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Nizza Monferrato (AT), condannata 20enne Makka Sulaev a 9 anni di detenzione: uccise il padre violento con due coltellate nel 2024

Condanna a 9 anni per Makka Sulaev, che uccise il padre violento a Nizza Monferrato. La Corte esclude la legittima difesa, ma la difesa parla di “disperazione”

29 Agosto 2025

Makka Sulaev

Makka Sulaev, fonte: Instagram, @makkasulaev

La Corte d'Assise d'Asti ha condannato a 9 anni di detenzione la 20enne di origine cecena Makka Sulaev, che il 1° marzo 2024 uccise con due coltellate il padre violento nei confronti suoi e della madre, a Nizza Monferrato.

Nizza Monferrato (AT), condannata 20enne Makka Sulaev a 9 anni di detenzione: uccise il padre violento con due coltellate nel 2024

Era il 1° marzo 2024 quando, all’interno dell’abitazione di famiglia a Nizza Monferrato, la giovane Makka Sulaev – allora 18enne – colpì con due coltellate il padre, da tempo violento nei confronti della moglie e dei figli. Secondo quanto ricostruito in aula, la ragazza avrebbe acquistato in precedenza l’arma bianca, usata poi per affrontare il genitore. Il secondo colpo, considerato mortale, è stato inferto quando l’uomo era già a terra. L’episodio scosse profondamente la comunità locale, riportando l’attenzione sul tema delle violenze domestiche.

Il 9 maggio 2025 la Corte d’Assise di Asti ha condannato Makka a 9 anni e 4 mesi per omicidio colposo. Nelle motivazioni, pubblicate il 28 agosto, i giudici hanno riconosciuto che la giovane agì “per eliminare in radice la possibilità che il padre potesse ancora aggredire la madre”, ma hanno escluso la legittima difesa. Per la Corte, infatti, non vi era una situazione di pericolo immediato: la ragazza avrebbe potuto chiamare le forze dell’ordine invece di intervenire direttamente. Determinante, nella valutazione, la decisione di infliggere un secondo colpoper assicurarsi che l’uomo morisse”.

Durante il processo, la giovane ha raccontato di vivere in un clima familiare segnato da continue minacce e abusi: “Avevamo tutti paura di lui. La paura era una costante. Voleva che avessimo paura”, ha dichiarato. Il legale della ragazza, l’avvocato Massimiliano Sfolcini, ha criticato la sentenza, sostenendo che non abbia tenuto conto della disperazione e del contesto violento in cui maturò l’omicidio. La difesa contesta inoltre l’interpretazione di alcuni scritti redatti dalla giovane poco prima dell’episodio, che i giudici hanno visto come prova di volontà omicida, mentre per l’avvocato erano semplicemente un modo di esprimere la paura accumulata.

Il verdetto ha suscitato dibattito, soprattutto se confrontato con quello di un caso simile: quello di Alex Cotoia, giovane che uccise il padre violento con decine di coltellate e fu assolto per legittima difesa nello stesso mese di maggio. Due vicende simili, ma con esiti giudiziari opposti.

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