratterebbe solo di tutela dei minori, ma anche di un meccanismo economico e di controllo sociale, in cui l’allontanamento diventa uno strumento usato troppo facilmente. L’ex giudice parla di numeri che, a suo avviso, rappresentano una vera emergenza: “35mila minori allontanati immotivatamente ogni anno”. Un dato che lui interpreta come sintomo di un sistema che interviene anche quando non esistono reali pericoli, ma solo situazioni familiari difficili, non standardizzate o non in linea con i modelli considerati “accettabili”.
Uno dei punti più controversi delle sue affermazioni riguarda i criteri con cui vengono decisi gli affidi. Morcavallo denuncia che nel 99% dei casi le decisioni di allontanamento non si basano su fatti, ma su giudizi soggettivi: valutazioni sulla personalità dei genitori, sul loro stile educativo, su come vivono, su ciò che “potrebbero” fare o non fare. Secondo lui, invece di verificare circostanze concrete e dimostrabili, spesso si dà peso a relazioni psicologiche o osservazioni comportamentali difficilmente contestabili, che finiscono per diventare la base delle decisioni più drastiche. Per Morcavallo, il ricorso all’allontanamento dovrebbe essere l’ultima misura possibile, un intervento estremo. Ma nella sua esperienza – afferma – viene utilizzato con una forma incompatibile ad una vera tutela dei minori. Lo definisce un sistema “disumano”, in cui lo Stato esercita il potere di strappare figli ai genitori anche in assenza di fatti concreti che giustifichino una misura così radicale.
Il caso di Palmoli è solo l’ultimo episodio che ha messo sotto i riflettori il ruolo dei tribunali minorili. Rimane aperto il dibattito su quanto il sistema degli affidi lavori realmente per migliorare le condizioni dei bambini o sia lo strumento dietro cui si nasconde un sistema economico marcio e corrotto.
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