10 Dicembre 2025
Roma, 10 dic. (askanews) - L'industria vinicola italiana si trova a un bivio cruciale: mentre i dati mostrano una crescita del biologico del 4,4% in valore nei primi quattro mesi del 2025, la resistenza verso metodi di produzione sostenibili rimane forte tra i grandi produttori. Il paradosso è che pur essendo leader mondiale nella viticoltura biologica con 133.000 ettari di vigneti biologici (23% del vigneto nazionale), l'Italia continua a vedere molte aziende ancorate a pratiche intensive che privilegiano la quantità sulla qualità.
A Montalcino, dove il 49,9% della superficie di vigneti è condotta in agricoltura biologica, questa transizione è significativa. Francesco Marone Cinzano, erede della storica famiglia torinese e proprietario di Col d'Orcia, rappresenta un esempio di come tradizione e innovazione sostenibile possano convivere. 'Il vero prodotto non è il vino, ma preservare la natura per le future generazioni', afferma Marone Cinzano, che dal 2010 ha trasformato completamente i suoi 150 ettari in biologico e dal 2017 applica la biodinamica.
La scelta di abbracciare il biologico non è stata semplice per un produttore che porta sulle spalle il peso di un cognome simbolo dell'industria vinicola italiana. 'Lavorare il vigneto in modo biologico è come gestirlo in modo omeopatico, non è che come nell'industria convenzionale dove dando solo una dose maggiore di fertilizzante produco il 30% in più' spiega il Conte, evidenziando come il biologico è basato sull'armonia con la natura.
L'esperienza sudamericana di Marone Cinzano in Cile ha influenzato profondamente la sua visione. 'L'approccio culturale delle popolazioni andine nei confronti di Madre Natura è molto diverso dalla nostra. Noi abbiamo una tendenza a sfruttare il territorio, loro invece lo rispettano', racconta, riferendosi alla divinità Pachamama, Madre Natura, a cui si rivolge un pensiero ogni mattina. Il percorso cileno del Conte Marone Cinzano è partito da San Javier, nella valle del Maulle nel 1996 e ha contribuito alla riscoperta e al rilancio delle antiche varietà "Patrimoniali" . In un decennio ha operato con le nuove generazioni di vignaioli, che mirano al riconoscimento di San Javier a "Capital del Vino Patrimonial de Chile", e intanto festeggiano un primo passo, il riconoscimento a "Città Creativa UNESCO" per la gastronomia. Il merito del lavoro del Conte Francesco Marone Cinzano è stato sottolineato anche dal sindaco della città andina, Jorge Silva Sep lveda.
Recentemente, Col d'Orcia è stata premiata da Wine Enthusiast come 'Environmental Advocate of the Year', un riconoscimento che sottolinea l'impegno dell'azienda nella difesa della biodiversità. 'Ho deciso, nel 2009, di fare di Col d'Orcia una fattoria biologica e di contribuire alla difesa della biodiversità del territorio di Montalcino', spiega Marone Cinzano. La tenuta, che si estende su 520 ettari sul versante meridionale di Montalcino, è diventata un'oasi biologica e un approccio sempre più vicino alla biodinamica.
La transizione verso il biologico è stata coronato da successi come il riconoscimento di Wine Enthusiast. Questo premio, istituito quest'anno, riconosce le buone pratiche e i risultati raggiunti attraverso scelte radicali. 'A Col d'Orcia non siamo produttori di vino, siamo agricoltori, curiamo la terra, coltiviamo la vite, ed il vino è la conseguenza dell'uva che raccogliamo', afferma Marone Cinzano.
L'attenzione e la cura per l'ambiente sono diventate un ponte tra le generazioni, unendo il Conte Francesco Marone Cinzano ai figli Alberto e Santiago. La famiglia ha scelto di vivere nella tenuta, trattandola con la massima cura e attenzione verso il futuro. 'Il mio più grande successo è poter trasmettere alla prossima generazione non solo un'attività economica, ma anche un messaggio morale e spirituale', conclude Marone Cinzano.
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