03 Maggio 2024
Giulio Regeni (LaPresse)
"Quello con gli occhiali da sole è il colonnello Helmi, era presente molto spesso" durante le indagini riguardo l'omicidio di Giulio Regeni. Lo ha dichiarato in tribunale Loreto Biscardi, colonnello del Raggruppamento operativo sociale, commentando le foto che mostrano la presenza di Helmi sul luogo del ritrovamento del cadavere di Giulio Regeni e agli incontri del team investigativo italiano e egiziano. Le foto risalgono al giorno del sopralluogo, il 10 febbraio 2016.
Insieme a Uhsam Helmi al processo Regeni vi sono anche Sabir Tariq, Athar Kamel Mohamed Ibrahim e Magdi Ibrahim Abdelal Sharif, rispettivamente il generale e i due colonnelli egiziani accusati di sequestro di persona pluriaggravato, lesioni aggravate e concorso in omicidio. Helmi dovrà ora chiarire davanti alla Corte d'Assise la sua presenza a tutte le indagini condotte dagli investigatori d'Italia e d'Egitto.
Il direttore dello Sco ha inoltre espresso il suo rammarico per il mancato aiuto derivante dallo Stato egiziano nel chiarire il caso Regeni. "All'inizio ci fu una apparente collaborazione, ci consentirono di assistere alle assunzioni di testimonianze, ma noi cercavamo riscontri oggettivi", afferma Vincenzo Nicolì. Dalle improbabili ipotesi di morte (per incidente stradale), alle teorie che vedevano Giulio Regeni coinvolto in "un traffico di opere d'arte rubate, altre che riguardavano la sua sfera sessuale, poi quella di uno scontro fisico con una persona davanti all'ambasciata", tutte smentite dallo Sco. Il governo egiziano passa poi dall'apparente collaborazione a vero e proprio ostruzionismo, come dichiara Alessandra Ballerini, legale della famiglia Regeni. "E' emersa l'assoluta mancata collaborazione egiziana, l'ostruzionismo e i depistaggi. L'inizio della ricostruzione di queste difficoltose indagini al Cairo, e anche il clima di intimidazione" afferma l'avvocata, sottolineando come più volte lo Stato egiziano si sia rifiutato di rispondere alle richieste di chiarimenti tecnici e abbia "impedito di fare domande dirette, e anche chiedere agli egiziani di fare delle domande se questi non le ritenevano pertinenti".
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