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Cambiamento climatico, la storia dei ghiacciai alpini come esempio lampante di mistificazione del mainstream

L’estensione dei ghiacciai in Europa è sempre stata variabile e l’effetto antropico è risibile

01 Settembre 2023

Cambiamento climatico, la storia dei ghiacciai alpini come esempio lampante di mistificazione del mainstream

Mi sono imbattuto, per puro caso, nello scritto di un meteorologo. Come spesso succede a chi – come me – è un curioso autodidatta, mi sono appassionato al tema della progressiva scomparsa dei ghiacciai alpini. Tutti noi abbiamo in mente le immagini dei ghiacciai alpini coperti da teli per diminuire l’insolazione e siamo preoccupati del loro scioglimento ineluttabile. Qui interviene l’ormai consueta mistificazione del mainstream: l’uomo è responsabile del cambiamento climatico, è necessario ridurre l’effetto antropico e, di conseguenza, il numero di abitanti del nostro pianeta.

La storia dei ghiacciai alpini, immagine della mistificazione narrativa del mainstream

Klaus Schwab ha dedicato intere pagine dei suoi libri alla “Green economy”. Nessuno, tuttavia, ci ha mai raccontato la vera storia dei ghiacciai. Esistono centinaia di studi. Per mia comodità, ho scelto di fare una ricerca in lingua francese e ho trovato moltissimo materiale (inserisco i link in calce all’articolo, per chi fosse interessato a verificare le mie fonti e, naturalmente, per i fact-checker). In sintesi, tra il IX e il XIV secolo incluso i ghiacciai erano quasi inesistenti. Era un periodo chiamato Optimum climatico medievale. Il transito attraverso gli alti passi di montagna era allora molto facile, al punto che uomini, mucche e muli andavano senza grandi problemi da Prarayé a Evolène attraverso il Col Collon (3130 m), da Zermatt a Evoléne attraverso il Col d'Hérens (3480 m) e da Valtournenche a Zermatt passando per il Col de Saint-Théodule (3380 m). Quindi, a partire dal XV secolo e fino al 1850 circa, seguì una “piccola era glaciale”, durante la quale, a poco a poco, si formarono i ghiacciai alpini.

Cito Marcello Mazzoleni; “Il Colle del Teodulo – oggi centro di uno dei più prestigiosi comprensori sciistici – nel Basso Medioevo fu a tutti gli effetti un itinerario “Europeo” sulla via transalpina che univa il porto di Genova con quello di Amsterdam. Tutte le carte geografiche del ‘500 e del ‘600, comprese quelle del grande cartografo olandese Mercatore, rappresentano il “Mons Silvius” - tale era il suo nome in latino - e il villaggio di Ayas, suo principale centro di servizi. In quelle redatte nei paesi d’oltralpe compare la dizione: “Krëmertal”, ovvero “Valle dei mercanti” posta fra i toponimi di Ayas e del valico del Teodulo. Il controllo delle strade che dalla valle della Dora salivano al colle del Teodulo, era esercitato dagli Challant, la più prestigiosa famiglia nobiliare valdostana che proprio da quel traffico traeva la sua ricchezza e la sua rinomanza a livello europeo. In questo periodo caldo dai traffici assai vivaci, prese origine la millenaria fiera di Sant’Orso che tutt’ora si celebra il 31 gennaio nel cuore dell’inverno, una stagione che pare ben poco propizia ad un gran concorso di gente, soprattutto in passato quando non esistevano i mezzi spazzaneve. Il più antico documento che riguarda questa rassegna risale al 1305 ma pare che allora essa già fosse secolare, era esclusivamente dedicata agli attrezzi agricoli e si svolgeva nei tre giorni che precedevano la festa di Sant’Orso e nei tre che la seguivano. Questa grande fiera invernale è una testimonianza della mitezza che doveva caratterizzare la stagione fredda durante gli otto secoli dell’Optimum climatico del basso medioevo. Fra il 1550 e il 1850 ha luogo la più grave crisi climatica dei tempi storici denominata dagli specialisti il Pessimum climatico della Piccola Età Glaciale. Essa provocò un abbassamento di almeno 500 metri dei limiti climatici delle colture, del bosco, del pascolo e delle nevi persistenti determinando un lungo innevamento annuo dei valichi e addirittura la glaciazione dei più elevati e insieme la perdita di una grande quantità di terre coltivabili. Venendo a mancare contemporaneamente i proventi legati ai traffici transalpini e quelli delle più elevate terre agricole, il periodo della Piccola Età Glaciale fu per le valli alpine un’epoca di estrema povertà. In valle d’Aosta il contraccolpo fu durissimo: da ganglio dei traffici europei la Regione si trasformò in cellula chiusa in se stessa; le attività economiche si ridussero a un’agricoltura volta esclusivamente all’autosussistenza e tanto misera che viene definita dagli studiosi francesi “de acharnement”; la popolazione, poverissima e denutrita, venne falcidiata dalla peste e da malattie endemiche, molte delle quali riconducibili alla malnutrizione e alle grandi fatiche che in tali condizioni ambientali i lavori agricoli richiedevano. Le condizioni del clima determinarono, nel corso della Piccola Età Glaciale, la più imponente crescita volumetrica, areale e lineare dei ghiacciai verificatasi negli ultimi due millenni. Dopo la metà del secolo XIX inizia il riscaldamento climatico tuttora in corso. La fine della Piccola Età Glaciale è segnata da una improvvisa forte diminuzione delle precipitazioni e da un sensibile innalzamento delle temperature: all’osservatorio meteorologico del Gran San Bernardo nei vent’anni successivi al 1856 le precipitazioni annue risultarono meno di 1600 mm e l’altezza della neve caduta di 870 cm nei confronti di medie di lungo periodo assai più elevate; le temperature medie annue che fino al 1860 erano state attorno ai -1,9 °C si innalzano bruscamente a -1,5 °C”.

Da questa breve storia, possiamo trarre l’ennesimo insegnamento sul nostro presente: nessuno vuole negare l’impatto antropico sul clima. Ma gli scienziati che si prestano alla mistificazione, sostenendo che il riscaldamento climatico è causato unicamente dall’opera dell’uomo, sono dei ciarlatani.

Follia mefistofelica, bugia colossale, ennesimo argomento per diffondere paura e colpevolizzarci. A tutto vantaggio dei soliti filantropi, che mentre noi andiamo in treno perché il nostro Diesel Euro 5 non può più circolare, usano il jet privato per andare a Davos a decidere i nostri destini.

di Alfredo Tocchi, 1 settembre 2023

https://www.glaciers-climat.com/wp-content/uploads/Mer-de-Glace-12-000-ans-dhistoire.pdf

https://www.persee.fr/doc/edyte_1762-4304_2008_num_6_1_1024

https://www.e-periodica.ch/cntmng?pid=bsv-002:2018:97::191

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