15 Giugno 2023
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L'omelia pronunciata dall'arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, durante i funerali di Silvio Berlusconi nella Cattedrale del Duomo, ha generato un dibattito acceso tra coloro che l'hanno apprezzata e chi l'ha trovata inadeguata al contesto istituzionale e priva di rispetto. La breve omelia ha sorpreso tutti per la sua apparente semplicità, ma ha lasciato trasparire l'intera vita dell'ex Cavaliere, che ora, dopo i successi e la popolarità, si presenta come un uomo comune che si prepara ad incontrare Dio.
Tuttavia, molti utenti dei social media hanno sollevato delle critiche, sottolineando l'inopportunità del testo in un contesto di cerimoniale di Stato solitamente rigoroso e privo di giudizi personali. Daniele Capezzone, ex radicale e già portavoce di Forza Italia, ha commentato che l'omelia è stata costruita in modo ambiguo, suscettibile di interpretazioni contrastanti. Alcuni l'hanno interpretata come un'espressione della naturale umanità di ogni individuo con le sue gioie, desideri e dimensione terrena, mentre altri come una descrizione di persone immerse nei vizi mondani, nell'apparenza e nella superficialità. La duplice natura del testo si pensa sia stata voluta e che parli a chi l’ascolta a seconda dell’Io di ciascuno.
Capezzone ha trovato l’ultimo paragrafo dell’omelia particolarmente freddo e distante, privo del calore di una carezza che, a suo parere, mancava persino nel tono con cui il discorso è stato pronunciato. Ha inoltre sollevato dubbi sul concetto di uomo d'affari secondo Delpini, citando la frase "guarda ai numeri e non ai criteri", interpretandola come un'indicazione che liquida il legame tra capitalismo ed etica cristiana.
Anche Enrico Mentana, direttore del telegiornale di La7, ha espresso la sua opinione. Mentana ha riconosciuto la forza del discorso, che sembrava in parte laico, con una riconciliazione tra la vita, i piaceri e anche gli eccessi, e il momento della resa dei conti.
Qui di seguito il testo integrale dell’omelia:
"Ecco l’uomo: un desiderio di vita, di amore, di felicità
Vivere
Vivere e amare la vita.
Vivere e desiderare una vita piena.
Vivere e desiderare che la vita sia buona, bella per sé e per le persone care. Vivere e intendere la vita come una occasione per mettere a frutto i talenti ricevuti. Vivere e accettare le sfide della vita. Vivere e attraversare i momenti difficili della vita. Vivere e resistere e non lasciarsi abbattere dalle sconfitte e credere che c’è sempre una speranza di vittoria, di riscatto, di vita. Vivere e desiderare una vita che non finisce e avere coraggio e avere fiducia e credere che ci sia sempre una via d’uscita anche dalla valle più oscura. Vivere e non sottrarsi alle sfide, ai contrasti, agli insulti, alle critiche, e continuare a sorridere, a sfidare, a contrastare, a ridere degli insulti. Vivere e sentire le forze esaurirsi, vivere e soffrire il declino e continuare a sorridere, a provare, a tentare una via per vivere ancora.
Ecco che cosa si può dire di un uomo: un desiderio di vita, che trova in Dio il suo giudizio e il suo compimento.
Amare ed essere amato.
Amare e desiderare di essere amato. Amare e cercare l’amore, come una promessa di vita, come una storia complicata, come una fedeltà compromessa. Desiderare di essere amato e temere che l’amore possa essere solo una concessione, una accondiscendenza, una passione tempestosa e precaria. Amare e desiderare di essere amato per sempre e provare le delusioni dell’amore e sperare che ci possa essere una via per un amore più alto, più forte, più grande. Amare e percorrere le vie della dedizione. Amare e sperare. Amare e affidarsi. Amare ed arrendersi.
Ecco che cosa si può dire dell’uomo: un desiderio di amore, che trova in Dio il suo giudizio e il suo compimento.
Essere contento.
Essere contento e amare le feste. Godere il bello della vita. Essere contento senza troppi pensieri e senza troppe inquietudini. Essere contento degli amici di una vita. Essere contento delle imprese che danno soddisfazione. Essere contento e desiderare che siano contenti anche gli altri. Essere contento di sé e stupirsi che gli altri non siano contenti. Essere contento delle cose buone, dei momenti belli, degli applausi della gente, degli elogi dei sostenitori. Godere della compagnia. Essere contento delle cose minime che fanno sorridere, del gesto simpatico, del risultato gratificante. Essere contento e sperimentare che la gioia è precaria. Essere contento e sentire l’insinuarsi di una minaccia oscura che ricopre di grigiore le cose che rendono contenti. Essere contento e sentirsi smarriti di fronte all’irrimediabile esaurirsi della gioia.
Ecco che cosa si può dire dell’uomo: un desiderio di gioia, che trova in Dio il suo giudizio e il suo compimento
Cerco l’uomo.
Quando un uomo è un uomo d’affari, allora cerca di fare affari. Ha quindi clienti e concorrenti. Ha momenti di successo e momenti di insuccesso. Si arrischia in imprese spericolate. Guarda ai numeri a non ai criteri. Deve fare affari. Non può fidarsi troppo degli altri e sa che gli altri non si fidano troppo di lui. È un uomo d’affari e deve fare affari.
Quando un uomo è un uomo politico, allora cerca di vincere. Ha sostenitori e oppositori. C’è chi lo esalta e chi non può sopportarlo. Un uomo politico è sempre un uomo di parte.
Quando un uomo è un personaggio, allora è sempre in scena. Ha ammiratori e detrattori. Ha chi lo applaude e chi lo detesta.
Silvio Berlusconi è stato certo un uomo politico, è stato certo un uomo d’affari, è stato certo un personaggio alla ribalta della notorietà.
Ma in questo momento di congedo e di preghiera, che cosa possiamo dire di Silvio Berlusconi? È stato un uomo: un desiderio di vita, un desiderio di amore, un desiderio di gioia. E ora celebriamo il mistero del compimento.
Ecco che cosa posso dire di Silvio Berlusconi. È un uomo e ora incontra Dio".
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