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Immigrazione e integrazione, l'Italia sempre più abbandonata dall'Europa

Si intensificano gli sbarchi mentre rinascono le polemiche, rinascono le categorie dei buoni e dei cattivi, rinascono gli "accoglienti" e i "razzisti"

22 Maggio 2021

Sbarchi migranti in Italia, Lamorgese dice no a proposta Ue: "Dannosa per noi"

Fonte: Facebook

Il problema dell'immigrazione verso l'Italia, si ripropone con tutta la sua forza, all'arrivo della bella stagione. Si parla oggi di decine di migliaia di extracomunitari, pronti a partire dalle coste africane, per arrivare da noi.

Rinascono le polemiche, rinascono le categorie dei buoni e dei cattivi, rinascono gli "accoglienti" e i "razzisti".

La realtà è che il nostro paese, completamente abbandonato dall'Europa e sotto l'influsso pesante del potere della Chiesa, che certamente riceve anche vantaggi economici da queste migrazioni, affronta ormai da anni, in modo del tutto caotico e pasticcione, questo fenomeno epocale, senza una politica, un progetto e una strategia.

Abbiamo, ormai da quasi 10 anni, governi "accoglitori", generalmente legati alla sinistra, che predicano umanitarismo e carità e non fanno alcunché, per dare sostanza a concetti, che rimangono tuttora puramente astratti. Fanno propaganda e non programmazione, urlano slogan e non forniscono mai soluzioni.

Accogliere in sé è una parola vuota, vana, in taluni casi anche nociva, se non è accompagnata da quella di educare, dare cultura e formazione scolastica, assicurare un lavoro, assistenza medica e un minimo di status sociale. Si parla quotidianamente di populismo, a proposito e a sproposito. Quale peggiore populismo, è quello di parlare di accoglienza dalla mattina alla sera, promuovendo soltanto la creazione di ghetti, che si trasformano in comunità spesso ostili, come avvenuto per esempio in Francia e in America, o in piaghe sociali di spaccio di droga e di microcriminalità? 
Questi sedicenti assistenzialisti non assistono nessuno, umiliano soltanto l'essenza stessa dell'uomo. Sono degli illusionisti che inventano un mondo per gli altri, che non esiste.

Vendono inclusione a pranzo e cena, come Totò vendeva la Fontana di Trevi all'ignaro e sprovveduto turista americano.
Pensiamo veramente di risolvere i problemi esistenziali di centinaia di migliaia di disperati, che scappano dai loro paesi d'origine e arrivano da noi, pagando dei luridi mercanti di trasporto, con i loro ultimi risparmi, senza creare contemporaneamente nessuna, dico nessuna, condizione "progettata" di ambientamento, che renda almeno decente la loro vita?

Accogliamo carovane che lasciano la paura e la miseria, per venire nella terra del bengodi, dove tutto è radicalmente diverso: usi, costumi, religione, modo di mangiare, di vestire, di parlare, di pensare, di ragionare, di divertirsi. Invece del bengodi, li incanaliamo per mesi e mesi verso zone recintate, come animali dello zoo e poi li lasciamo scappare, per essere spesso sfruttati nel lavoro a cottimo nelle campagne del sud, o per bivaccare nelle banlieu delle nostre città, in cerca di cibo e di sostentamento per sopravvivere e ci sentiamo fieri di avere assolto un compito umanitario. Siamo da anni sovrastati dalla propaganda di tanti, in buona fede e di tanti, quelli che dirigono l'orchestra, che di giorno partecipano ai cortei per l'accoglienza e la sera, nella weekendara Capalbio, la bloccano. 
Le vecchie e sante leggi fisico-matematiche ci insegnano, invece, che ogni fenomeno debba essere sempre affrontato in modo sistemico.
Si è mai visto in Italia un progetto globale, che metta insieme risorse destinate, strutture dedicate, percorsi definiti, per gestire un problema, non solo con la propaganda? Approccio sistemico, significa stanziare risorse e mezzi e definire strumenti, tempi e quantità, per raggiungerli, soprattutto per garantire l'armonizzazione fra realtà radicalmente diverse tra loro. Dovremmo finalmente dire, prima a noi stessi e poi al mondo, che lo Stato Italiano si è attrezzato, per accogliere degnamente e seriamente alcune ben definite quantità di immigrati, in base a strategie e programmi reali e credibili. Un recovery plan dell'immigrazione, tanto per intenderci, perché é LO STATO, in prima persona, che deve gestire un fenomeno di tale vastità e complessità. Tutto il resto, compreso ciò che é impossibile, va lasciato nel regno dell'irrazionalità e della falsità, delle chiacchiere e della pubblicità. Agire in questo modo, significa impegno, chiarezza e responsabilità, anche per mettere ufficialmente l'Unione Europea e la Comunità Internazionale, difronte ai loro doveri, da cui si sono farisaicamente sottratti, approfittando della confusa ed effimera accoglienza italiana.
 Le risorse per gestire in modo degno ed equilibrato questo gravissimo problema ci sono in già parte, considerando che, per l'Italia, i costi annuali dell'immigrazione superano i sei miliardi di euro e sono oggi prevalentemente dispersi episodicamente a pioggia, tra ONG, organizzazioni cattoliche ed altri indefiniti organismi privati. 

Abbiamo vissuto, da alcuni anni, in un mondo di nani e ballerine, con lo spettacolo finale di un certo Beppe Grillo, che ultimamente ha danzato, come una star delle Folies Bergère, anche se purtroppo assai meno avvenente, nel Parlamento italiano.

Al suo più che benvenuto successore, il Premier Mario Draghi, ora tocca anche questo compito difficile e cioè far decollare, nel settore importante e delicato dell'immigrazione, una parola magica e rivoluzionaria, che si chiama: razionalità.

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