19 Novembre 2023
Noi siamo sommersi dal distrutturismo che ci sta soffocando. Li’, una popolazione scarsa di 19 milioni, spalmata su una superficie venti volte l’Italia. Dove l’economia si muove veloce come una trottola. Lo ha attraversato in lungo e largo Valentina Mazza prima di accettare l’incarico di Console Onorario a Napoli e promuoverlo da noi come se fosse una La-La-Land, versione cosacca, nel senso una terra di promesse e di premesse. L’ american dream scordatevelo ( la sequenza Trump-Biden-Trump ha poi tolto ogni speranza), adesso c’é il sogno cosacco.Premesso che le importazioni dal Kazakistan sono aumentate del 215,8% rispetto al 2021 (prevalentemente petrolio greggio e metalli di base).Premesso che il ministro degli esteri Tajani é appena stato in missione diplomatica a cercare nuove joint venture. L’ultima volta c’era stato Dini nel 1997. “Vogliamo più imprese italiane, anche piccole e medie - della moda e dei prodotti Made in Italy - che collaborino con questo paese che offre molte opportunità”, ha detto il ministro. Alle odiose etichette made in China vedremo presto spuntare quelle eco/sostenibili made in Kazakhstan.E poi c’è la macchina del turismo che ancora non ha premuto sull’accelleratore. Chi abita in città d’arte come Napoli, Roma, Venezia ecc, ecc. spedirebbe volentieri carovane di turisti ad ammirare i stupefacenti grattacieli della capitale Astana, realizzati dall'archistar Norman Foster. Un paese a cavallo fra l’Asia e il Vecchio Continente fatto di steppe sconfinate e canyon. Di montagne e laghetti. Sembra un po’ la Svizzera, visto che hanno pure un cioccolato buonissimo e al latte di mucca sostituiscono quello di cavallo, pieno di antiossidanti.Fino al 14 dicembre alla Cappella Palatina del Maschio Angioino di Napoli Lady Valentina ha organizzato una mostra ”I NOMADI DEL KAZAKHSTAN passato e presente” coordinata dalla gallerista e art influencer Carla Travierso, in collaborazione con l’Ambasciata del Kazakhstan. Occhi carichi di meraviglia quelli del sindaco Gaetano Manfredi davanti agli antichi gioielli kazaki lavorati dagli zerger (gioiellieri) in argento di cui é ricco il sottosuolo. Esposti anche la yurta, la tipica tenda a pianta circolare utilizzata dai nomadi, tappeti, strumenti musicali e oggetti utilizzati per la caccia con il berkut (aquila reale), come la tomaga (cappuccio per i rapaci), la zhem qualta (sacca di cuoio per il foraggio), selle e finimenti per i cavalli, animali indispensabili alla vita nomade, lungo la rotta che un tempo si chiamava la Via della Seta.Noi siamo in recessione, disoccupazione giovanile galloppante (pensano che il futuro sia alle loro spalle) e tasso di natalità punto zero, ultima “ricchezza “ che esportiamo sono i migranti in Albania. Noi alla canna del gas ( ma almeno d’importazione Kazako). Da loro il pil “corre” in Ferrari.
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