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Strage di Capaci, audio inedito di Falcone: "La macchina doveva essere fermata lì"

Il 23 maggio 1992, nei pressi di Capaci, perdeva la vita il magistrato Giovanni Falcone, ucciso da Cosa Nostra . Sono passati 29 anni. Cosa è cambaito?

23 Maggio 2021

Strage di Capaci, Giovanni Falcone

Fonte: lapresse.it

Il 23 maggio, ricorre il 29esimo anniversario della strage di Capaci in cui persero la vita il giudice Giovanni Falcone, sua moglie e tre agenti della scorta. Erano le 17:57, e il convoglio che portava il magistrato aveva da poco imboccato un tratto dell'Autostrada a 29, vicino appunto allo svincolo di Capaci. Le verdi colline siciliane facevano da sfondo, il mare, quel mare che Falcone e sua moglie Francesca, anche lei magistrato, tanto amavano, dalla macchina, non si sentiva. Quello fu il giorno in cui il volto dell'Italia recente cambiò per sempre. Fu il giorno che entrammo in guerra con la Cosa nostra. O meglio, in guerra già ci eravamo da un po', anche se pochi (come appunto Falcone) sembravano essersene accorti.

Strage di Capaci, audio inedito di Giovanni Falcone: "La macchina doveva essere fermata lì"

VIDEO-L'AUDIO INEDITO DI FALCONE

Oggi, domenica 23 maggio 2021, si celebra l'ennesimo anniversario della strage di Capaci e della morte di Giovanni Falcone. Tante le celebrazioni e gli eventi organizzati in Italia, da Nord a Sud. Tanti i politici, giornalisti, professori, e intellettuali veri o presunti che sfileranno sui palchi allestiti nelle città e nei comuni italiani con la fascia tricolore al petto o che prenderanno la parola in qualche trasmissione televisiva. Ascoltiamoli bene, prendiamo appunti su ciò che diranno, perché domani, come accade ogni anno, si parlerà d'altro. Le celebrazioni della morte degli eroi nazionali, si sa, dura sempre poco. Un po' come la festa della donna, il ricordo del sacrificio di Falcone, è stato messo in calendario un po' per dovere, un po' per alleviare qualche senso di colpa. Nulla più.

Noi de Il Giornale d'Italia abbiamo scelto di ricordare Falcone in particolare riportando un suo audio, riportato da Askanews, e rimasto fino a oggi inedito. Quale modo migliore per onorare un eroe se non provare, ancora e ancora, a fare luce piena e completa sulla sua morte, aggiungendo dunque un altro tassello?

"Da quello che mi è stato detto è stato inserito un congegno esplosivo che è stato fatto esplodere a distanza ma solo per fermare la macchina", si sente nell'audio. "Se così è, perché non inserire un bel congegno esplosivo che facesse saltare in aria tutta la macchina? Perché doveva essere fermata la macchina in quel punto, e lì doveva essere ucciso in maniera chiara e ammonitrice per tutti". A parlare è proprio Giovanni Falcone, nel settembre del 1989, a Palermo. 

L'audio inedito di Giovanni Falcone scampato all'attentato del 1989

All'inizio di quella estate, il 21 giugno 1989, Falcone era infatti già scampato a un attentato, nella villa al mare affittata per le vacanze sul litorale dell'Addaura. L'audio però è di settembre dello stesso anno, e il magistrato parla a un gruppo di persone che sanno bene cosa è la mafia, a uomini della polizia giudiziaria. Con quelle parole infatti si stava riferendo a un omicidio di Cosa Nostra avvenuto poco tempo prima, quello di Antonio D'Onufrio. Il barone Antonio D'Onufrio, possidente terriero, fu infatti ucciso il 16 marzo del 1989 a 39 anni, perché ritenuto informatore della polizia.

Eppure è impossibile non leggere nelle sue parole "un congegno esplosivo che facesse saltare in aria tutta la macchina", un sinistro presagio di quello che il 23 maggio 1992 succederà sull'autostrada A29, quando la mafia, per uccidere Falcone, fece saltare in aria un'intera strada. Oltre al magistrato, persero la vita la moglie Francesca Morvillo e gli agenti Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.

Il magistrato incontra periodicamente chi fa le indagini a Palermo, il focus della riunione è il nuovo Codice di procedura penale, che sta per entrare in vigore, il 24 ottobre 1989. Falcone però, sempre come ricorda Askanews, non guarda alla mafia solo come magistrato. Cosa Nostra la vede nella sua terra, radicata, la vede nella sua interezza e sa qual è la vera posta in gioco. Cosa nostra è "una organizzazione unica ed unitaria", ché "altrimenti certe regole non si spiegano", dice. L'omicidio di del barone "dimostra tante cose: primo, dimostra che è completamente finito il controllo dei Greco in territorio di Ciaculli. Secondo, per le modalità con cui è avvenuto, dimostra l'elevato grado di addestramento militare di questi personaggi. Terzo, dimostra il grado di infiltrazione della mafia nel tessuto sociale. Se D'Onufrio viene ucciso in modo così plateale è perché all'esterno venga recepita in modo chiara la lezione che si dà a chi in qualche modo ha sgarrato. Su questo non c'è dubbio". Insomma, il modus operandi dell'omicidio D'Onufrio sarebbe stato lo stesso della strage di Capaci, perché così erano stati "addestrati a fare" gli uomini della mafia, perché così "Cosa Nostra affermava il suo potere".

