Chi mi ama mi segua. La rivoluzionaria pubblicità compie 50 anni. La difese pure PierPaolo Pasolini dal bigottismo di quegli anni
Kappa: Una straordinaria storia italiana che scandalizzo’ con pubblicità irriverenti e invenzioni di marketing. Un brand che rinasce con il terzo millennio grazie al geniale Marco Boglione
Gli dei gli avevano dato tutto: intelligenza, bellezza, intuito, soldi, fama, belle donne… poi gelosi si sono ripresi tutto. In un colpo solo!
Maurizio Vitale, un pioniere che guardava avanti. Troppo avanti. Una storia di successo che comincia nel ’68, attraversa gli anni ’70, colpisce e scandalizza con pubblicità irriverenti e invenzioni di marketing. Un brand che muore e rinasce alle soglie del 2000.
Robe di Kappa nasce a Torino nel 1968 grazie all'intuizione di Maurizio Vitale, giovane amministratore delegato del Maglificio Calzificio Torinese (MCT), azienda di famiglia fondata dal nonno Abramo. Vitale vede in tv John Lennon indossare la camicia militare di un soldato caduto in Vietnam e comprende che i movimenti giovanili stanno per rivoluzionare il modo di vestire. Fa tingere di verde le magliette Kappa rimaste invendute: le arricchisce con patch militari ed è un successo. Il nome del brand nasce durante una riunione. L'allora presidente di MCT osservandole, domanda a Vitale: «E come le chiamiamo queste robe qui?». E Vitale: «Robe? Chiamiamole Robe di Kappa”, Il logo con due giovani seduti schiena contro schiena, nato casualmente durante una pausa di un set fotografico dei costumi da bagno Beatrix, fa il giro del mondo.
Nel ‘73 fa il botto con Jesus Jeans, primo marchio di jeans italiano che diventa famoso grazie alla pubblicità “scandalosa” di un allora sconosciuto Oliviero Toscani ed Emanuele Pirella, autore degli indimenticabili slogan “Chi mi ama mi segua” (scritto sul sedere di Donna Jordan) e “Non avrai altro jeans all’infuori di me”. Fa incazzare tutti, tra una querela, una scomunica e sequestro di manifesti da parte della polizia Buoncostume, interviene anche il Vate del pensiero libero, Pierpaolo Pasolini, che conduce una battaglia tutta sua in nome dal jeans. Si buttano nel mucchio dei bigotti anche sociologi, religiosi e giuristi.Maurizio Vitale finisce sotto processo per vilipendio della religione. Davanti ai giudici inventa: "Signor presidente, io non volevo far riferimento alla frase di Gesù, bensì a quella, quasi identica, pronunciata da Filippo il Bello per convincere i nobili a seguirlo nella guerra contro i feudatari ribelli di Francia". La racconta così bene che gli credono. Assolto.
Nel 1975 arriva come direttore commerciale e marketing il giovanissimo (25 anni) Marco Boglione che rappresenterà a partire dagli anni ‘90 il futuro dell’azienda.
Nella primavera del 1979 Vitale annuncia l'accordo da 100 milioni di dollari per la produzione dei Jesus in Urss. È una rivoluzione. Il Maglificio-Calzificio Torinese apre sedi a New York e a Los Angeles. Inventa le sponsorizzazioni. Mette il marchio Robe di Kappa sulle maglie della Juventus e di campioni come Carl Lewis.
Maurizio si ammala. Il suo è uno dei cinque casi italiani “ufficiali” di contagio eterosessuale. Prima di morire dice a Boglione: “Non ti consiglio di restare in azienda senza di me”. Boglione si dimette. L’azienda dichiara fallimento e le sue proprietà vanno all’asta. Le comprerà per 21 miliardi proprio Boglione che fonda il gruppo BasicNet e nel 1999 lo quota in Borsa. Al giro di boa del 2000, la storia ricomincia. Marco assume subito i tre figli di Maurizio, Juni, Tancredi e Oliviero ( chiamato cosi’ per onorare l’amicizia con il fotografo).
Oggi Kappa sono sponsor delle Olimpiadi e fornitori ufficiali della Fisi, federazione sport invernali.
La piazza dove Marco Boglione lavora si chiama Largo Maurizio Vitale.
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