20 Luglio 2023
Nacque napoletano, visse da napoletano, mori’ da napoletano. Non importa in quale città fosse, quale pubblico lo stesse applaudendo. Napoli era nel suo modo di essere nel mondo. Questa scritta ha accolto il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, accompagnato dal sindaco Gaetano Manfredi e dalla curatrice/musicologa Laura Valente.
Nelle vesti di padrone di casa Mario Epifani, direttore di Palazzo Reale: la monumentale sala Dorica, affacciata sul cortile delle Carrozze, accoglie non una semplice esposizione di cimeli ma una vera e propria installazione delle meraviglie, con animazioni in 3d e piattaforme multimediali, con postazioni musicali e cinematografiche.
Era agli inizi della sua carriera e Arturo Toscanini ascolto’ Caruso al teatro La Scala ed esclamo’: “Se questo napoletano continua a cantare cosi’ farà parlare di sé il mondo”.
E cosi’ fu. L ‘America gli spalanco’ il suo teatro più bello, il Metropolitan, mentre i giornali titolavano “Un Uomo nuovo a New York”. Star assoluta dal 1903 al ’20, interprete di melodie iconiche della canzone napoletana, il primo cavallo di razza dell’industria discografica a vendere milioni di dischi, entrando nell'Olimpo delle voci più popolari della storia della musica. "Caruso e Napoli si sono toccati poche volte se si pensa al palcoscenico eppure Caruso esprime tutta la potente incisività di un ‘marchio’ che lega l’Italia all’eccellenza di artisti mai eguagliati e sublimano il concetto del “più grande cantante mai esistito”, spiega Laura Valente.
Fondamentale la sinergia con un donatore speciale Luciano Pituello, che ha dedicato tutta la sua vita a collezionare cimeli e incisioni originali e che ha deciso di donare la maggior parte dei rari materiali: costumi, dischi, grammofoni d’epoca, spartiti originali con segni autografi dell’artista, come gli acquerelli colorati, un unicum nella produzione artistica figurativa di Caruso, cui si aggiunge le celebri caricature dedicate ai grandi della musica, da Toscanini a Verdi.
Altri partner “carusiani” sono stati i preziosi archivi, del San Carlo, del La Scala, del Metropolitan fino alla Cineteca di Bologna con MoMA.
Il 2 agosto 1921 moriva Enrico Caruso all'Hotel Vesuvio di Napoli da lì vedeva luccicare il mare… Era partito povero per l’America, era ritornato, ricco, famoso e malato. Aveva 48 anni.
"Il Museo Enrico Caruso è il modo migliore per celebrare i 150 anni dalla nascita del mio bisnonno è rendere immortale il suo incredibile talento”, conclude commosso Enrico Caruso, il nipotissimo. Enrico non canta ( ci mancherebbe )ma suona il piano.
Dulcis in fundo: il ministro Sangiuliano anticipa la sua prossima mossa “culturale”, l’apertura di un museo dedicato a Toto’.
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