14 Maggio 2025
Lo avete sicuramente già visto: su giornali, riviste patinate, film o programmi TV. Con quel mix perfetto tra ironia, estetica e utilità, è apparso ovunque. Dalle vetrine dei negozi del centro alle case delle star di Hollywood, passando per i musei di arte contemporanea di mezzo mondo.
È il set di coltelli Voodoo, progettato a Milano da Raffaele Iannello e diventato celebre soprattutto oltre oceano, con il nome The Ex.
Star internazionali del calibro di Whoopi Goldberg, Jim Carrey, Kylie Jenner e Hugh Grant ne possiedono uno.
Disturbante quanto basta, non passa inosservato e fa parlare di sé in qualunque ambiente lo si esponga. Pensato più come una scultura funzionale che come un semplice accessorio da cucina. Soprattutto, un prodotto vero: i coltelli sono affilati, ergonomici, progettati per essere usati e realizzati per durare.
Di recente, in occasione del suo 20° anniversario, è stato completamente riprogettato e migliorato sotto ogni aspetto. E si è addirittura sdoppiato: oggi è disponibile nella Classic Edition, la versione iconica con base circolare e struttura in materiale plastico, e nella Anniversary Edition, una nuova versione apparentemente senza base, realizzata interamente in metallo e in edizione limitata.
Tutto fantastico? Non proprio! Il problema? Il suo successo planetario.
Sì, perché se da un lato questo set di coltelli ha fatto il giro del mondo, dall’altro è diventato anche uno degli oggetti di design più contraffatti della storia. E difenderlo ha avuto un prezzo altissimo, sotto ogni punto di vista.
Dopo anni di battaglie legali internazionali e dopo averle provate tutte per ripartire (dai licenziatari agli investitori, dalle banche al crowdfunding), il suo creatore si sta ora giocando l’ultima chance con una campagna di preordini, attiva sul suo sito ufficiale.
Una scelta coraggiosa, indipendente e soprattutto senza intermediari, che chiama a raccolta chi quell’oggetto lo ha visto, lo ha amato o anche solo desiderato.
Perché difendere l’originale, a volte, è l’unico modo per non perdere qualcosa che abbiamo già accolto nella nostra memoria collettiva.
Certe cose, quando scompaiono, non fanno rumore. Ma lasciano un vuoto. E forse, stavolta, possiamo fare in modo che non succeda.
di Chiara Campesan
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