01 Agosto 2024
Il medico 61enne Giuseppe Delicati, era salito agli onori della cronaca per aver patteggiato con la Procura di Torino, lo scorso 13 giugno, una condanna per falso ideologico e falso in atto pubblico a 23 mesi di reclusione con possibilità di scontarla fuori dal carcere. Ieri, mercoledì 31 luglio, il medico di base convinto 'no-vax' si vedeva avanzare le medesime accuse in un’indagine parallela della procura di Ivrea, nella quale è indagato insieme ad altre 73 persone dopo aver rilasciato centinaia di certificati medici falsi dal suo studio di Borgaro Torinese, attraverso i quali 'esentava' finti pazienti da tutta Italia dalla somministrazione del vaccino anti Covid-19 e attestava loro patologie incompatibili con il siero. Nel periodo della pandemia covid, la sua attività, finì nel mirino dei carabinieri oltre che della nota trasmissione Le Iene, che ne seguì a lungo le gesta in un servizio del 12 ottobre 2021 dentro e fuori il suo studio in Via Roma: "Io vado avanti, non me frega niente", diceva Delicati inconsapevole di essere ripreso da una telecamera nascosta della trasmissione, per essere acclamato poi come un eroe dai suoi pazienti, un attimo dopo aver pronunciato tale frase. Molti tra i suoi pazienti lo supportano ancora e ne chiedono la scarcerazione.
Un esempio, sono i numerosi presidi di solidarietà organizzati davanti al Palazzo di Giustizia di Torino tra marzo e aprile del 2022 per chiedere la scarcerazione di Delicati, quando un centinaio di attivisti No Green Pass ne chiedevano la liberazione, definendolo "un eroe martire delle istituzioni". Tra bandiere tricolori listate a lutto, per i manifestanti il dottor Delicati, era "la versione moderna di Perlasca e Schindler. Persone che hanno messo a rischio vita e carriera per proteggere i perseguitati e combattere l'ingiustizia". "Viviamo in clima da Germania dell'Est – aveva aggiunto allora Antonio Borrini, consigliere comunale di Settimo Torinese da sempre in prima fila contro la certificazione verde - ormai viviamo fuori da ogni stato di diritto". Tra gli interventi c’era chi sottolineava come Delicati "ha sempre aiutato le persone tenendo fede al giuramento d'Ippocrate".
Intanto, Delicati è andato in pensione anticipata e ha lasciato la professione. I guai per il medico di Borgaro erano iniziati ad ottobre del 2020 quando venne segnalato all'Ordine di Macerata, dove era iscritto, per un video pubblicato sui social nel quale negava la pandemia in corso e si scagliava contro l'efficacia dei vaccini. Da lì in avanti, Delicati era diventato un paladino per i suoi 'pazienti' e nelle chat del movimento 'No Vax', che hanno protestato nel centro di Torino per chiedere la liberazione del loro eroe, iniziando a ricevere nello studio di Borgaro decine e decine di persone, anche non suoi pazienti abituali, desiderose di ottenere il certificato di esenzione dal vaccino. Allora era scattata l'indagine dei Carabinieri. Nel frattempo, l'Asl To4 gli aveva revocato la convenzione con il Sistema Sanitario Nazionale e l'Enpam, l'ente di previdenza dei medici, disponendone il pensionamento anticipato. Tuttavia, i suoi problemi legali non sono ancora conclusi. Ieri la procura di Ivrea, che ha condotto un'inchiesta parallela a quella di Torino, ha chiuso le sue indagini sul medico di Borgaro, il quale ora è sotto accusa, insieme ad altre 73 persone, per il reato di falso in concorso anche nel contesto di quell’inchiesta. Inutile dire che molti tra gli indagati compaiono in entrambi i processi (il primo conclusosi a giugno) e che alcuni dei capi d'imputazione potrebbero configurare il principio del ne bis in idem, poiché le accuse della procura di Ivrea coincidono con quelle di Torino. Secondo tali indagini, i certificati di esenzione dal vaccino contro il Covid-19 e le sue varianti, firmati da Delicati, erano redatti su carta intestata ma senza visite mediche effettive e senza la qualifica di medico vaccinatore. Questi certificati venivano rilasciati a persone che non erano suoi pazienti. In alcuni casi, come hanno scoperto i magistrati di Ivrea, Delicati avrebbe ricevuto piccole somme di denaro, fino a 40 euro, per ogni certificato emesso.
