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Funivia Mottarone, Tadini confessa:"La cabina aveva problemi da oltre un mese"

Tadini, il capo servizio responsabile della Funivia Stresa-Mottarone confessa: "Aveva problemi da un mese e mezzo". Intanto emergono nuovi indagati

27 Maggio 2021

Funivia Mottarone, la confessione: "La cabina aveva problemi da oltre un mese"

Fonte: lapresse.it

Emergono altri particolari sul caso della Funivia del Mottarone che ha provocato la morte di 14 persone. Mentre si attende per stamattina la richiesta della convalida degli arresti del proprietario, del direttore e del capo operativo, arriva la confessione di Tadini: "Quella cabina aveva problemi da un mese o un mese e mezzo" e il freno sarebbe stato manomesso consapevolmente.

Funivia Mottarone, la confessione: "La cabina aveva problemi da oltre un mese"

A confessare i problemi della cabina è stato Gabriele Tadini, il capo servizio responsabile del funzionamento della Funivia del Mottarone: lo ha ammesso durante l'interrogatorio di ieri sera. "Quella cabina aveva problemi da un mese o un mese e mezzo" ha rivelato al Procuratore di Verbania, Olimpia Bossi e al pm Laura Carrera, e per cercare di risolverli, sono stati effettuati "almeno due interventi tecnici".

La svolta alle indagini arriva quasi all'alba, dopo una notte di interrogatori che portano alla luce tremende verità. Non si fermano le indagini dei carabinieri. Il procuratore Olimpia Bossi nelle prossime ore chiederà la convalida del fermo e la misura cautelare nei confronti dei tre indagati. Ora non sembrano esserci più dubbi: "La cabina precipitata presentava il sistema di emergenza dei freni manomesso". 

Per gli inquirenti il 'forchettone' - ovvero il divaricatore che tiene distanti le ganasce dei freni che dovrebbero bloccare il cavo portante in caso di rottura del cavo trainane - non è stato rimosso. Un "gesto materialmente consapevole", per "evitare disservizi e blocchi della funivia" che ormai da oltre un mese, secondo quanto emerge dalle confessioni, presentava "anomalie".

Nello stesso momento arriva la smentita da parte del legale del direttore d'esercizio della funivia Stresa-Mottarone, l'avv. Andrea Da Prato, che all'ANSA afferma: "L'ingegner Perocchio nega categoricamente di aver autorizzato l'utilizzo della cabinovia con i 'forchettoni' inseriti e anche di aver avuto contezza di simile pratica, che lui definisce suicida. Nessun operatore di impianti a fune, ha ribadito mio cliente, sarebbe così pazzo di montare su una cabina con le pinze inserite".

Funivia Mottarone, spuntano nuovi indagati?

Intanto sembrano spuntare nuovi indagati dalle indagini dei carabinieri. Gli accusati al momento sono tre - Luigi Nerini, 56enne di Baveno (Verbania) proprietario della Ferrovie del Mottarone, il direttore dell'esercizio Enrico Perocchio e il capo servizio Gabriele Tadini - ma il numero potrebbe presto salire. Secondo le ultimissime indiscrezioni, sembra che gli inquirenti stiano in questo momento valutando la posizione di altre persone.

Gli indagati al momento si trovano nel carcere di Verbania, in tre differenti celle. Secondo quanto si apprende Luigi Nerini, Enrico Perocchio e Gabriele Tadini sarebbero abbastanza tranquilli e sicuri delle loro ultime dichiarazioni. 

Intanto la sindaca di Stresa, Marcella Severino, commenta gli sviluppi dell'inchiesta: "La notizia di questa mattina è un'ulteriore mazzata. Questa volta sappiamo che la tragedia si poteva evitare. Il buono e il cattivo c'è ovunque, persone così spero ce ne siano pochissime" conclude la prima cittadina mentre si reca a Torino per far visita in ospedale al piccolo Eitan, l'unico bambino di 5 anni sopravvissuto alla tragedia del Mottarone.

Funivia Mottarone: effettuati due interventi tecnici ma "non hanno risolto il problema"

A proposito dell'impianto della Funivia del Mottarone "sono stati effettuati 2 interventi tecnici dalla azienda incaricata della manutenzione. Uno è del 3 maggio scorso e uno precedente". Ma il tutto non avrebbe "risolto il problema" e quindi si sarebbe deciso di "bypassarlo", disattivando il sistema di frenata di emergenza. Lo ha spiegato il procuratore della Repubblica di Verbania Olimpia Bossi che stamani è ritornata sui tre fermi eseguiti nella notte.

