17 Gennaio 2023
Foto di Devon Rogers su Unsplash
Da marzo il Cern tiene in ostaggio 70 pubblicazioni a cui hanno collaborato scienziati di istituzioni russe e bielorusse. Al momento li articoli sono disponibili solo in preview, senza indicazioni in merito agli autori e alle istituzioni.
Ogni anno il Cern, il più grande laboratorio di fisica nucleare al mondo, pubblica numerosi articoli scientifici nell'ambito dei suoi quattro progetti principali legati all'acceleratore di particelle LHC (Large Hadron Collider). Per 70 di questi la pubblicazione è in stallo perché fra gli autori ci sono scienziati provenienti da istituzioni russe e bielorusse. Gli articoli continuano ad aumentare perché il laboratorio di fisica non ha ancora deciso di preciso come comportarsi con le istituzioni di ricerca russe e bielorusse.
L'impasse è iniziato l'8 marzo con la decisione del centro di condannare la Russia e di esprimere la sua solidarietà all'Ucraina. L'Ucraina è un Paese Membro del Consiglio. Nel provvedimento del Consiglio, in cui hanno voce i 23 stati membri, si sono prese due serie risoluzioni. La prima è la rimozione dello status di Paese Osservatore alla Federazione Russa.
Questo provvedimento vieta alle istituzioni russe di assistere alle Sessioni Aperte del Consiglio del Cern, quindi di sapere quali decisioni prendono gli Stati Membri in merito alle attrezzature, ai fondi e ai progetti. Non essendo mai stata uno Stato membro, la Russia non ha perso il diritto di voto.
L'altra disposizione è quella di non rinnovare le collaborazioni con gli istituti russi e bielorussi dal 2024 in poi, anno in cui scade l'accordo attualmente in vigore. Provvedimenti simili sono stati presi anche dal mega progetto europeo X-ray Free-Electron Laser (XFEL) e dallo statunitense Massachusetts Institute of Technology (MIT) dopo 11 anni di collaborazioni con l'ente russo Skolkovo.
La combinazione di decisioni di questo livello potrebbe portare all'isolamento scientifico delle due nazioni. Inoltre il Cern intende unirsi alle sanzioni europee smettendo di esportare strumenti tecnologici.
Il Cern ha scelto anche sospendere le collaborazioni presenti, ma non ha ancora determinato i dettagli. Benché le istituzioni subiranno qualche tipo di conseguenza negativa, ancora non è chiaro quale, il Cern ha specificato che i circa 1100 scienziati russi e bielorussi che sono a loro stabilmente affiliati con lo status di "user" non subiranno ripercussioni per ora. Al Guardian John Ellis, professore al King’s College London, spiega però che allo scadere dei contratti internazionali di cooperazione gli scienziati russi e bielorussi non hanno più le basi legali per continuare a lavorare nel centro di Ginevra.
Al momento il Centro non ha ancora trovato la quadra per punire le istituzioni e, contemporaneamente, salvare i singoli scienziati. Il Guardian riporta inoltre che i 70 articoli in sospeso non riescono ad essere pubblicati ufficialmente perché non si raggiunge il previsto accordo dei 2/3 fra gli autori sul testo dell'articolo. Ciò accade perché molti scienziati si oppongono alla pubblicazione del nome dell'istituto russo o bielorusso accanto al nome del fisico, come è consueto.
Per l'ente di ricerca è di fondamentale importanza apparire nelle pubblicazioni perché è ciò che lo rende rinomato e rispettabile a livello internazionale. Questo tipo di boicottaggio è stato messo in atto anche da The Web of Science, un database che conteggia le citazioni di articoli russi. Non sapere quante volte un determinato articolo è stato sfruttato da altri scienziati mina molto la sua possibilità di diffusione e la sua rilevanza.
Attualmente i 70 articoli in sospeso sono pubblicati solo su arXiv, un archivio digitale di documenti non ancora andati in stampa. Questi file sono disponibili a tutti, ma non hanno ancora subito il processo di "peer-review" tramite cui si certifica la validità scientifica dell'articolo. Questo stratagemma dovrebbe permettere di non ostacolare il progresso della ricerca, però non è chiaro se abbia ripercussioni sui dottorandi o sui post-dottorandi. In questi file, ad esempio, al posto di esserci la lista degli autori con le relative istituzioni, di solito lunga pagine, c'è una firma collettiva generale, tipo "progetto Atlas" (uno dei quattro maggiori del Cern).
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