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Benedetto Croce «Il Giornale d'Italia» (10 agosto 1943)

Clima, per far passare il Pacchetto Natura scomodano anche Greta: ma che speranze ha di venire applicato?

La sinistra, che ha la coda di paglia, esulta: per il momento la maggioranza Ursula tiene. Ma fino a quando? Intanto la destra da populista si è fatta qualunquista, tira a campare, i suoi megafoni sbavano per Giorgia Meloni e dicono: l'Italia è un grande paese. Come no...

13 Luglio 2023

Greta Thunberg

La sinistra ha reagito nel solito modo volgare alla legge sullo stato di natura passata al Parlamento europeo. Una professoressa di Bologna, esponente PD, in orgasmo e con lei i mammasantissima come Gentiloni e gli altri: tutti sollevati dalla apparente tenuta della maggioranza Ursula, maggioranza di sinistra vaneggiante. Ma è la solita miopia avida dei comunisti: hanno scomodato anche Greta, la fannullona svedese, ma che speranze ha di venire effettivamente realizzato un coacervo di regolamenti demenziali che prevedono il pianeta senza umanità? Il disegno è chiaro: popolazione decimata e quelli che restano spossessati di tutto, dipendenti dai pubblici poteri, pronti a qualsiasi umiliazione pur di sopravvivere. E controllati, sempre di più. Il cosiddetto pacchetto natura è roba che nasce guasta, un aborto normativo senza possibilità di applicazione. Frattanto la tesi dei sessantunomila morti di caldo si rivela per quello che è, l’ennesima fandonia terroristica pagata dalla UE alla vigilia di una votazione considerata cruciale. Questo è un aspetto decisivo: di qui ai prossimi mesi, fino al voto dell’anno prossimo, verremo bombardati da questa finta informazione sulla quale l’Unione, che non lo nasconde, ha investito il grosso delle risorse. Roba senza senso, senza pretesa di serietà, fatta passare per “scienza”. Come dice il matto olandese Timmermans: “Dare ascolto a me non è contro la scienza, negare il pacchetto natura lo è”. Avremo bisogno di pochi, buoni scienziati, e del caro vecchio buon senso; un mix lo offre Franco Battaglia che su “la Verità” osserva: un grado in più non può scatenare una moria. Anche perché, potremmo aggiungere, quella del grado in più è l’ennesima invenzione, come puntualmente emerso. Sui vaccini, sugli effetti tossici e letali, la narrazione finanziaria e terroristica escludeva qualsiasi nesso con la vecchia “prova del diavolo”, provate a dimostrarlo ma siccome non potete allora non esiste. Non si poteva perché chi portava la dimostrazione veniva soffocato o ignorato, ma le dimostrazioni dopo un milione di volte diventano statistica e quella esiste. Viceversa, sul caldo come formula, come causa mistica, la narrazione malavitosa non ha bisogno di prove del diavolo, non le serve niente: è così e basta ed è chi lo nega a dover portare prove opposte. Come il morto ammazzato che deve dimostrare, lui, di essere stato fatto fuori da uno col coltello grondante del suo sangue.

Di questi sporchi giochi saremo sempre più invasi perché il liberismo delle suggestioni e dei cataclismi ha bisogno di mentire e perché da questi affari potenzialmente stragisti dipende la tenuta delle varie maggioranze Ursula. L’unica speranza sta nell’esasperazione comune, nel rifiuto ad ulteriori pressioni, ma c’è da fidarsi? Di sicuro non incoraggia l’attendismo suicida di Giorgia Meloni, che di suo ce la mette tutta, ci crederà anche, ma è circondata da ministri da operetta e consiglieri da fiera: ai convegni si vedono spettacoli abbastanza inverecondi, i nuovi arrivati, i nostalgici di Spengler e di Evola, di Tolkien e di D’Annunzio, ma, fondamentalmente, di Mussolini, della destra autoritaria e dirigista, il cui socialfascismo mette tutti d’accordo. Tutti con un metro di lingua fuori, tutti che sbavano: adesso è il nostro turno, adesso vi facciamo vedere noi. Dal che una constatazione o meglio una conferma agghiacciante: destra e sinistra non esistono più, non sono mai esistite, c’è solo l’uomo con la sua meschinità inguaribile, nella versione peggiorata dell’homo italicus naturalmente portato al servilismo e al killeraggio. Con licenza di cambiare schieramento a seconda del vento. Gente che, senza tremare, predica: ma diamole cinque anni a questa nostra Giorgia, diamogliene dieci. E perché no un ventennio? E magari sono stati preceduti da manager, industriali, imprenditori che sullo stesso palco non hanno fatto altro che ripetere: il paese ha cinque, dieci settimane di resistenza, non di più.

Ci sono figure patetiche come questo Facci, vitalista di Lambrate, che pippava cocaina “ascoltando Wagner”, qualcosa su cui indubbiamente riflettere, il quale scrive scemenze da bombominkia invecchiato, cercando il martirio di carta perché è tutto calcolato, al di là dell’ego malato è tutto calibrato, si scatena la bufera e subito l’amichettismo trasversale scatta in soccorso. Facci alla fine può dire, mussolinianamente: me ne frego, il programma in Rai non me lo tocca nessuno. Una commedia deprimente, sulla quale ha ragione Guia Soncini che l’ambiente lo conosce: il problema è la megalomania degli immaturi, sono degli influencer che pretendono di illuminare le folle ma si bruciano alla loro stessa fiaccola nella ricerca del sottopotere spicciolo, effimero. Che cosa vogliono tutti questi sparafucile, ieri di sinistra oggi di destra? Facile: vogliono durare, come tutti, come sempre. Solo che hanno abbandonato l’atteggiamento rivendicativo, sul dannunziano lagnoso, da “non funziona niente in questo paese” in luogo del “diamole dieci anni per mettere a posto le cose”. E non vedono, o non vedono più, la burocrazia che da asfissiante s’è fatta delirante, quella virtuale unita a quella di carta unita a quella di sportello, non vedono che per acquistare una utilitaria ci vuole oltre un anno, mentre negli anni Settanta del terrorismo bastava mezza giornata, non vedono che dietro le mutande farcite delle miss di bellezza si nascondono processi di desertificazione mentale, non vedono le orrende stragi quotidiane, le orge dei quindicenni che violentano quelle di dodici, non vedono più una cloaca clandestina che semina stupri e cadaveri per strada, non vedono i continui omicidi stradali che sono il modo più osceno di uccidersi. Dicono: adesso tocca a noi e tutto va bene, madama la marchesa. “E l’Italia è campione”, come canta, amaramente, Paolo Benvegnù. Questa destra da populista si è fatta improvvisamente qualunquista e potrebbe adottare il motto dei romagnoli alluvionati, “tin bota”, che vuol dire fattene una ragione, sei vivo e ti va già bene così. Mentre da sinistra, avendo una coda di paglia lunga 30 anni, non possono dire che ci sono troppi sbarchi, troppi casini e si limitano a rimpiangere il potere perduto, gentilmente chiedendo alla magistratura sodale di provvedere. E fanno un tifo ultrà se l’Europarlamento licenzia un corpus normativo da manicomio sul ripristino dello stato di natura adatto ai dinosauri ma non agli umani. Brutto, bruttissimo momento.

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