L'avvocato del medico di base, Gian Franco Visca, ha spiegato che il suo assistito ha chiarito la propria posizione durante un lungo interrogatorio a Ivrea. Visca ha sottolineato che Delicati ha sempre effettuato accertamenti almeno su base 'anamnestica' e ha operato in un periodo complicato, segnato dalle restrizioni legate al Covid, che limitavano notevolmente le possibilità di verifica medica anche per molti altri professionisti. "Tutta Torino mi ringrazia", diceva al telefono il medico: a lui tra il 2021 e il 2022 si sono rivolte centinaia di persone tra il capoluogo e l’hinterland torinese per ottenere un certificato di esenzione su presupposti non veritieri dal vaccino anti-Covid: "Dobbiamo tagliare dal basso le gambe a questa pantomima", affermava Delicati. A Torino il pm Gianfranco Colace aveva già chiuso le indagini per 73 iscritti al registro (alcuni difesi dal legale Gianluigi Marino), con le accuse di falso ideologico e falso in atto pubblico: nella lista c’erano Infermieri, Oss, insegnanti, collaboratori scolastici, impiegati pubblici e privati, componenti delle forze dell’ordine e persino aspiranti politici. Tutti accusati in concorso con Delicati per il reato di falso. Persone con background anche molto diversi, ma tutte disposte a fare carte false per sottrarsi alla vaccinazione. Una prassi consolidata in tutta Europa, sostenuta dalla paura nei confronti delle possibili reazioni avverse scatenate dal siero anti-Covid: si pensi al caso di Camilla Canepa, la studentessa 18enne di Sestri Levante morta nel giugno 2021 all’ospedale di Lavagna, in Liguria, e per la quale il decesso, come stabilito dai pm della Procura di Genova lo scorso 8 marzo di quest’anno, era stato causato dall'insorgenza della Vitt, la trombosi cerebrale associata a livelli di piastrine basse e scatenata dal vaccino a base adenovirale Astrazeneca. A questo proposito, la cifra richiesta da Delicati per l’erogazione dei falsi certificati di esenzione, appare irrisoria se paragonata a quella che si aggira tra i 150/180 dollari (da versare anche in cripto-monete), richiesta su vari gruppi Telegram occulti per l’erogazione di simili certificati o Green Pass: certificati di vaccinazione veri e propri, dunque. Un medico di Verona invece, era stato arrestato lo scorso marzo con l’accusa di aver simulato la somministrazione del vaccino ad almeno 285 persone, previo pagamento di un compenso di 300 euro per vaccinazione.Vicende simili erano state riportate anche in Svizzera tra la fine di settembre e metà ottobre de 2021, quando la polizia del Cantone Sciaffusa era stata informata dall’Ufficio federale di polizia (fedpol) e dal Centro di vaccinazione cantonale che un dipendente di quest’ultima struttura avrebbe verosimilmente “generato diverse centinaia di certificati Covid falsi o con contenuti non veritieri per poi venderli a persone che non avevano ricevuto le vaccinazioni necessarie”. Le indagini avevano portato poi all’arresto del collaboratore, nonché a quello di altre cinque persone sospettate di averlo aiutato presentandogli potenziali acquirenti o rivendendo direttamente i certificati. Tutti erano stati accusati di falsità in documenti. Il dipendente ha usato i dati di persone che erano state effettivamente vaccinate, per poi modificarli e stampare i certificati, ha spiegato Sticher. Il prezzo chiesto per i falsi andava da “zero a diverse centinaia di franchi”, ha aggiunto il procuratore pubblico. Casi simili erano stati segnalati anche a Ginevra e nel Canton Vaud.
Fra i molti nomi iscritti nel registro degli indagati, non tutti sono sconosciuti: tra di essi c’è Paolo Alonge, nel 2021 candidato sindaco di Torino per il Movimento 3V, sigla che non ha mai fatto mistero di essere per la "libertà di scelta terapeutica" e soprattutto contro il “siero anti-Covid”, tanto da lanciare la campagna #IoNonMiVaccinoPerché. Un altro aspirante politico finito nell’indagine dei Nas è Daniele Censori, ex candidato consigliere della Circoscrizione 3 per la Lista civica Lo Russo Sindaco. In un documento, che si rintraccia sul sito della lista civica il consigliere (poi non eletto) dichiara: "In ambito nazionale mi sono occupato spesso di sicurezza in varie città e ultimamente ho avuto la possibilità di poter collaborare insieme alla Protezione Civile nell'ambito dell'Emergenza Covid-19". Un altro nome noto in provincia è quello di Leandra Di Martino, da poco eletta consigliera comunale ad Almese nonché infermiera pediatrica all’ospedale Regina Margherita. Nella lista non ci sono solo dipendenti pubblici o incaricati di servizi essenziali: figurano anche operatori del benessere, un oculista, una pediatra, un pedagogista, un avvocato, professori universitari, agenti di polizia locale, docenti di scuola primaria e secondaria.
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