11 Marzo 2024
Riccardo Agresti, fonte: Facebook
Riccardo Agresti, preside dell'Istituto "Corrado Melone" di Ladispoli, è intervenuto ai microfoni de "Il Giornale d'Italia" a riguardo del caso del bambino iperattivo di 6 anni che è stato sospeso dalla scuola per motivi disciplinari. Il bambino è affetto da "un disturbo di deficit con iperattività" (ADHD) e nonostante la decisione di reintegro da parte del Tar, il preside ha rifiutato di far tornare l'alunno a scuola, sospeso per 17 giorni. In seguito, il preside è stato a sua volta sospeso dopo l'ispezione che il ministro dell'Istruzione Valditara ha effettuato nella figura di alcuni ispettori del Ministero dell'Istruzione.
Secondo Agresti, "al contrario di quanto riportato dall'Avvocato dei genitori, il bambino aveva 11 ore di sostegno a settimana, adeguate alla certificazione, cioè quella dell'articolo 104, comma 1, che a noi è stata consegnata dai genitori. Per tutto il primo quadrimestre le maestre hanno protetto il bambino da questa situazione e le altre mamme non sono state tenute a sapere nulla".
La situazione, però, sarebbe peggiorata dopo il primo quadrimestre, quando "il comportamento in classe del bambino si è aggravato e c'è stato un incontro con il padre, nel quale gli abbiamo mostrato diversi video". Come riportato precedentemente da Agresti, infatti, lo studente "leccava i rifiuti, disturbava i compagni e rendeva impossibile lo svolgimento delle elezioni".
Alla visione dei video, Agresti riferisce che "il padre non credeva ai suoi occhi e la madre, in un incontro successivo, ha detto che erano falsi. In seguito abbiamo fatto anche un consiglio di classe dedicato ma loro non si sono presentati. La scuola già in precedenza aveva chiesto ai genitori, che non sono divorziati come molti dicono, di verificare che la certificazione Adhd (deficit di attenzione e iperattività) che loro ci avevano consegnato (art. 104, comma 1), ovvero 'è iperattivo, si deconcentra, non fa i compiti', fosse adatta. Noi supponevamo infatti che potesse essere di maggiore gravità, di comma 2 o 3, e che quindi necessitasse di più ore di sostegno".
La situazione è diventata ancora più seria quando, secondo Agresti, "la famiglia non continuava a prendere provvedimenti e ci siamo visti costretti ad intervenire con la sospensione. La nostra era una strategia per far capire ai genitori che si era al limite: la sospensione funziona, é un insegnamento. In questo caso era un segnale ai genitori, non nei confronti del bambino che ha 6 anni. Ma loro l'hanno presa malissimo".
A quel punto infatti, "La famiglia si è rivolta ai carabinieri e l'avvocato dei genitori ha fatto ricorso al Tar, dicendo che il bambino non dovesse essere espulso e che necessitava di più ore secondo la certificazione che ci è stata consegnata. In seguito il ministro Valditara ha ordinato un'ispezione all'interno dell'edificio scolastico per verificare se ci fossero le condizioni di un allontanamento. Il 5 febbraio, - riporta Agresti - succede il finimondo: il padre arriva a scuola con dei fogli dicendo che il bambino dovesse necessariamente entrare. E io solo nel pomeriggio di quel giorno ho letto la mail del Tar".
Già lunedì 4 marzo era infatti arrivata la risposta del Tribunale amministrativo regionale, che ha dato ragione alla famiglia del piccolo: il bambino doveva rientrare immediatamente a scuola. Ma, nonostante il parere del Tar, il piccolo non viene riammesso a scuola. "Dopo l'iniziale rifiuto - dice Agresti - ho dato disposizione di fare entrare il bambino il giorno dopo, ma non é entrato. Il 7, invece, il bambino è entrato e dopo mezz'ora sono arrivati due ispettori, che tra l'altro hanno certificato che non esiste la certificazione di cui parla l'avvocato nel ricorso".
Nel frattempo, però, "sabato arriva una mail alla posta elettronica della scuola in cui arriva la decisione della mia sospensione per 30 giorni. La mia sospensione formalmente sarebbe corretta, i genitori sono andati ai carabinieri perché non ho applicato la decisione del Tar inizialmente: decisione giusta, ma farò ricorso al giudice del lavoro perché la tutta la verità non è venuta fuori. Se c'è una denuncia penale sarà il mio avvocato a proteggermi. Se invece è un procedimento scolastico e basta, è evidente che qualcuno mi vuole fuori dalla scuola: io sono fastidioso, ho lottato contro provvedimenti sia di sindaci di destra che di sinistra, perché il mio partito politico sono i bambini".
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