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Il Covid è stato affrontato in modo estremamente violento, ci è stato vietato ogni tipo di spostamento, ma i rapporti umani sono fondamentali

Sono già un po’ di giorni che papà torna a casa stressato. Lavora molto e torna sempre tardi, capisco che sia stanco. È entrato in casa e ha salutato mamma con un bacio un pò distaccato. Ho dimenticato un pezzo di Lego nel corridoio e papà ci è inciampato sopra....

06 Dicembre 2024

Il Covid è stato affrontato in modo estremamente violento, ci è stato vietato ogni tipo di spostamento, ma i rapporti umani sono fondamentali

Sono già un po’ di giorni che papà torna a casa stressato. Lavora molto e torna sempre tardi, capisco che sia stanco. È entrato in casa e ha salutato mamma con un bacio un pò distaccato, adesso sta andando diretto nella sua stanza senza neanche togliersi il cappotto.
Lo percepisco dai passi che è già molto agitato.
Sento urlare il mio nome dal corridoio... io sono qua, cosa posso aver fatto?
Ho dimenticato un pezzo di Lego nel corridoio e papà ci è inciampato sopra. Si è arrabbiato molto. Mi ha urlato contro. Ha detto che sono stupido... perché le uniche cose che ho da fare sono giocare e mettere a posto; e non so fare nemmeno quelle.
E’ arrabbiato e stanco, mi sta continuando ad urlare contro. Ho paura.
La violenza può prendere molte forme, una di quelle più difficili da riconoscere riguarda gli atti mancati.
Non dobbiamo racchiudere le situazioni di violenza solo nei momenti in cui ‘avviene’ qualcosa. Anche quando vi è la mancanza di una determinata azione si sta praticando violenza. A primo impatto Può sembrare eccessivo, ma se ci fermiamo a riflettere a volte gli atti mancati lasciano un segno profondo negli esseri umani. Basti pensare per esempio ad una richiesta di aiuto che non ottiene risposta. Spesso senza rendercene conto mettiamo in atto comportamenti violenti: non compiendo qualcosa di negativo, bensì non dando importanza ad azioni che sono invece fondamentali quanto il non compiere una violenza.
Nel momento in cui non ringraziamo, sia che il nostro interlocutore se ne accorga sia che non ci faccia caso, noi non lo stiamo rispettando. Un altro livello di violenza lo mettiamo in atto nel momento in cui non ascoltiamo chi ci sta parlando. Sarà sicuramente capitato a tutti di distrarsi mentre qualcuno ci stava rivolgendo la parola e di accendere il cellulare per guardare dei messaggi o facebook. Questo è un atto violento. Stiamo frammentando la nostra mente tra il discorso che dovremmo star ascoltando e quel post della torta fatta in casa da nostra zia Lucia che abbiamo appena visto sul cellulare.
Gli esempi sopracitati sono cose che viviamo quotidianamente a cui ormai siamo abituati, perciò non ci rendiamo conto che anche gli atti mancati possono provocare sofferenza quanto azioni dirette.
Nel corso della storia è possibile rintracciare molti atti mancati nei confronti delle donne. Ad esempio, fino a pochi anni fa, la possibilità di votare apparteneva solo all’uomo nella maggior parte dei paesi del mondo; e ciò avviene ancora nelle regioni meno sviluppate nel campo dei diritti umani (uno dei casi più lampanti è quello del medio oriente: zona con la quale sia l’Europa sia l’America sono in stretto contatto per motivi economici, e considerata dunque per certi aspetti un’area sviluppata, i diritti delle donne vengono ripetutamente calpestati). Escludere dalla vita pubblica il ruolo delle donne è considerato come atto
mancato in quanto non viene riconosciuto il valore che ogni donna in quanto individuo porta con sé; si intende pertanto il mancato riconoscimento un “atto mancato”. Non consentendo alle donne di esprimere la loro posizione riguardo si sta facendo mancare loro un importantissimo diritto, quello… influendo negativamente non solo sulle conseguenze delle azioni maschili, ma principalmente sulla percezione delle donne della società in cui vivono: un patriarcato maschilista, violento nei loro confronti. 
Considerando la violenza come “atto mancato” possiamo osservare come il governo e la società di oggi siano violenti nei nostri confronti. La modalità con cui è stata affrontata l’emergenza pandemica del Covid è estremamente violenta. Ci è stato vietato ogni tipo di spostamento per evitare interazioni tra le persone: è stato bloccato così ogni tipo di relazione.
I rapporti umani sono sono fondamentali per la crescita (nel caso di bambini o adolescenti) e per il mantenimento del benessere psicofisico delle comunità. Nonostante siano fondamentali, però, ci sono stati tolti e tuttora ci stanno venendo tolti: l’impossibilità di condivisione e di relazione sono state sottratte dalle nostre vite.
Durante febbraio 2020 ci siamo ritrovati isolati dal mondo, bloccati improvvisamente in casa e non abbiamo neanche fatto in tempo a capire di cosa si trattasse che l’abbiamo accettato per paura. All’inizio di questa situazione ci siamo adattati perché impauriti e disorientati, col passare dei mesi questo isolamento è diventato uno status quo: talmente violento da farci
diventare passivi, più di quanto già non lo fossimo.
Questo essere passivi nei confronti del mondo esterno ha conseguenze anche nella nostra interiorità: quello che sentiamo dentro di noi è un senso di impotenza.
Tornando al tema inizialmente trattato: la violenza, possiamo renderci conto che non sempre le azioni o questi atti mancati portano ad una vera e propria conseguenza drastica, come potrebbe essere la morte. Il nostro sentirci impotenti non ci uccide fisicamente, ma è un processo che ci porta ad uno spegnimento interno. Volendo anche considerabile come una
vera e propria morte psicologica. Questo processo è graduale e questa sua gradualità lo fa diventare impercettibile. Inizialmente non saremmo impotenti di fronte alle azioni o alle mancate azioni degli altri, ci sarebbe la possibilità di poter reagire, ma a lungo andare questa non reazione, motivata da cause apparentemente fondate, ci porta a non percepirci
più in grado di attivare dei comportamenti di tutela della propria salute. In questi termini quello che si sviluppa è un senso di impotenza acquisita: uno stato di impotenza psicologica che si è gradualmente costituito all’interno delle credenze di un individuo.
Le ferite e i traumi provocati da una violenza non sono dovuti solo ad essa. Ciò che influisce maggiormente è l’ambiente in cui ci si ritrova in seguito. Nel momento in cui si subisce una violenza si ha bisogno di essere accolti calorosamente con un clima protettivo che trasmette serenità. Se non viene trovato un contesto in cui parlare della violenza subita, la vittima si trova in una situazione di impossibilità di espressione. Tutto ciò che si crea in questi momenti può essere addirittura più dannoso della violenza stessa. Si sente abbandonata nella sua paura, nei suoi vissuti e spesso non si sente neppure creduta.
Papà si è chiuso nella sua stanza. Ho bisogno di parlare di come mi sono sentito per tranquillizzarmi e capire che il vero problema non sono io in questo caso. Vado da mamma.
Immagino abbia sentito tutto per quanto urlava papà, ma in ogni caso ribadisco com’è andata la vicenda. Mamma non dice nulla. Le spiego che ho avuto paura. “Ho avuto paura di papà” le dico. Mamma fa finta di nulla, secondo lei non è successo niente. Noi siamo i primi violenti senza rendercene conto. Vale la pena riflettere sulla violenza che
inconsapevolmente mettiamo in atto.

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