07 Luglio 2025
Vent’anni non sono solo una ricorrenza, ma un vero e proprio traguardo nel mondo dell’editoria. E IoArch, storica rivista indipendente di architettura e design, ha deciso di festeggiarli con due giorni a Venezia densi e ben orchestrati, tra l’isola di San Servolo e gli spazi della Biennale, e con uno speciale editoriale di 212 pagine che non è una raccolta, ma un vero atto critico collettivo.
Il 19 e 20 giugno, oltre 140 ospiti tra architetti, progettisti, curatori e amici della rivista si sono ritrovati nella laguna per ripercorrere le tappe di un’esperienza editoriale unica nel panorama italiano e per ragionare, insieme, sulle trasformazioni recenti dell’architettura e del design.
A fare da cornice alla giornata inaugurale è stata San Servolo, una delle isole minori della laguna veneziana, oggi sede di un centro congressuale, ma per secoli monastero e ospedale psichiatrico. Tra alberi secolari e scorci lagunari, giovedì 19 si è svolta la presentazione ufficiale dello Speciale 20 Anni di IoArch. Dopo l’accoglienza e il saluto dei fondatori Antonio Morlacchi e Sonia Politi, l’incontro è stato aperto da una riflessione di Luigi Prestinenza Puglisi, autore del saggio introduttivo che attraversa criticamente due decenni di architettura italiana.
A seguire, i partecipanti sono stati guidati in una visita all’isola e infine riuniti per una cena all’aperto, accompagnata dai vini dell’azienda agricola Fèlsina, in un clima informale ma stimolante come pochi: quello di una comunità editoriale che ha saputo creare, nel tempo, una rete di lettori e interlocutori appassionati e competenti.
La mattina del 20 giugno è stata invece dedicata alla visita guidata al Padiglione Italia alla Biennale di Architettura, condotta dalla curatrice Guendalina Salimei. Un percorso che ha permesso di collegare idealmente il lavoro editoriale della rivista con le tematiche dell’attuale edizione della Biennale, incentrata sulle potenzialità dell’intelligenza collettiva e dei sistemi generativi nella progettazione.
Alle 14, all’Arsenale, il programma si è spostato nello Speakers’ Corner del Public Programme “Gens” curato da Carlo Ratti, con il talk “Intelligenza collettiva o autorialità dell’architettura italiana?”, moderato da Prestinenza Puglisi. Al tavolo, insieme a lui, Guendalina Salimei, Susanna Tradati (Nemesi), Massimo Roj (Progetto CMR) e Alessandro Scandurra (SSA – Scandurra Studio Architettura). Un confronto acceso e lucido su come l’autorialità, l’algoritmo e il lavoro di gruppo stiano ridefinendo la natura stessa del progetto, in un momento storico in cui l-intelligenza artificiale si sta rivelando nella sua duplice natura di potente risorsa e scorciatoia fredda e disumanizzante contemporaneamente, insinuandosi sempre di più al centro dei dibattiti.
Al centro di questo anniversario c’è il numero “20 special issue” di IoArch: 212 pagine dense, curate, costruite per restituire la complessità del percorso editoriale e del contesto architettonico in cui la rivista si è mossa.
Aperto da un lungo saggio di Luigi Prestinenza Puglisi, il volume ripercorre vent’anni di architettura italiana non come cronaca, ma sopratutto come sequenza critica di punti di svolta, cambi di paradigma. Una raccolta di testi articolati e scelti, che mette in relazione le tendenze progettuali con i cambiamenti sociali, tecnologici, politici del Paese.
A questa lettura si affianca la selezione curata da Carlo Ezechieli e dalla redazione di IoArch di venti opere, una per ogni anno, scelte non solo come icone estetiche ma come segni di passaggio: progetti che hanno anticipato mutamenti o, al contrario, che ne hanno rappresentato un culmine.
Tra queste, residenze, spazi pubblici, architetture d’autore e progetti collettivi: uno spettro ampio, mai univoco, volutamente disomogeneo. Per ogni opera, una scheda illustrata, una nota di contesto, e una lettura incrociata con l’anno di riferimento.
Arricchisce ulteriormente il numero la voce della comunità: 54 architetti, progettisti e critici sono stati chiamati a rispondere a una semplice domanda: “Qual è, per te, l’opera più significativa degli ultimi vent’anni in Italia?”. Le risposte, raccolte in forma sintetica ma efficace, compongono un mosaico di sguardi, scelte a volte ricorrenti, altre controcorrente.
Lo Speciale non si limita all’architettura costruita. Nella seconda parte, Pierluigi Molteni firma un testo che analizza l’evoluzione del design italiano nello stesso arco temporale, mettendo in luce derive industriali, cambi generazionali e persistenze stilistiche.
Segue un’inchiesta leggera ma eloquente: 24 designer italiani dichiarano quale oggetto avrebbero voluto disegnare, rivelando gusti, riferimenti e una certa nostalgia creativa.
Il numero si completa con due reportage di respiro più ampio. Il primo, a firma di Alexander Zoeggeler, è dedicato a Casa Tabarelli, progetto di Carlo Scarpa e Sergio Los, arricchito recentemente dall’intervento ipogeo di Walter Angonese. Il secondo è un viaggio a Chandigarh, oggi, firmato da Silvia Monaco, che ne esplora la trasformazione contemporanea oltre l’eredità di Le Corbusier.
Non mancano infine riferimenti puntuali all’attualità, con contributi sulla 19. Biennale di Architettura di Venezia – Intelligens e sulla mostra Inequalities della Triennale di Milano.
Nel panorama editoriale italiano, IoArch è una delle poche riviste di architettura che ha saputo mantenere indipendenza, rigore e continuità. Nata nel 2005, ha attraversato due decenni complessi senza rinunciare alla propria identità: uno spazio da voce non solo al progetto a anche alle riflessioni sullo stesso.
L’evento di San Servolo non è stato un punto d’arrivo, ma un gesto di rilancio, di confronto, di convivialità costruttiva. Supportato da partner storici del settore – Eku, Hw-Style, Liuni, Margraf, Mitsubishi Electric, Pedrali, Starpool e Tork – e pianificato in modo curato nei minimi dettagli, ha trasmesso a tutti i partecipanti il senso profondo di una pratica editoriale che non si limita a documentare, ma cerca ancora di interpretare in modo libero e pluralistico.
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