08 Settembre 2021
Fonte: Twitter
Giornate di tumulto a Kabul, in Afghanistan, all'indomani dell'annuncio del nuovo governo, dove i talebani hanno picchiato e arrestato alcuni giornalisti. Tra di loro ci sono cinque reporter di un popolare quotidiano locale che si occupa di approfondimento, ma anche l'Italiano Claudio Locatelli, giornalista "combattente" che racconta la situazione in aree di conflitto.
Nessuno è al sicuro a Kabul, dove i talebani stanno stringendo il controllo dopo avere preso possesso dell'intero Afghanistan. Da giorni alcune donne protestano nella capitale per ottenere il diritto allo studio e al lavoro, tra le cose che i talebani "moderati" hanno già eliminato. Nella giornata di mercoledì 8 settembre, la terza in cui un gruppo di donne è scesa in piazza, alcuni giornalisti sono stati picchiati duramente e arrestati senza una motivazione precisa.
Particolarmente intenso è stato l'attacco contro cinque giornalisti di un noto quotidiano afghano, che sono stati percossi e arrestati durante la manifestazione. Uno di loro è stato arrestato perché intento a filmare i protestanti, mentre gli altri quattro sono stati intercettati in altre zone di Kabul. A denunciare il fatto è stato l'editore del giornale Etillatroz, Zaki Daryabi, in un post su Twitter che riporta foto e video dei segni sui giornalisti. I reporter sono poi stati rilasciati, ma devono avere subito violenze all'interno del carcere come dimostrano le foto dei segni delle botte ricevute. Sempre su Twitter, il profilo di Daryabi mostra uno dei giornalisti sorretto da due colleghi perché incapace di sorreggersi da solo dopo l'aggressione.
Le proteste seguono all'annuncio del nuovo governo talebano, che comprende diversi terroristi e ricercati dall'Fbi. Nel nuovo governo non sono presenti donne e chi protesta invoca "lavoro, istruzione e libertà" perché "un governo senza donne fallisce". Nelle fasi iniziali della presa di potere i talebani avevano reso noto di volere dare degli incarichi anche alle donne, ma così non è stato. Ecco quindi che insorgono le proteste, represse in modo violento dalle forze militari talebani. Nella giornata di martedì 7 settembre i primi scontri a colpi di arma da fuoco, i talebani hanno sparato in aria per disperdere la folla durante la marcia di Kabul. Proteste anche a Herat, dove sono stati uccisi almeno due manifestanti.
Tra i soggetti coinvolti negli scontri c'è stato anche un giornalista italiano, il padovano Claudio Locatelli, sul luogo per raccontare gli avvenimenti in Afghanistan. Intervistato al tg3 Locatelli ha spiegato di trovarsi a una delle manifestazioni contro il nuovo governo talebano: "Mi hanno tirato un pugno e ritirato i documenti e detto di stare zitto". Poi, racconta il giovane giornalista freelance, "mi hanno tenuto in cella per diverse ore senza acqua". Il nostro connazionale è stato liberato e può continuare la sua attività a Kabul, anche se la situazione per chi lavora nei media sembra essere sempre più pericolosa. Ma Locatelli non è un novizio e dopo aver raccontato i conflitti in Siria, Armenia, Kurdistan nel 2017 è entrato nelle unità di protezione popolare curde (Ypg) per combattere l'Isis. "Alcuni afghani mi chiedono di portarli via", racconta spesso Locatelli nei suoi interventi tv.
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