"Il freno non è stato attivato volontariamente? Sì, sì, lo hanno ammesso" ha fatto sapere invece l'ufficiale dell'Arma ai microfoni di Buongiorno Regione, su Rai Tre. "C'erano malfunzionamenti nella funivia, è stata chiamata la manutenzione, che non ha risolto il problema, o lo ha risolto solo in parte. Per evitare ulteriori interruzioni del servizio, hanno scelto di lasciare la 'forchetta', che impedisce al freno d'emergenza di entrare in funzione".

"Verranno effettuati ulteriori sopralluoghi" sul luogo della tragedia del Mottarone per verificare "se per caso nell'impatto siano andate disperse" assicura intanto il procuratore di Verbania Olimpia Bossi. "Non parliamo di un secondo freno - conclude - sono questi forchettoni che sono composti da due parti. Mi pare difficile che qualcosa sia andato disperso perché è stata fatta una repertazione molto accurata, ma non posso escludere che sia nel bosco".

Funivia Mottarone, testimoni corsa precedente: "Scosse ma dicevano che era normale"

Che non fosse tutto in ordine, nella funivia Stresa Mottarone, lo sapevamo, o meglio, lo abbiamo appena scoperto, dopo l'interrogatorio del gestore e dei dipendenti che hanno portato a tre arresti. A quanto pare, la funivia aveva dei malfunzionamenti già da qualche tempo, ma, per non perdere giornate intere dove sarebbero arrivati cospicui incassi, l'avrebbero tenuta aperta. In queste ore, inoltre, sono state rese note inoltre le dichiarazioni dei passeggeri della corsa precedente, riferendo appunto del suo malfunzionamento.

Parla uno dei viaggiatori che sono saliti nella cabina prima del crollo e le sue sono parole fanno rabbrividire se si pensa che tutto poteva essere evitato. "Non ero mai salito su una funivia, ma faccio il metalmeccanico: penso di capire quando un suono è diverso dal solito. All’ultimo pilone abbiamo sentito uno scossone accompagnato da un rumore strano, che a me è sembrato non consono".

A parlare è il 38enne bergamasco Simone Maggi che domenica 23 maggio si era recato sul Mottarone con fidanzata e figli,. Assieme alla famiglia ha preso la funivia nella corsa precedente al terribile incidente. "Mi si è gelato il sangue. Abbiamo preso la stessa cabina, la salita precedente. Se ci fossimo fermati a bere un caffè, se avessimo avuto un ritardo in biglietteria, non sarei qui a raccontare".

E ancora: "Avevo in braccio la bambina e mi sono dovuto aggrappare alla maniglia per non cadere [...] Mi sono preoccupato, anche perché in corrispondenza degli altri piloni non avevamo avvertito niente del genere, ma mi hanno detto che era normale".

Secondo la procura, contro i tre fermati ci sarebbe un quadro "fortemente indiziario". Il procuratore capo di Verbani ha disposto il carcere per il gestore dell’impianto della funivia del Mottarone, un ingegnere e un capo del servizio dell’impianto "persone che avevano un ruolo giuridico ed economico, cioè prendevano decisioni". 

Incidente funivia, i fermati rispondono di rimozione dolosa sicurezza impianto

Le tre persone fermate devono ora rispondere di "rimozione od omissione dolosa di cautele" previsto dell’articolo 437 del codice penale che punisce chi "omette di collocare impianti, apparecchi o segnali destinati a prevenire disastri o infortuni sul lavoro, ovvero li rimuove o li danneggia". Ipotesi aggravata "se dal fatto deriva un disastro" spiega il procuratore di Verbania.

Stando alle indagini, è emerso inoltre che i fermati erano consapevoli da settimane del guasto al sistema frenante di sicurezza. Con il gestore dell’impianto della funivia del Mottarone, un ingegnere e un capo del servizio attualmente in stato di fermo c’è stato un "confronto di carattere tecnico. I fermati si sarebbero però "giustificati" asserendo di aver agito in quel modo "per superare le difficoltà economiche ed evitare che si fermasse a lungo". Queste le parole del procuratore Bossi.

"Abbiamo potuto accertare dai reperti analizzati in questi due giorni e in particolare dall’analisi dei reperti fotografici che la cabina precipitata presentava il sistema di emergenza dei freni manomesso, cioè non era stato rimosso o meglio era stato apposto il forchettone che tiene distante le ganasce dei freni che dovrebbe dovuto bloccare il cavo in caso di rottura del cavo", continua il procuratore di Verbania.

L’esigenza di questa ‘toppa provvisoria’ nasce dall’esigenza di non bloccare a lungo l’impianto che presentava "delle anomalie". Tuttavia in questo modo sulla cabina "non è stato disposto il dispositivo (il forchettone, ndr) e quando il cavo si è spezzato la cabina è precipitata".

