22 Ottobre 2022
Quello che non è normale diventa nuova normalità: e pazienza se è una normalità malata, irragionevole. Pazienza pure se la normalità normale, sana, reale, viene ristabilita quando è tardi e non c'è più niente da fare. L'attore Kevin Spacey, due volte premio Oscar, protagonista della serie-monstre House of Cards, prosciolto da accuse più maleodoranti che farneticanti: un attore fallito gli imputava uno stupro, lui quattordicenne: praticamente, lo dipinge come un pedofilo, a una festa. Quando? Trentasei anni fa. E già che si debba risondere di fatti presunti risalenti a una vita prima no, non è normale a meno che non si tratti di crimini di guerra. Ma la nuova religione del Metoo impone le sue tavole della Legge: nessuna pietà, nessun perdono, nessuna prescrizione e, soprattutto, nessun garantismo: la parola del presunto aggredito contro il nulla, basta la vittima autonominata e tutti si devono rotolare, stracciarsi le vesti. Un po' come il totem Egonu, Paola Egonu, che dice: io vittima di razzismo. Ah sì, e da parte di chi? “Questo non saprei dirlo”.
Spacey processato per il seguente crimine: a una festa trova un ragazzino, ci si chiude in camera sbronzo e gli si sdraia sopra. Fine della storia. Non uno stupro carnale, ma abbastanza per quello morale, spirituale, mentale. “Io non mi ricordo, se davvero ho dormito con lui me ne scuso” farfugliava Spacey, chiaramente sotto choc: avete visto, è la prova, una ammissione, un mostro, un pederasta. Da un movimento che sul carrierismo sessuale trae linfa, fondato da gente il cui curriculum esistenziale parla da solo: le amichette di Weinstein, quello che, secondo Hillary Clinton, ma non solo lei, era “come dio” e poteva fare la fortuna delle attrici fallite come Rose Mc Gowan e Asia Argento, che in fatto di non binarietà supera quell'altra perché ci mette dentro anche il cane. Poi si rivoltano e il vecchio porco si trova in galera col vuoto intorno, neppure più la compagnia della affezionatissima Rula Jebreal. Ma quello almeno lo merita. Spacey passa 5 anni da reietto, da una udienza all'altra, gli chiedono trenta o quaranta milioni di risarcimento, con questi qui di Hollywood i soldi sono sempre all'ingrosso, per danno di immagine, lo annientano come uomo, come attore, come gay. Il Metoo non dovrebbe tutelare le minoranze? No, tutela solo le paracule.
Alla fine, la prima sentenza esclude la violenza; la seconda esclude addirittura l'accusatore fallito: la comparsa della vita Anthony Rapp non andò mai a quella festa, si era inventato tutto. Pagherà lui, adesso? Come no? Con interviste e ingaggi, forse finirà anche al Grande Fratello Vip con Signorini. Ma non vorremmo suggerire. Giustizia non è fatta, è applicata in irrimediabile ritardo ma la missione è compiuta: Spacey stava sui coglioni a qualcuno e lo hanno spazzato via manovrando uno di questi movimenti falsamente di tutela, in realtà di sciacalli organizzati e senza pietà. Il Metoo come il Black Lives Matter la cui fondatrice Patricia Cullors ha rubato otto o dieci milioni, ci si è comprata ville e ranch in quartieri prevalentemente bianchi. Ma che gli fa? Il BLM serviva, esattamente come il Metoo, a scopi precisi: alimentare la guerriglia metropolitana, illudere sulla rivoluzione neomarxista, fare soldi e far fuori i rivali. Tutto il resto passa in cavalleria a cominciare dalle incoerenze, le falsità, le menzogne.
E anche questo non è normale, che un movimento di opinione fondato sul terrorismo e sulla manipolaazione mentale detti legge, non è normale; che porti a processi deliranti, destinati a scoppiare come bolle, non è normale; che i fatti risalgano a trenta, quaranta, cinquanta anni prima, non è normale; che vengano fatti fuori divi, artisti, direttori d'orchestra, registi, scrittori, figure pubbliche, politici, i giudici stessi, in un delirio che si autoalimenta e si fagocita, non è normale; che poi tutto passi oltre, che venga dimenticato, non è normale.
Ma, soprattutto, non è normale che il primo balordo o carrierista venga ad accusarti di essere un pedofilo, un cannibale, uno stragista e venga creduto a prescindere: eppure, è quello che succede e sempre più succederà, perché certi vasi di Pandora della follia collettiva, una volta scoperchiati, sono impossibili da richiudere. Del resto, il mondo resta appeso da sette, otto anni alle treccine di una disagiata che non ha finito la scuola dell'obbligo, odia i potenti ma frequenta solo loro, sostiene di poter “vedere la CO2 sui palazzi” e a meno di 20 anni ha già messo su un patrimonio a forza di cazzate e di menzogne su una faccenda complicata come il clima. Scienziati, studiosi, si affannano a distinguere, a smentire la schizofrenia di Greta ma i governi di tutto il mondo la invitano e non fiatano mentre lei dà i numeri: come osate, mi avete rubato il futuro. Poi riparte col treno personale, elettrico, per la prossima invettiva, il prossimo palco, il prossimo ingaggio. Per una così l'Europa si è ridotta in mutande al cospetto dei fornitori di energia, tutti assai poco democratici. Poi certo, dietro ci sono gli stregoni, i maghi cattivi, ma intanto il mondo crede a lei. E definisce “attiviste” due stronze che tirano la zuppa su un Van Gogh e poi fanno le boccacce come i Maneskin. Di normale non c'è più niente, salvo la normalità della follia. Kevin Spacey intanto è finito, vivrà poco, finirà divorato da incubi che non si possono sconfiggere. Nessun risarcimento potrà salvarlo, e tutto per cosa? Per le accuse di un “movimento” fondato da tali Rose Mc Gowan e Asia Argento, due che basta guardarle, prima ancelle poi carnefici di un depravato che per tutte loro “era come dio”?
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