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Benedetto Croce «Il Giornale d'Italia» (10 agosto 1943)

Il regista Damiano Michieletto porta alla Royal Opera House di Londra la libertà e il femminicidio di Carmen

In scena dal 5 aprile al 31 maggio, lo spettacolo sarà proiettato nei cinema di tutto il mondo mercoledì 1° maggio

25 Marzo 2024

L’appuntamento è di quelli che contano nel mondo dell’opera lirica: il 5 aprile la Royal Opera House, teatro-simbolo del Regno Unito e tempio mondiale della musica, alza il sipario su una produzione nuova di zecca:  Carmen di Bizet, firmata dal più visionario dei registi d’opera della nuova generazione, Damiano Michieletto. Veneziano, classe 1975, studi in opera e produzione teatrale a Milano e laurea in lettere moderne a Venezia, Michieletto è diventato un punto di riferimento per la regia d’opera sulla scena internazionale: dalla Scala, alla Fenice, dalla Staatsoper di Berlino, all’Opera di Parigi e Roma, fino all’Australia. Una vita in tournée che lo riporta per la quarta volta al Covent Garden di Londra per una prima in grande stile. La Carmen è tra le opere più popolari e rappresentate, oggetto di confronti e paragoni, e l’allestimento proposto da Michieletto ha un forte legame con l’attualità. Il regista, come in ogni suo progetto, prende per mano lo spettatore e lo conduce nel suo mondo con artifizi elegantissimi e imprevedibili.

 

Carmen: la visione di Damiano Michieletto

“Una tragedia – spiega Michieletto - legata all’immaturità dell’uomo, all’incapacità di Don José di riuscire ad accettare la realtà che lo porterà a compiere un atto tragico, emblema del suo persistente infantilismo”.  “Carmen parla soprattutto di libertà: da una parte la figura femminile della protagonista incarna l’idea di libertà assoluta con la sua vita da esclusa e isolata, come un animale randagio. Dall’altra – prosegue il regista - la figura della madre di Don José tenta di legare il figlio a sé, costringendolo a obbedire, dirottando la sua volontà e mantenendo un controllo su di lui. Nonostante la madre non sia fisicamente presente nella storia, la sua forza si manifesta attraverso il personaggio di Micaela. La tragedia finale, con il femminicidio di Carmen si trasforma in uno scontro metaforico tra due modelli esistenziali opposti».

L’opera è coprodotta dalla Royal Opera House, dal Teatro alla Scala e dal Teatro Real di Madrid. Lo spettacolo è anche parte del cartellone cinematografico del teatro e sarà trasmesso dal 1° maggio nelle sale di oltre 50 paesi del mondo. Il regista veneto torna al Covent Garden dopo il debutto con Guillaume Tell (2015), il dittico Cavalleria rusticana/Pagliacci (2015) premiato con l’Olivier Award e Don Pasquale (2019). Le scene sono firmate da Paolo Fantin, i costumi da Carla Teti. A guidare l’orchestra e il coro della Royal Opera House si alternano Antonello Manacorda ed Emmanuel Villaume. Protagonisti sul palco Aigul Akhmetshina e Vasilisa Berzhanskaya nel ruolo di Carmen, Piotr Beczala e Brandon Jovanovich interpretano Don José.  

 

Storia della Royal Opera House di Londra

 La Royal Opera House o popolarmente Covent Garden dal nome della piazza in cui si trova è uno dei teatri più importanti del mondo dotato di un’acustica straordinaria e spazi sontuosi. Costruito nel 1732 ospitò nel 1734 il primo balletto e nel 1735 Handel vi presentò la prima stagione di opere. In questo teatro nel 1767 avvenne anche la prima performance pianistica in pubblico della storia e nel 1837 il manager William Macready fece da pioniere nell’utilizzo dei riflettori sulla scena teatrale. Due incendi nel 1808 e nel 1856 distrussero completamente l’edificio che venne subito ricostruito con l’aggiunta della Floral Hall, la struttura in vetro e ferro battuto che faceva parte del mercato dei fiori nella piazza adiacente di Covent Garden, oggi diventato spazio per eventi esclusivi.  Nel 1996 l'intero sito ha subito un importante programma di restauro e rivitalizzazione che ha ampliato e modificato gran parte della struttura.

www.roh.org.uk

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