Uno sviluppo investigativo "molto inquietante". Gli inquirenti, continua, hanno la "convinzione che mai si sarebbe tranciato il cavo si è corso il rischio" più volte e di una tragedia sebbene le anomalie del sistema fossero state "segnalate più volte". Tra gli ultimi interventi c’è sicuramente quello del 3 maggio scorso, ma almeno un’altra richiesta di intervento sarebbe stata ignorata, insomma la cabina sarebbe stata a rischio per più giorni o settimane.

Funivia Stresa Mottarone, il giorno prima era stato rilevato un guasto di mezz'ora

A due giorni dalla tragedia, si riscontrano nuovi sviluppi. Sabato pomeriggio, dunque meno di 24 ore prima di quanto del disastro, la funivia si sarebbe bloccata per mezz’ora e sarebbero intervenuti i tecnici. A riferirlo è stato un testimone oculare. Non si sa ancora tuttavia se esiste o meno una correlazione tra i due episodi.

Inoltre, nella giornata di ieri, lunedì 24 maggio, a Stresa si è diffusa la voce che a bloccare il funzionamento dei freni possa essere stata una dimenticanza. Un attrezzo usato per le prove a vuoto della funivia, che impedisce alle ganasce di scattare. Il suo nome è appunto "forchetta" o "forchettone". Tale strumento viene spesso inserito nei test a vuoto in modo che non scatti il freno senza nessuno dentro che lo possa ripristinare. Ebbene, potrebbe esser stato lasciato sulla funivia, causando il tutto. Per il momento, però, il suddetto "forchettone" non è ancora stato rinvenuto sul carrello della funivia.

Funivia precipitata sul Mottarone: al via le indagini

Necessario fare luce sulla dinamica e sui perché della tragedia: per questo già da stamattina è al lavoro un tavolo tecnico al Palacongressi di Stresa. Saranno presenti il ministro delle Infrastrutture Enrico Giovannini e il capo della Protezione Civile Fabrizio Curcio, il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio con il vicepresidente e assessore alla Montagna Fabio Carosso e l’assessore alle Infrastrutture e Trasporti e alla Protezione Civile Marco Gabusi, oltre al prefetto di Verbania Angelo Sidoti.

Oltre alla rottura del cavo, l'inchiesta della Procura di Verbania dovrà stabilire perché non abbia funzionato il freno di emergenza della cabina precipitata dalla funivia dello Stresa-Mottarone. "Sono tutte supposizioni, ma credo ci sia stato un doppio problema” ha detto il responsabile provinciale del Soccorso alpino, Matteo Gasparini, “la rottura del cavo e il mancato funzionamento del freno di emergenza”.

Non sappiamo perché non si sia attivato, mentre nella cabina a valle ha funzionato". La mancata attivazione del freno, ha spiega, "ha fatto sì che la cabina, dopo la rottura del cavo, abbia preso velocità, iniziando a scendere, finendo così catapultata fuori dai cavi di sostegno". 

Chi è Luigi (Gigi) Nerini, il gestore della della funivia Stresa Mottarone

56 anni, imprenditore locale, di Baveno, paese sulla sponda piemontese del Lago Maggiore, ecco chi è Luigi (Gigi) Nerini, gestore della società che ha in gestione la Funivia del Mottarone. La società si chiama Ferrovie del Mottarone ed è al 100% di proprietà appunto di Luigi, chiamato Gigi da amici e conoscenti Nerini.

Come ha riportato il Corriere della Sera, i bilanci degli ultimi anni hanno segnato risultati molto soddisfacenti con fatturati stabili intorno a 1,7-1,8 milioni (l'ultimo noto è quello del 2019) e utili in crescita da 200mila fino a 440mila euro. I debiti sono complessivamente pari a 2,6 milioni. Almeno fino a ieri, domenica 23 dicembre, giorno della tragedia, le cifre, anche i debiti, risultavano del tutto compatibili con un’azienda che realizza un utile pari a oltre il 20% del fatturato.

Nerini prende un compenso di 96 mila euro dalla sua società e ha in concessione la funivia dal Comune di Stresa fino al 2028, riporta sempre il Corriere della Sera. Il Comune, che eroga un contributo annuo intorno ai 130mila euro, ha incamerato due fideiussioni dall'imprenditore per poco più di 100mila euro. Il numero dei dipendenti, come spesso accade per le aziende che vivono di turismo, cambia di mese in mese. Si va da un massimo di 18 tra maggio e agosto al minimo di 8 a novembre. I turisti pagano 20 euro il biglietto di andata e ritorno

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