Roma, addetta alle pulizie licenziata dopo 20 anni di servizio al Circolo Canottieri per aver dato del “tu” a socia, la donna: “Illegittimo”

Un’addetta alle pulizie del Circolo Canottieri Roma è stata licenziata dopo 20 anni di servizio per una serie di contestazioni culminate – tra le altre ragioni – nell’accusa di aver dato del “tu” a una socia. La donna, che ha sempre lavorato nello storico club affacciato sul Tevere, respinge ogni addebito e ha deciso di impugnare il provvedimento, definendolo “illegittimo”. La vicenda ha aperto un caso interno al prestigioso circolo romano e ora finirà davanti a un giudice del lavoro.

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Secondo quanto emerso, la prima contestazione sollevata dal Circolo riguarderebbe proprio il modo in cui l’inserviente si sarebbe rivolta a un’iscritta, manager e moglie di un primario, utilizzando il pronome informale al posto del più formale “lei”. A ciò si aggiungerebbe, come sostenuto dal presidente del Circolo, un gesto che la direzione ritiene grave: la lavoratrice avrebbe infatti lanciato un asciugamano verso la socia, incinta e distesa su un lettino, episodio che si somma ad altri comportamenti nel tempo già sanzionati con provvedimenti minori.

La dipendente respinge però ogni accusa, raccontando una versione diametralmente opposta. La donna sostiene di essersi sempre comportata con educazione, di aver rivolto perfino gli auguri per la gravidanza e di non aver mai usato toni scortesi. Quanto al presunto asciugamano lanciato, chiarisce che si sarebbe limitata a chiedere a un’altra utente del club conferma dell’iscrizione ai fini del noleggio dei teli, negando ogni atteggiamento ostile.

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A non convincersi è invece il presidente del Circolo, Marco Vitale, che ridimensiona il tema del “tu” definendolo marginale: per lui a pesare sono soprattutto “il tono sgarbato” e la modalità con cui il fatto si sarebbe svolto. Vitale ricostruisce la scena spiegando che la socia si trovava ancora in piscina oltre l’orario standard, come consentito agli iscritti, quando l’addetta – non riconoscendola – le avrebbe detto: “Guarda che te ne devi andare perché alle 18.30 la piscina chiude”. Alla replica della donna, che ricordava di essere socia e dunque autorizzata, sarebbe arrivata la risposta: “Ah si mo’ sei pure socia”, accompagnata dal telo “con fare dispregiativo sul lettino della signora”.

Per il Circolo, tuttavia, questo episodio non sarebbe stato sufficiente da solo a determinare il licenziamento, che si colloca – sostiene Vitale – nel contesto di precedenti episodi di “insubordinazione con il direttore” e di “numerosi ritardi (‘tra i 15 e i 20’ in un mese)”, già sanzionati con “quattro richiami, di cui due gravi”.

La scintilla finale sarebbe stata una lettera inviata alla direzione dalla socia coinvolta e dal marito, che ha portato al provvedimento di allontanamento. A quel punto la dipendente si è rivolta all’avvocato Francesco Bronzini, convinta dell’ingiustizia del licenziamento. Dall’altra parte, i legali del Circolo continuano a considerare la ricostruzione della donna inattendibile e sostengono la piena legittimità dell’atto.

Sarà ora il tribunale a chiarire quale delle due versioni corrisponda alla realtà e se l’allontanamento dopo vent’anni di servizio sia stato, o meno, conforme alla legge.