19 Febbraio 2024
Fonte: facebook
Rhasi Abrahman, il 23enne marocchino coinvolto in una serie di accoltellamenti in seguito a rapine il 6 marzo 2023, è stato condannato a 8 anni e 2 mesi di reclusione. Durante gli attacchi, Abrahman aveva ferito sei passanti, prevalentemente donne, utilizzando un coltello. La polizia lo aveva fermato vicino alla stazione Centrale di Milano, suscitando preoccupazione sulla sicurezza cittadina. La sentenza è stata emessa nel processo abbreviato dal giudice Alberto Carboni a Milano, che ha anche ordinato l'espulsione del giovane una volta scontata la pena, riconoscendo le attenuanti generiche come equivalenti alle aggravanti contestate. Il pm Maura Ripamonti aveva richiesto una condanna di 8 anni.
Durante le indagini, la Procura aveva ordinato una consulenza psichiatrica su Abrahman, che ha rilevato la sua capacità di intendere e volere al momento dei fatti, nonostante l'uso di sostanze stupefacenti e un ritardo cognitivo. L'ordinanza di custodia cautelare in carcere, firmata dal giudice Lidia Castellucci, descriveva le rapine come "aggressioni brutali e violente", con pugni, colpi di coltello e spinte violente che facevano cadere a terra le vittime.
Durante il processo abbreviato, Abrahman ha dichiarato che non ricordava nulla dei fatti a causa dell'assunzione di alcol e cinque pastiglie di Rivotril. Ha affermato di aver iniziato a usare droghe solo dopo il suo arrivo in Italia e ha spiegato di vivere per strada nella zona della stazione Centrale di Milano, rivolgendosi alle associazioni assistenziali per cibo e vestiti. Ha ammesso di aver deciso di rapinare per rubare telefoni cellulari, su richiesta di uno spacciatore che gli aveva offerto droga in cambio di telefoni.
Le azioni di Abrahman sono state descritte negli atti dell'indagine come "implacabili e imprevedibili", ma sono state interrotte grazie all'intervento di privati cittadini e delle forze dell'ordine. Nel processo, il ritardo cognitivo del giovane è stato preso in considerazione nel bilanciare le aggravanti con le attenuanti, ma questo deficit, insieme all'uso di droghe, non è stato considerato come influente sulla sua piena capacità di intendere e volere, come stabilito dal consulente Marco Lagazzi.
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