Strage di Capaci, le celebrazione per il 23 maggio 2021

Le celebrazioni per la commemorazione partiranno dal porto il 23 maggio alle ore 8,10. Quest'anno non sarà presente la nave della Legalità che ogni anno attracca dalla banchina del molo dove avranno inizio le manifestazioni. Un gruppo di studenti appartenenti all'orchestra dell'Istituto Regina Margherita, si esibiranno davanti al Ministro dell'istruzione Patrizio Bianchi e alla Presidente della fondazione Falconi, Maria Falcone.

La giornata proseguirà nell'aula bunker del carcere Ucciardone dove si alterneranno diversi interventi da parte del Ministro dell'Interno Luciana Lamorgese, del Ministro della Giustizia Marta Cartabia, del Ministro per il Sud e la Coesione territoriale Mara Carfagna, del capo della Polizia Lamberto Giannini, del Comandate generale dei carabinieri Teo Luzi, del Comandante generale della guardia di finanza Giuseppe Zafarana, del ministro dell'Istruzione Patrizio Bianchi e del Presidente della repubblica Sergio Mattarella. Il momento conclusivo della ricorrenza si svolgerà sotto l'albero Falcone in via Notarbartolo, seguirà il silenzio e successivamente verranno letti i nomi delle vittime delle stragi.

L'edizione di quest’anno è caratterizzata da una significativa presenza sui social, sono stati infatti lanciati diversi hastag a tema: #dicosasiamocapaci, #23maggio e #palermochiamaitalia. I social si fanno portavoce di storie di coraggio quotidiano in cui le persone “capaci” si ritrovano al centro di questa giornata. Inoltre, dalla stessa fondazione Falcone, il 23 aprile scorso era stata promossa un'iniziata chiamata “un lenzuolo contro la mafia”. Il significato di quest'ultima iniziativa è semplice: ricorda ciò che andò in scena l'indomani della morte del magistrato, quando in molti balconi di Palermo e dell'intera Sicilia i cittadini appesero sui balconi di casa lenzuola bianche, a significare che, quella volta, la mafia aveva passato il segno.

Ma non è finita. Attraverso la diffusione di un video si è voluto spronare il popolo del web a rendersi protagonista di un breve racconto intriso di solidarietà, di altruismo e di coraggio. L'obiettivo è quello di responsabilizzare il cittadino nel dare il proprio contributo al singolo e alla comunità. Il titolo della campagna, #unlenzuolocontrolamafia rappresenta anche un invito per i cittadini ad appendere ancora lenzuoli bianchi fuori dai propri balconi, in segno di rispetto e in memoria delle vittime della mafia.

Giovanni Falconi, tutte le frasi dell'uomo che abbiamo ascoltato solo dopo la morte

"Che le cose siano così, non vuol dire che debbano andare così. Solo che quando si tratta di rimboccarsi le maniche ed incominciare a cambiare, vi è un prezzo da pagare. Ed è allora che la stragrande maggioranza preferisce lamentarsi piuttosto che fare."

"Gli uomini passano, le idee restano. Restano le loro tensioni morali e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini."

"L'importante non è stabilire se uno ha paura o meno, è saper convivere con la propria paura e non farsi condizionare dalla stessa. Ecco, il coraggio è questo, altrimenti non è più coraggio ma incoscienza."

"La mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi anche una fine."

"Per vent'anni l'Italia è stata governata da un regime fascista in cui ogni dialettica democratica era stata abolita. E successivamente un unico partito, la Democrazia cristiana, ha monopolizzato, soprattutto in Sicilia, il potere, sia pure affiancato da alleati occasionali, fin dal giorno della Liberazione. Dal canto suo, l'opposizione, anche nella lotta alla mafia, non si è sempre dimostrata all'altezza del suo compito, confondendo la lotta politica contro la Democrazia cristiana con le vicende giudiziarie nei confronti degli affiliati a Cosa Nostra, o nutrendosi di pregiudizi: 'Contro la mafia non si può far niente fino a quando al potere ci sarà questo governo con questi uomini'."

"Perché una società vada bene, si muova nel progresso, nell'esaltazione dei valori della famiglia, dello spirito, del bene, dell'amicizia, perché prosperi senza contrasti tra i vari consociati, per avviarsi serena nel cammino verso un domani migliore, basta che ognuno faccia il proprio dovere."

La mafia, lo ripeto ancora una volta, non è un cancro proliferato per caso su un tessuto sano. Vive in perfetta simbiosi con la miriade di protettori, complici, informatori, debitori di ogni tipo, grandi e piccoli maestri cantori, gente intimidita o ricattata che appartiene a tutti gli strati della società. Questo è il terreno di coltura di Cosa Nostra con tutto quello che comporta di implicazioni dirette o indirette, consapevoli o no, volontarie o obbligate, che spesso godono del consenso della popolazione."

"Credo che ognuno di noi debba essere giudicato per ciò che ha fatto. Contano le azioni non le parole. Se dovessimo dar credito ai discorsi saremmo tutti bravi e irreprensibili."

"Si muore generalmente perché si è soli o perché si è entrati in un gioco troppo grande. Si muore spesso perché non si dispone delle necessarie alleanze, perché si è privi di sostegno."

"In Sicilia la mafia colpisce i servitori dello Stato che lo Stato non è riuscito a proteggere.

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