01 Novembre 2023
E’ da rifare il processo ai due fratelli che il 10 agosto del 2020 uccisero il padre a colpi di mattarello a Genova. La Cassazione ha cancellato l’assoluzione di Simone, il più piccolo dei fratelli, e ha chiesto di rimodulare la pena di Alessio, il più grande, condannato a 21 anni nei due gradi di giudizio che hanno preceduto il verdetto della Suprema corte. La pena dovrà essere più bassa anche in virtù di una decisione della Corte costituzionale.
L’assoluzione di Simone Scalamandrè, accusato di concorso in omicidio per la morte del padre Pasquale, è stata cancellata dalla Corte di Cassazione. I giudici hanno stabilito che il ragazzo, 23 anni, dovrà essere giudicato da una nuova Corte d’assise d’appello (sarà quella di Milano a farlo, ndr) perché le motivazioni con cui era stato prosciolto in secondo grado dall’aver partecipato al massacro del genitore non hanno retto. Le perplessità sollevate dalla Procura generale di Genova, che aveva impugnato la sentenza, hanno prevalso sulla difesa dell’avvocato Riccardo Lamonaca. Simone in Corte d’assise a Genova, in primo grado, era stato condannato a 14 anni, con l’attenuante del «contributo minimo». Poi era arrivata l’assoluzione, contestata però dal sostituto pg Cristina Camaiori, perché le motivazioni dei giudici «erano stringate e in parte contraddittorie». Per il pg la Corte d’appello aveva dedicato solo tre pagine per spiegare perché il ragazzo più giovane avrebbe colpito il padre solo lievemente e a mani nude, senza contribuire attivamente all'omicidio. E ieri lo ha ribadito in Cassazione. Occorrerà quindi approfondire.
Ma se la Corte suprema ha punito il più giovane dei fratelli Scalamandrè, per il più grande - Alessio, 31 anni - condannato in entrambi i gradi di giudizio a 21 anni per omicidio volontario, apre la strada a una pena più leggera. I giudici hanno stabilito che pure il suo processo dovrà essere rifatto, ma solo per quanto riguarda le attenuanti generiche e la provocazione. Ovvero la condanna dovrà essere rideterminata. E Alessio nell’appello bis potrà beneficiare dalla decisione della Corte costituzionale che ha recentemente annullato la legge («perché incostituzionale») che prevedeva un’aggravante particolare per gli omicidi in famiglia. Non solo: la Cassazione chiede alla nuova Corte d’assise d’appello che giudicherà il parricidio di rivalutare l’attenuante della provocazione, che era sempre stata negata nelle sentenze di primo e secondo grado nonostante i legali dell’imputato, gli avvocati Luca Rinaldi e Andrea Guido, l’abbiano sostenuta con forza.
I due fratelli si troveranno nuovamente in un’aula di tribunale (la data dev’essere ancora stabilita). Un destino che li unisce dal 10 agosto 2020, giorno dell’omicidio. Pasquale Scalamandrè, 62 anni, autista dell’Amt in pensione, si era recato nell'appartamento di via Garrone, a San Biagio, dove vivevano i figli e dove aveva abitato anche lui prima di essere denunciato dalla moglie per maltrattamenti (il processo che lo vedeva imputato sarebbe dovuto cominciare alla fine di settembre): voleva chiedere al figlio maggiore Alessio di modificare le accuse fatte nei suoi confronti quando aveva confermato l’esposto della madre agli agenti del commissariato di Cornigliano. Ne era nata una violenta discussione, con il tragico epilogo: Alessio lo aveva colpito, prima a pugni poi più volte con un mattarello. Dopo averlo ucciso, aveva chiamato le forze dell'ordine.
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